Legge di Bilancio 2026: assunzioni irrealistiche e infermieri dimenticati

Scritto il 23/10/2025
da Redazione

La Manovra 2026 destina 2,4 miliardi di euro aggiuntivi alla sanità, portando il Fondo sanitario nazionale a 142,9 miliardi.
Un incremento definito “un segnale positivo ma privo di visione strategica” da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto al Forum Leopolda Salute 2025 di Firenze.
Alle sue parole si aggiunge il duro commento del Nursing Up, che denuncia “promesse svanite e professionisti esclusi”.
In mezzo, la realtà di un Servizio sanitario nazionale sempre più fragile, dove gli infermieri restano il cuore operativo ma anche la parte più trascurata delle politiche pubbliche.

Necessario piano strutturale per finalizzare obiettivi Manovra

Le risorse stanziate dal Governo sono un segnale importante – ha dichiarato Nino Cartabellotta – ma rischiano di disperdersi in mille rivoli, in un tentativo di accontentare tutti senza un chiaro disegno».


Il presidente della Fondazione Gimbe ha sottolineato che, senza un piano strutturale per il personale, gli obiettivi della Manovra rischiano di rimanere sulla carta: L’obiettivo di assumere 6mila infermieri rispetto alla disponibilità di infermieri in Italia è realistico solo se li importiamo dall’estero, perché oggi questi professionisti non ci sono.

La priorità, secondo Cartabellotta, dev’essere rendere la professione infermieristica attrattiva, per fare in modo che i giovani scelgano il corso di Laurea in Infermieristica.

Cartabellotta ha poi richiamato l’attenzione su un dato allarmante: quasi sei milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi nel 2024, soprattutto per ragioni economiche o per difficoltà di accesso ai servizi.
Le disuguaglianze sanitarie, ha sottolineato, stanno aumentando, anche all’interno delle stesse regioni, e i pronto soccorso sono sempre più spesso l’unico presidio per i cittadini fragili.

Infermieri dimenticati: l'intervento di Nursing Up

Durissima la posizione del Nursing Up, che accusa il Governo di aver stralciato la norma sull’attività libero-professionale intramuraria per le professioni sanitarie non mediche, promessa più volte dal ministro Orazio Schillaci.


Nel testo bollinato non c’è traccia dell’articolo 70-bis che avrebbe dovuto avviare la sperimentazione spiega Antonio De Palma, presidente del sindacato. È una promessa svanita nel nulla.

Il comunicato denuncia inoltre che gli aumenti previsti per gli infermieri, circa 1.630 euro lordi annui, pari a meno di 90 euro netti al mese, derivano da fondi già esistenti e non da nuovi stanziamenti.

Il Governo annuncia 6mila assunzioni ma, secondo De Palma, servirebbero almeno 175mila infermieri in più per raggiungere gli standard europei. È come tentare di curare un malato grave con latte e miele. E il Ssn, quel malato, continua a peggiorare.

De Palma accusa l’Esecutivo anche di mancato dialogo con le rappresentanze sindacali, sottolineando che il Ministero “non ha mai convocato un tavolo di confronto” prima dell’approvazione della Manovra.


Nel frattempo, denuncia il sindacato, si continua a parlare di reclutamenti dall’estero e di nuove figure ibride come l’“assistente infermiere”, senza definizioni normative chiare.

Infermieri tra carenze e disillusione

La due dichiarazioni, quella di Gimbe e quella di Nursing Up, delineano un quadro condiviso: la crisi del personale infermieristico non è un problema congiunturale, ma strutturale.


Le assunzioni previste dalla Manovra appaiono insufficienti rispetto ai bisogni reali del sistema, mentre la mancanza di misure di valorizzazione e autonomia professionale rischia di svuotare ulteriormente gli ospedali e i servizi territoriali.

Gli infermieri italiani, oggi, lavorano con carichi tra i più elevati d’Europa, in media 12 pazienti per turno contro i 6 raccomandati dall’Oms.
Molti lasciano la professione o scelgono di emigrare, mentre cresce la disaffezione tra i giovani verso i corsi di laurea in infermieristica, con iscrizioni in calo costante dal 2020.