Gestione infermieristica del paziente con insufficienza cardiaca acuta: aggiornamenti ESC 2025

Scritto il 11/12/2025
da Chiara Sideri

Lo scompenso cardiaco è una delle condizioni cliniche a maggiore impatto per i sistemi sanitari europei. In Italia si stimano centinaia di migliaia di persone affette, con una prevalenza in crescita soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione. È inoltre una delle principali cause di ospedalizzazione negli over 65 e rappresenta una quota rilevante dei costi sanitari, in larga parte dovuti alle riospedalizzazioni. Alla Convention ANMCO 2025 dedicata ai Centri Scompenso, è emersa chiaramente la necessità di percorsi coordinati, diagnosi più tempestive e un approccio realmente multidisciplinare. Gli aggiornamenti ESC 2025 ribadiscono che la gestione efficace dello scompenso cardiaco acuto è tempo-dipendente e richiede un ruolo infermieristico altamente specializzato, dalla fase di triage fino alla transizione ospedale–territorio.

Lo scompenso acuto come condizione tempo-dipendente

La gestione moderna dello scompenso richiede PDTA chiari, team multiprofessionali e competenze infermieristiche avanzate.

Lo scompenso cardiaco acuto richiede interventi rapidi e coordinati. La presentazione clinica può andare dalla dispnea ingravescente alla congestione severa, fino alle forme con ipoperfusione e instabilità emodinamica. Gli aggiornamenti ESC evidenziano come la gestione sia “tempo-dipendente”: ogni ora conta per ridurre complicanze, peggioramenti e riospedalizzazioni.

I punti cruciali delle raccomandazioni sono:

  • riconoscere subito il profilo clinico (congestione vs ipoperfusione)
  • identificare i casi a rischio di shock cardiogeno
  • iniziare la decongestione nelle prime ore di ricovero
  • ottimizzare la terapia guidata dalle linee guida già in fase intraospedaliera

Per realizzare tutto ciò serve una valutazione infermieristica costante, precisa e tempestiva.

Valutazione infermieristica iniziale

La valutazione infermieristica deve essere rapida e strutturata, perché orienta le prime decisioni cliniche. Nella fase iniziale è essenziale rilevare:

  • parametri vitali (PA, FC, FR, SpO₂, temperatura)
  • stato di coscienza e presenza di segni di ipoperfusione (cute fredda, oliguria, marezzature)
  • indicatori di congestione (giugulari turgide, rantoli, edemi declivi, aumento del peso)
  • ECG a 12 derivazioni e, se necessario, monitoraggio continuo
  • peso corporeo, bilancio idrico e diuresi oraria

Segnali come ipotensione, peggioramento della creatinina, sospetta aritmia o ipossiemia refrattaria sono red flag che richiedono attivazione del team intensivo. L’infermiere è spesso il primo a rilevarli.

Decongestione precoce

La decongestione è l’obiettivo terapeutico prioritario nelle prime 24–48 ore. Le raccomandazioni incoraggiano approcci strutturati per evitare ritardi o trattamenti insufficienti.

Gli aspetti assistenziali più rilevanti sono:

  • somministrazione sicura dei diuretici dell’ansa, con attenzione a compatibilità e accessi venosi
  • monitoraggio della diuresi oraria e del bilancio idrico
  • controllo quotidiano del peso, idealmente nella stessa fascia oraria
  • osservazione dei parametri emodinamici, per identificare ipotensioni, tachicardie o peggioramenti respiratori
  • controllo degli elettroliti (sodio, potassio, magnesio) e della funzione renale

In caso di risposta insufficiente, l’infermiere documenta accuratamente l’andamento clinico per favorire una rapida escalation terapeutica (infusione continua, aggiunta di tiazidici, introduzione precoce di SGLT2i o valutazione dell’ultrafiltrazione nei casi refrattari).

Avvio precoce della terapia

La fase di stabilizzazione durante il ricovero rappresenta una finestra ottimale per introdurre o ottimizzare i trattamenti raccomandati, soprattutto nei pazienti con frazione di eiezione ridotta.

