Indicazioni al test di equilibrazione peritoneale
La membrana peritoneale è diversa da individuo a individuo e, con il tempo, va incontro a modifiche strutturali e funzionali che ne alterano anche la permeabilità.
Episodi di peritonite(LINK) o l’utilizzo di fluidi non biocompatibili (PH basso, osmolarità alta) favoriscono il processo di sclerosi e promuovono l’attività dei fibroblasti, aumentando la componente connettivale e lo spessore e riducendo il mesotelio.
Quando va eseguito il Peritoneal Equilibration Test
- Almeno una volta l’anno
- Dopo 4-8 settimane dall’inizio del trattamento dialitico
- Quando vi è una problematica (ritenzione idrosalina, dialisi inadeguata, ridotta UF)
Non va eseguito durante una peritonite o un processo infiammatorio a carico degli organi addominali.
Come si esegue il test di equilibrazione peritoneale
È necessaria una standardizzazione del test, in quanto si ha un coefficiente di variabilità del 10% quando si valuta la diffusione dei piccoli soluti, ma arriva al 25.50% quando si valuta l’UF.
La standardizzazione riguarda i seguenti punti:
- Scambio notturno precedente PET (non deve essere effettuato con sacca di icodestrina 7,5%/)
- Soluzione infusa e volume di infusione. Nel PET classico standardizzato veniva utilizzata una sacca di glucosio al 2,27%, è stato poi proposto di utilizzare una sacca con glucosio al 3,86% per meglio studiare la capacitò di UF. Il volume da infondere è di 2000
- Posizione paziente durante procedura. Il paziente durante l’infusione va posizionato in maniera supina, ruotare da un fianco all’altro dopo ogni 400 ml (2 minuti) e il drenaggio va fatto in posizione seduta.
- Durata dell’infusione e del drenaggio, rispettivamente di 10 min e 20 min
- Metodi di prelievo e di conservazione del dialisato (campione dialisato sacca notturna, dialisato fresco, dialisato tempo 0, tempo 60’ se previsto, tempo 120’, tempo 240’) e dei campioni ematici (prelievo ematico prima del test e dopo 2 ore)
- Metodi di laboratorio
- Articolo a cura di Fabiana Viscido | Infermiera