Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0: l’alba di una sanità data-driven e integrata
Scritto il 21/08/2025
da Luca Palombo
Il nuovo ecosistema digitale del FSE 2.0, sostenuto dal PNRR, sta ridefinendo la qualità delle cure. In questo scenario l’infermiere è un attore chiave nella gestione del dato clinico, nella presa in carico digitale del paziente e nella promozione dell’alfabetizzazione digitale.
La transizione digitale del Ssn
Il FSE 2.0 rappresenta una profonda evoluzione del sistema sanitario italiano.
Negli ultimi anni, la sanità italiana sta vivendo una trasformazione profonda, alimentata dalla spinta digitale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e concretizzata attraverso strumenti innovativi come il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0.
Non si tratta più di una semplice piattaforma per archiviare documenti clinici: il FSE rappresenta oggi un vero e proprio ecosistema digitale data-driven, capace di aprire sempre di più le porte a nuove forme di medicina – predittiva, personalizzata, preventiva – e di sostenere la ricerca clinica, la programmazione sanitaria e il governo del sistema.
Questo nuovo paradigma ridefinisce i processi, le competenze e le interazioni tra tutti gli attori del Servizio Sanitario Nazionale. In tale contesto, le professioni sanitarie – in particolare quella infermieristica – sono chiamate a adottare un approccio proattivo alla gestione del dato, partecipando attivamente alla sua produzione qualificata, alla tracciabilità dei percorsi assistenziali e al supporto per l’accesso consapevole ai servizi digitali da parte dei cittadini.
Ma il successo del FSE 2.0 non si fonda solo sull’innovazione tecnologica: richiede una trasformazione culturale capace di generare fiducia, consapevolezza e partecipazione diffusa tra professionisti e popolazione.
In questo scenario, il presente approfondimento intende fare il punto sull’evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico, analizzandone i fondamenti normativi e tecnologici, le opportunità per il sistema salute e il ruolo strategico della professione infermieristica nella transizione verso una sanità digitale, interconnessa e centrata sulla persona.
Verso una sanità federata e interoperabile
Il FSE non sarà più un mero archivio di documenti, ma un ecosistema di dati e servizi omogenei a livello nazionale, proiettato verso una visione federata e interoperabile. Una sanità federata implica che le diverse entità del sistema – regioni, ospedali e operatori sanitari – pur mantenendo autonomie, siano strettamente connesse e collaborino in un'architettura comune, supportata dall'Ecosistema Dati Sanitari (EDS) che integra e condivide i dati con avanzate protezioni.
L'interoperabilità è invece la capacità di sistemi informatici diversi di comunicare e scambiare informazioni in modo fluido e significativo, superando le barriere. Per questo, il FSE 2.0 adotta "standard", come regole e formati comuni per i dati. Il pilastro è HL7 FHIR, che permette lo scambio di dati discreti e granulari: singole informazioni precise, non intere cartelle. Altri standard come ICD9-CM e LOINC assicurano un significato coerente.
Per comprendere appieno l’importanza dell’interoperabilità e dell’adozione di formati standard, si può fare un parallelismo con l’esperienza quotidiana dello studente universitario: immaginiamo di dover cercare una singola parola chiave all’interno di un archivio digitale contenente materiali per un esame.
Se l’archivio è composto da dispense scannerizzate in formato immagine (non testuale), il sistema non sarà in grado di leggere i contenuti e l’unico modo per trovare l’informazione sarà quello di aprire e leggere ogni file manualmente. Al contrario, se il materiale è stato caricato in un formato testuale strutturato – come slide in formato PDF accessibile o documenti Word – la ricerca sarà immediata: il sistema individuerà in pochi secondi ogni occorrenza della parola cercata.
