Aggressioni al pronto soccorso di Monterotondo: ancora violenza contro infermieri e medici

Scritto il 28/11/2025
da Redazione

Due aggressioni in cinque giorni, nello stesso pronto soccorso e con le stesse vittime: gli operatori sanitari. È quanto accaduto all’ospedale “Santissimo Gonfalone” di Monterotondo, dove infermieri e medici sono stati di nuovo colpiti, strattonati e sputati durante episodi di violenza che confermano un rischio ormai quotidiano. A denunciarlo è la Cisl Fp Asl Roma 5, che parla di una situazione divenuta strutturale e non più riconducibile a singoli casi isolati.

Due episodi gravi in pochi giorni

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Due aggressioni in cinque giorni, nello stesso pronto soccorso e con le stesse vittime: gli operatori sanitari.

Il primo episodio risale al 21 novembre. Una paziente in carico al SerD ha improvvisamente perso il controllo e ha aggredito un’infermiera. Un operatore intervenuto per aiutarla è stato colpito con sputi in faccia.

Cinque giorni dopo, il 26 novembre, il pronto soccorso è stato teatro di un altro episodio: una paziente psichiatrica si è scagliata contro l’infermiera al triage, afferrandola per i capelli e stringendole le mani al collo, per poi colpire con un calcio un medico presente in sala. Su quest’ultimo episodio sono in corso le indagini dei carabinieri.

Gli operatori ricordano anche un precedente episodio di settembre, quando un giovane di 19 anni aveva distrutto parte della sala d’attesa e colpito un infermiere prima di fuggire. Il ragazzo era stato rintracciato due giorni dopo dalle forze dell’ordine.

Un rischio ormai sistemico

La Cisl Fp parla di “profonda preoccupazione” e sottolinea che gli episodi di Monterotondo non sono casi isolati ma parte di una tendenza che coinvolge altri presidi dell’Asl Roma 5, dai pronto soccorso agli SPDC fino alle Rems.

Gli operatori sanitari si trovano esposti a un rischio continuo, amplificato dalla mancanza di strumenti e procedure in grado di contenere situazioni potenzialmente pericolose.

Procedure chiare e strumenti di protezione

Il sindacato chiede interventi immediati, a partire dall’adozione di una procedura aziendale dedicata alla gestione dei pazienti psichiatrici o aggressivi. Servono criteri chiari per attivare il supporto delle forze dell’ordine, protocolli condivisi e indicazioni operative che riducano il rischio di contatto fisico non protetto.

Tra le misure richieste spicca l’introduzione delle bodycam per il personale di prima linea, considerate un deterrente efficace e uno strumento utile per documentare le situazioni critiche. La Cisl Fp ricorda che questi dispositivi sono già utilizzati in diverse realtà sanitarie italiane e internazionali e rappresentano un supporto importante per la tutela degli operatori.

Oltre alle bodycam, il sindacato chiede il potenziamento della vigilanza, l’attivazione di un tavolo permanente sulla sicurezza, percorsi formativi periodici e un supporto psicologico immediato dopo gli episodi più traumatici.

Solidarietà agli operatori e appello alle istituzioni

La Cisl Fp esprime piena solidarietà ai professionisti coinvolti e ribadisce la necessità di risposte rapide e concrete. Senza interventi strutturali, avverte il sindacato, il pronto soccorso rischia di rimanere un luogo di cura trasformato in zona di rischio per chi assiste e per chi viene assistito.

Le aggressioni di Monterotondo sono l’ennesimo campanello d’allarme. Per gli operatori sanitari la sicurezza non è un accessorio, ma una condizione indispensabile per garantire ai cittadini un’assistenza dignitosa ed efficace.