Infermieri di famiglia: mancano assunzioni e programmazione

Scritto il 27/08/2025
da Redazione

Nonostante l'avvio della formazione e l’urgenza dettata dalla riorganizzazione territoriale post-pandemica, nella provincia di Taranto mancano ancora risposte concrete sul fronte assunzioni. Il presidente dell’Opi lancia l’allarme: “Non possiamo più attendere”

Un modello sanitario che guarda al territorio

Con l’introduzione del DM77/2022 e la Missione 6 del PNRR, l’assistenza di prossimità è diventata uno dei pilastri strategici per il rinnovamento del Servizio Sanitario Nazionale. Al centro di questo cambiamento, l’infermiere di Famiglia e di Comunità, figura chiave nella presa in carico globale dell’assistito, soprattutto nei percorsi di prevenzione, educazione sanitaria e gestione delle cronicità.

Il profilo dell’infermiere, da tempo orientato a queste attività, viene ulteriormente potenziato grazie alla nuova formazione promossa da Agenas e recepita in Puglia tramite un progetto regionale firmato congiuntamente dagli Ordini degli Infermieri e dalla Regione stessa. A completare questo percorso, sarà presto istituita anche la laurea magistrale ad indirizzo clinico in Cure Primarie e Sanità pubblica, tappa fondamentale per il rafforzamento delle competenze nel territorio.

Taranto: 185 infermieri attesi, ancora nessuna assunzione

Eppure, nonostante gli annunci e le riforme, a Taranto tutto tace. “Non si intravede una programmazione chiara e mancano ancora assunzioni dedicate all’assistenza di prossimità” denuncia Pierpaolo Volpe, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Taranto. Siamo ormai vicini all’apertura dell’Ospedale San Cataldo e non sappiamo ancora quali saranno le tempistiche e le modalità di reclutamento del personale, anche a causa dell’assenza di una graduatoria concorsuale valida a livello regionale.

Una situazione paradossale, soprattutto se si considera che il fabbisogno di infermieri di Famiglia e di Comunità per Taranto è stato già quantificato: servirebbero 185 unità per garantire una copertura adeguata, all’interno di un piano regionale che ne prevede complessivamente 1.300. Le cifre, suddivise per province, parlano chiaro: 408 per Bari, 257 per Lecce, 198 per Foggia, 126 per Brindisi e BAT, e appunto 185 per Taranto.

L’esperienza di Bari: 70 professionisti già formati

Non tutte le province però si trovano nella stessa situazione. A Bari, ad esempio, la Asl ha già formato i primi 70 infermieri di Famiglia e di Comunità, avviando concretamente un percorso di innovazione che tarda ad arrivare altrove. Anche nella provincia di Taranto è partita la formazione, ma il passaggio operativo verso l’assunzione resta ancora un’incognita.

Il valore dell’assistenza domiciliare integrata

L’infermiere di Famiglia e di Comunità può fare la differenza nella gestione delle cronicità, nella prevenzione e nel supporto ai caregiver spiega Volpe. In sinergia con le altre figure dell’equipe multidisciplinare, può contribuire a migliorare la qualità di vita dei cittadini e a ridurre l’ospedalizzazione, agendo direttamente nei luoghi di vita delle persone. Un cambio di paradigma che richiede però un impegno concreto: La sanità non può essere ostaggio di logiche elettorali né si può continuare a perpetuare un modello ospedalocentrico che non risponde più ai reali bisogni della popolazione, ammonisce Volpe.