Aggressioni in ospedale, Opi Pavia: “Le bodycam non bastano”

Scritto il 21/10/2025
da Silvia Fabbri

Dopo l’ennesimo episodio di violenza al pronto soccorso di Vigevano, dove un uomo ha danneggiato la sala triage e aggredito il personale sanitario, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche (Opi) di Pavia ha chiesto un tavolo di confronto con la Prefettura per affrontare in modo strutturale l’aumento delle aggressioni negli ospedali della provincia.

Una violenza che nasce dal disagio sociale

Secondo Opi Pavia, la crescita delle aggressioni in ambito sanitario è il sintomo di una fragilità sociale sempre più diffusa, che si riversa nei pronto soccorso, spesso primi punti di accesso per persone con problemi psichiatrici, dipendenze o condizioni di marginalità.


La contrazione dei servizi di salute mentale e per le dipendenze – spiega il presidente dell’Opi Matteo Cosi – ha trasformato i pronto soccorso in luoghi dove il disagio esplode. Ma la militarizzazione degli ospedali non può essere la risposta: servono azioni coordinate tra sanità, enti locali e forze dell’ordine.

L’Ordine chiede dunque una risposta di sistema, che unisca prevenzione, sicurezza e presa in carico sociale, per tutelare non solo gli operatori ma anche i pazienti fragili.

I pronto soccorso stanno diventando catalizzatori del disagio sociale e questo fenomeno è ormai inaccettabile. Le bodycam e i presidi di polizia non bastano più: serve una rete capace di prevenire la violenza, non solo di contenerla ha dichiarato Cosi.

Tavolo permanente e allerta preventiva

Tra le richieste presentate alla Prefettura, Opi Pavia propone l’istituzione di un tavolo permanente sulle aggressioni, che coinvolga amministratori locali, direzioni sanitarie e forze di polizia.


L’obiettivo è creare una filiera di protezione lungo tutto il percorso di cura, dall’arrivo in ambulanza alla dimissione, capace di garantire sicurezza e continuità assistenziale.

Tra le proposte concrete:

  • Segnalazione informatizzata dei pazienti con comportamenti violenti pregressi, così che il 118 possa attivare preventivamente le forze dell’ordine
  • Piani di accoglienza differenziati per i pazienti a rischio di aggressività
  • Presenza costante di personale di sicurezza negli ospedali, anche tramite vigilanza privata
  • Coinvolgimento della polizia locale per ronde quotidiane nelle Case di comunità, a tutela anche della sanità territoriale

Se una persona sotto effetto di alcol o sostanze arriva in pronto soccorso e aggredisce gli operatori non si tratta più di un’emergenza sanitaria, ma di un problema di ordine pubblico. Allo stesso modo, le sale d’attesa non possono diventare rifugi per i senzatetto: serve che i Comuni trovino spazi adeguati per l’accoglienza sottolinea Cosi.

Un fenomeno ormai strutturale

Le aggressioni al personale sanitario, evidenzia l’Opi, non sono più episodi isolati ma un fenomeno strutturale.


In Lombardia, secondo i dati Inail e del Ministero della Salute, il numero di infortuni per violenza sul lavoro in ambito sanitario è cresciuto costantemente negli ultimi cinque anni, con una prevalenza tra infermieri e operatori dei pronto soccorso.

Opi Pavia rappresenta oltre 4.500 professionisti e si dice pronta a collaborare con le istituzioni per mettere a punto strategie di prevenzione e protezione.


La sicurezza di chi cura è una condizione indispensabile per la sicurezza di chi viene curato. Lavorare in sanità non deve significare esporsi al rischio quotidiano di aggressioni fisiche o verbali. La risposta deve essere collettiva, coordinata e soprattutto preventiva conclude Cosi.