Una collaborazione per gestire un fenomeno strutturale
Intesa tra emilia romagna e calabria per i tetti di spesa per mobilità sanitaria.
La Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato l’accordo bilaterale con la Calabria per il governo della mobilità sanitaria.
È un'intesa che si muove su un arco temporale di due anni, con la possibilità di aggiornare annualmente i contenuti, e che unisce due sistemi regionali profondamente diversi per dimensioni, capacità produttive e storia recente.
La Calabria, reduce da anni di commissariamento, ha subito un ridimensionamento del personale del 24% e stringenti vincoli su tutti i fattori produttivi. Solo dal 2022 la tendenza si è invertita, aprendo una fase di ripresa che oggi richiede strumenti di governance più solidi. L’accordo nasce da questa esigenza: regolare flussi e risorse alla luce di un sistema sanitario calabrese che comincia a recuperare capacità e autonomia .
Ridurre i flussi in uscita e rafforzare i servizi territoriali
Uno degli obiettivi più rilevanti dell’intesa riguarda la riduzione dei flussi di pazienti dalla Calabria verso l’Emilia-Romagna. La Regione del Sud si impegna a potenziare l’offerta pubblica, facendo leva sul nuovo assetto gestionale e sull’uscita dal commissariamento, per recuperare attività che oggi contribuiscono alla mobilità passiva.
Parallelamente, l’Emilia-Romagna si impegna a indirizzare i pazienti calabresi che arrivano nelle proprie strutture per una prima valutazione verso i servizi del loro territorio, quando clinicamente appropriato. Si tratta di una misura finalizzata a preservare l’autosufficienza regionale e a sostenere la progressiva ricostruzione dell’offerta sanitaria calabrese.
Tetti economici e alta complessità
L’accordo introduce tetti economici precisi per i ricoveri ospedalieri e per la specialistica ambulatoriale, differenziando tra strutture pubbliche e private e tra livelli di complessità.
Per i ricoveri ad alta complessità, viene prevista una distinzione netta: le attività erogate da strutture pubbliche saranno riconosciute al 100%, mentre quelle delle strutture private rientreranno in un meccanismo che impone una compensazione tra ricoveri complessi e non complessi.
Per le restanti attività ospedaliere, i tetti annuali sono calibrati sulle dimensioni delle due Regioni. La Calabria potrà riconoscere fino a 400mila euro per i ricoveri in strutture pubbliche e 350mila euro per quelli in strutture private; l’Emilia-Romagna fino a 11,5 milioni per le prestazioni pubbliche e 9,1 milioni per quelle private .
Sul fronte della specialistica ambulatoriale, il tetto per la Calabria è fissato a 53.500 euro per le strutture pubbliche e 26.300 euro per quelle private; per l’Emilia-Romagna a 2,6 milioni e 216.000 euro. Restano escluse dai limiti le attività oncologiche di chemioterapia e radioterapia, la medicina nucleare e la dialisi, considerate prestazioni essenziali e non riducibili.
Un accordo “dinamico” che guarda alla sostenibilità
La struttura stessa dell’intesa, con aggiornamento annuale obbligatorio, riflette la necessità di adattarsi all’evoluzione dei sistemi sanitari regionali. Per la Calabria rappresenta un passaggio verso la piena uscita dalla lunga stagione del commissariamento; per l’Emilia-Romagna una forma di co-responsabilità nel supporto alla ripresa di un’altra Regione.
Il successo dell’accordo dipenderà dalla capacità della Calabria di potenziare stabilmente la propria rete ospedaliera e territoriale, e da quella dell’Emilia-Romagna di coniugare qualità dell’assistenza con un governo appropriato dei flussi in entrata. Per entrambe, è un banco di prova sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e sulla possibilità di affrontare la mobilità non solo come un costo, ma come una leva di riequilibrio tra territori.