I cardini di questa fase includono:

  • inizio precoce della terapia a quattro pilastri (ARNI/ACEi/ARB, beta-bloccante, MRA, SGLT2i)
  • valutazione della tollerabilità nelle prime ore dopo l’avvio o l’aumento di dose
  • monitoraggio di funzione renale ed elettroliti
  • pianificazione della titolazione post-dimissione, generalmente nelle 2–6 settimane successive

Il ruolo infermieristico è fondamentale per:

  • verificare controindicazioni e criteri di sicurezza
  • riconoscere ipotensione, bradicardia, iperkaliemia o peggioramento renale
  • educare il paziente, spiegando finalità dei farmaci e segnali da osservare

Educazione terapeutica e self-care

L’educazione infermieristica è uno dei pilastri della gestione moderna dello scompenso. Favorisce aderenza terapeutica, riduce i ricoveri e migliora la qualità di vita.

I contenuti principali da trasmettere sono:

  • come riconoscere i segni di peggioramento: aumento rapido di peso, incremento degli edemi, dispnea, tosse notturna
  • piano d’azione personalizzato, da seguire in base ai sintomi
  • gestione pratica della terapia: pilloliere, reminder, schede di monitoraggio
  • indicazioni su dieta, riduzione del sale, attività fisica adattata e controllo quotidiano del peso

L’infermiere traduce le raccomandazioni cliniche in comportamenti concreti, accompagnando la persona verso un’autogestione consapevole.

Dimissione protetta e continuità assistenziale

La dimissione deve essere pianificata, non improvvisata. Un passaggio non strutturato aumenta il rischio di riospedalizzazione.

Gli elementi imprescindibili sono:

  • follow-up programmato entro 7–14 giorni
  • passaggio di consegne chiaro tra reparto, ambulatorio e territorio
  • istruzioni dettagliate su terapia, target di peso, esami da ripetere, sintomi di allerta
  • utilizzo del telemonitoraggio, quando disponibile

I modelli nurse-coordinated favoriscono una presa in carico continua e migliorano la stabilità clinica nelle settimane successive alla dimissione.

Innovazione tecnologica e sistemi digitali

La nuova cardiologia integra auscultazione digitale, supporto diagnostico con algoritmi di IA, sensori impiantabili e piattaforme di monitoraggio remoto. Questi strumenti permettono interventi precoci nelle riacutizzazioni e un controllo più fine dei parametri.

Per gli infermieri significa:

  • interpretare correttamente i dati dei dispositivi
  • integrare tecnologia e osservazione clinica
  • intervenire tempestivamente in caso di alert o variazioni sospette

Implicazioni organizzative e sviluppo del ruolo infermieristico

La gestione moderna dello scompenso richiede PDTA chiari, team multiprofessionali e competenze infermieristiche avanzate.

Tra le priorità operative:

  • sviluppo di infermiere specialisti/case manager dello scompenso
  • formazione su diuretici, GDMT, monitoraggio emodinamico e tecnologie digitali
  • partecipazione attiva alla definizione e revisione dei PDTA
  • collaborazione costante con cardiologi, internisti, farmacisti e infermieri territoriali

La gestione infermieristica dell’insufficienza cardiaca acuta è oggi un pilastro strategico per migliorare esiti clinici, ridurre riospedalizzazioni e garantire continuità assistenziale. Gli aggiornamenti ESC 2025 valorizzano il ruolo dell’infermiere non solo nel monitoraggio e nella decongestione, ma anche nell’ottimizzazione della terapia, nell’educazione terapeutica e nella transizione verso il territorio.

L’infermiere diventa così uno dei principali garanti di appropriatezza, sicurezza e sostenibilità nei percorsi dedicati allo scompenso cardiaco: un ruolo che richiede competenze avanzate, attenzione al dettaglio clinico e una visione ampia della presa in carico multidisciplinare.