Nuove linee guida SID–AMD 2025: il CGM nel trattamento del diabete tipo 2
Scritto il 13/11/2025
da Silvia Fabbri
Il capitolo 6 delle Linee guida SID–AMD sul diabete di tipo 2, aggiornato al 27 ottobre 2025, ridisegna la centralità del monitoraggio glicemico nella cura. Il documento introduce un nuovo paradigma: non più misurazioni episodiche, ma una lettura continua e strutturata dei dati, con un ruolo crescente per i sistemi CGM e un impatto diretto sull’organizzazione dei servizi.
Misurare per intervenire
Le nuove linee guida sul diabete di tipo 2 introducono un nuovo paradigma sul trattamento della patologia.
Il testo parte da un presupposto ormai consolidato nella comunità scientifica: il monitoraggio glicemico non è un accessorio della terapia, ma un elemento chiave per personalizzare il percorso, prevenire l'ipoglicemia, identificare i pattern di instabilità e guidare le decisioni cliniche.
La crescente diffusione dei sensori, l’ingresso dell’holter glicemico nei nuovi LEA e le evidenze prodotte negli ultimi anni hanno reso necessario aggiornare l’intero capitolo dedicato al monitoraggio. Non cambiano solo le tecniche, ma cambia l’approccio: l’obiettivo non è più misurare per sapere, bensì misurare per intervenire, in modo continuo e con parametri più sensibili della sola HbA1c.
Il CGM anche nei non insulinici con HbA1c ≥7%
Il documento compie poi un passo che, nel contesto italiano, rappresenta un’autentica novità: il CGM viene raccomandato anche nei pazienti non in terapia insulinica che mantengono un’HbA1c pari o superiore al 7% nonostante il trattamento farmacologico.
La raccomandazione è forte, e le prove, valutate di qualità moderata, derivano da sette studi randomizzati condotti su quasi 600 pazienti. Il sensore, rispetto al monitoraggio capillare, permette di abbassare l’HbA1c, aumentare il TIR e non comporta un aumento delle ipoglicemie, neppure nei soggetti trattati con sulfaniluree.
È un cambiamento rilevante perché anticipa l’ingresso della tecnologia nella storia clinica del diabete di tipo 2, rendendo il CGM uno strumento non più legato solo all’insulina, ma alla necessità di intercettare precocemente la variabilità glicemica.
Il panel sottolinea inoltre scenari clinici nei quali il CGM può risultare particolarmente utile: persone più giovani, che traggono vantaggio da un feedback immediato, e pazienti seguiti da caregiver, nei quali la lettura continua riduce l’incertezza e semplifica la gestione quotidiana.
L’adozione del CGM nei non insulinici introduce anche nuovi indicatori, come il tasso di utilizzo dei sensori in questa categoria e la riduzione dell’HbA1c a sei mesi. Si tratta di elementi che rendono il monitoraggio una parte misurabile e valutabile del percorso clinico, non un optional.
L’holter glicemico nei LEA e il peso organizzativo per i centri
Il documento non si limita alle raccomandazioni cliniche, ma richiama esplicitamente l’impatto dei nuovi LEA, che ora includono la prestazione “monitoraggio dinamico della glicemia (holter glicemico) con addestramento all’uso del dispositivo”.
L’inserimento del codice 99.99.2 significa che i centri diabetologici dovranno gestire un numero crescente di esami professionali, con conseguente aumento del lavoro di interpretazione dei tracciati, compilazione dei report e discussione dei risultati con il paziente.
Il panel è chiaro: questa evoluzione richiede un significativo potenziamento del personale, sia medico sia non medico. La lettura dei report CGM, l’analisi dei pattern glicemici, l’educazione al corretto utilizzo dei dispositivi e il follow-up richiederanno competenze specifiche e tempi dedicati che non possono essere assorbiti senza un rafforzamento organizzativo.
Un nuovo modo di leggere il diabete
L’aggiornamento delle linee guida SID–AMD 2025 segna una svolta: il monitoraggio glicemico diventa una terapia nella terapia, non più un gesto accessorio, ma un processo strutturato, continuo e basato su evidenze solide.
L’SMBG acquista dignità metodologica, il CGM diventa standard negli insulinici ed entra nei non insulinici con HbA1c ≥7%, il TIR si afferma come indicatore clinico centrale e l’holter glicemico nei LEA impone una riorganizzazione dei servizi. È la fotografia di un diabete che cambia, e di un sistema che deve cambiare con lui.