Allo stesso modo, il Fascicolo Sanitario Elettronico 1.0 conteneva per lo più documenti non strutturati e non standardizzati, spesso difficilmente leggibili dai sistemi. Il FSE 2.0, invece, punta su dati nativamente digitali e strutturati secondo standard internazionali (come HL7 FHIR), rendendo possibile una consultazione rapida, selettiva e significativa delle informazioni cliniche. Il risultato è una storia clinica realmente fruibile, utile non solo ai professionisti sanitari ma anche alla programmazione, alla ricerca e – soprattutto – alla qualità della cura del paziente.
L’infermiere digitale: nuove competenze per nuovi scenari
La trasformazione introdotta dal FSE 2.0 coinvolge un’ampia rete di professionisti: Medici Specialisti, Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta, Infermieri, Ostetriche, Farmacisti, personale tecnico-amministrativo, Sviluppatori di software e Data Analyst. In questo scenario complesso e dinamico, l’infermiere assume un ruolo sempre più centrale, evolvendo da semplice utilizzatore a protagonista attivo del cambiamento digitale.
Per contribuire efficacemente a questa transizione, è necessario acquisire nuove competenze digitali: dalla padronanza dei sistemi informatici sanitari alla conoscenza della normativa sulla protezione dei dati, dall’uso consapevole degli strumenti di telemedicina alla promozione dell’alfabetizzazione digitale tra i pazienti. Particolarmente rilevante è la capacità di raccogliere e documentare in modo accurato e strutturato le informazioni cliniche, attività in cui l’infermiere è spesso in prima linea grazie alla prossimità continua con l’assistito.
Questa nuova centralità si estende anche all’ambito dell’analisi dei dati. Consultare una storia clinica completa, contribuire a decisioni basate su evidenze concrete e garantire la continuità assistenziale sono tutte attività che dipendono dalla qualità delle informazioni disponibili. L’infermiere, pur senza diventare un data Analyst in senso stretto, acquisisce progressivamente gli strumenti per interpretare dati aggregati, supportare la programmazione sanitaria e partecipare alla costruzione di una medicina di iniziativa.
La cultura del dato, dunque, non è un’opzione, ma una leva strategica. Consente di ottimizzare l’uso delle risorse, migliorare diagnosi e percorsi di cura e contribuire a una sanità più proattiva, personalizzata e sostenibile. Il FSE 2.0 offre agli infermieri l’opportunità concreta di valorizzare la propria funzione all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, mettendo a sistema le competenze relazionali e cliniche con quelle digitali, per un’assistenza davvero centrata sulla persona.
Una sfida che riguarda l’intero ecosistema sanitario
Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, quindi, non è semplicemente un aggiornamento tecnico di un’infrastruttura esistente: è l’architrave di un nuovo modello di sanità pubblica, centrato sui dati e sulla persona. Il suo successo dipenderà dalla capacità collettiva di superare le criticità storiche del sistema – frammentazione, scarsa interoperabilità, limitata cultura del dato – e di valorizzare appieno le potenzialità offerte dalla digitalizzazione.
L’approccio data-driven reso possibile dal FSE, integrato all’Ecosistema Dati Sanitari, consente di ripensare la medicina in chiave predittiva e preventiva, supportando scelte cliniche più appropriate, una presa in carico tempestiva e una programmazione sanitaria basata su evidenze reali. Ma perché questo cambiamento sia reale, serve un’alleanza trasversale tra tecnologia, governance e professioni sanitarie.
In particolare, la comunità infermieristica ha oggi l’opportunità – e la responsabilità – di contribuire a questa trasformazione, mettendo a sistema competenze relazionali, cliniche e digitali. L’infermiere del futuro sarà sempre più chiamato a orientarsi tra dati, piattaforme, flussi informativi e percorsi assistenziali digitali, diventando un interprete attivo di una sanità connessa, sostenibile e centrata sulla persona.
Il FSE 2.0 è dunque una sfida che riguarda l’intero ecosistema sanitario. E come ogni innovazione autentica, richiede visione, formazione e fiducia. È solo attraverso un cambiamento culturale condiviso che sarà possibile tradurre il potenziale tecnologico in valore reale per i pazienti, per i professionisti e per l’intera collettività.