Ricostruzione mammaria: tecniche, criteri clinici e implicazioni assistenziali

Scritto il 15/10/2025
da Redazione

La ricostruzione mammaria non è più un intervento opzionale o meramente estetico, ma parte integrante della cura oncologica. Le moderne tecniche consentono di ripristinare forma e simmetria del seno, migliorando la qualità della vita e l’equilibrio psicofisico della paziente. La scelta della strategia chirurgica dipende dal tipo di mastectomia, dalle terapie associate, dalle caratteristiche anatomiche e dalle preferenze individuali, in un contesto che richiede collaborazione costante tra chirurghi, anestesisti, infermieri e fisioterapisti.

Ricostruzione immediata o differita

ricostruzione mammaria

Il 15 ottobre si tiene il Bra Day, una giornata alla consapevolezza e all’informazione sulla ricostruzione mammaria

La ricostruzione può essere eseguita contestualmente alla mastectomia (immediata) oppure in un secondo momento (differita), quando la paziente ha completato eventuali trattamenti complementari come radioterapia o chemioterapia.

La decisione viene presa valutando lo stato dei tessuti, la sede del tumore, la prognosi e il desiderio della paziente di evitare interventi successivi.

Una ricostruzione immediata offre il vantaggio psicologico di ridurre l’impatto dell’intervento demolitivo e permette un risultato estetico più naturale; quella differita, invece, riduce il rischio di complicanze post-radioterapia e consente una pianificazione chirurgica più sicura.

Ricostruzione con protesi: diretta o con espansore

La metodica più comune prevede l’impianto di una protesi in silicone coesivo, materiale sicuro e biocompatibile, posizionata sotto il muscolo grande pettorale o in sede pre-pettorale. Quando i tessuti non consentono un’inserzione immediata, si utilizza un espansore tissutale: un dispositivo temporaneo che viene progressivamente riempito con soluzione fisiologica per favorire l’adattamento della cute e dei piani muscolari, prima della sostituzione con la protesi definitiva.

Le complicanze principali sono la contrattura capsulare (ispessimento fibroso della cicatrice che circonda la protesi), il sieroma e la dislocazione della protesi. La contrattura si manifesta fino nel 40% dei casi, ma solo una minoranza richiede correzione chirurgica. La fisioterapia mirata e l’educazione postoperatoria riducono significativamente il rischio.

Lipofilling: il grasso come tessuto di riempimento

Il lipofilling (innesto di grasso autologo) è indicato per migliorare il profilo del seno dopo ricostruzioni parziali o per correggere asimmetrie residue. Il grasso viene prelevato mediante liposuzione, purificato e reiniettato nel sito ricostruttivo.

Si tratta di una procedura mininvasiva, eseguibile in day surgery, che consente di migliorare l’elasticità dei tessuti e il contorno estetico. Il limite principale è il riassorbimento del 30–40% del volume trapiantato, che può richiedere più sedute per ottenere il risultato desiderato.

Ricostruzione del complesso areola-capezzolo

La ricostruzione del complesso areola-capezzolo rappresenta la fase conclusiva del percorso chirurgico.

Può essere effettuata mediante:

  • lembo locale per ricreare la proiezione del capezzolo
  • tatuaggio medicale o dermopigmentazione per riprodurre il colore dell’areola
  • innesto di tessuto dal capezzolo controlaterale, quando disponibile

È una procedura ambulatoriale in anestesia locale, spesso associata alla simmetrizzazione della mammella controlaterale. Il tatuaggio può attenuarsi nel tempo e il capezzolo tende ad appiattirsi, ma entrambi possono essere ritoccati a distanza di mesi.

Controlli e follow-up

La ricostruzione non interferisce con la sorveglianza oncologica: le protesi e i lembi autologhi consentono esami di imaging affidabili (ecografia, risonanza magnetica, mammografia). I controlli periodici comprendono valutazioni cliniche e imaging annuale per monitorare integrità protesica, simmetria e assenza di complicanze tardive.

La ricostruzione come parte della cura globale

Restituire una forma al seno dopo la mastectomia non è un atto estetico, ma un gesto terapeutico e psicologico che completa il percorso di cura. La ricostruzione migliora autostima, percezione corporea e qualità di vita, contribuendo al pieno recupero fisico e sociale.

Il futuro punta a tecniche sempre più conservative, materiali biocompatibili e approcci multidisciplinari che uniscano sicurezza oncologica e benessere personale.