Paziente intubato e ventilato soggetto a monitoraggio capnografico.
Nella linea guida AARC del 2011 basata su 234 studi clinici e revisioni sistematiche, si identificano, attraverso il sistema GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development, and Evaluation), tre momenti principali in cui è raccomandata la capnometria nel paziente ventilato meccanicamente:
La capnometria va pertanto predisposta in occasione di intubazione endotracheale, sia in condizioni programmate che urgenti, indipendentemente dal rischio di situazioni di intubazione difficile di ventilazione meccanica assistita del paziente sia in modalità controllata che in modalità di supporto (almeno nei pazienti con un supporto superiori agli 8 cmH2O).
Durante il periodo di osservazione per la dichiarazione di morte encefalica, il monitoraggio della End-Tidal CO2 (ETCO2) può ridurre i tempi e rendere più sicura la fase del test di apnea, con effetti positivi anche sulla stabilità emodinamica. Nella attività quotidiana in ambiente intensivo il ricorso al monitoraggio capnometrico, durante ventilazione invasiva o non invasiva, riduce il numero di emogasanalisi effettuate, agendo positivamente sia sul patrimonio ematico che sulla spesa economica del reparto. I valori normali di EtCO2 (35-45 mmHg o 4,5-6 KPa) differiscono dalla pressione parziale di anidride carbonica arteriosa (PaCO2) in una quota variabile tra 2-5 mmHg o 0,2-0,7 KPa, mantenendo questa differenza in assenza di alterazioni.
I sistemi di monitoraggio quantitativi elettronici sfruttano il principio secondo il quale le molecole di CO2 assorbono la radiazione emessa da un raggio di luce ad infrarossi ad una particolare lunghezza d’onda.
Il capnografo presenta dei particolari fotorivelatori specifici per tale lunghezza d’onda, che permettono di calcolare la quantità di CO2 nell’aria espirata: minore è la quantità di luce che passa attraverso il gas, maggiore è la quantità di anidride carbonica rilevata.
Questi sistemi sono collegati ad un monitor che mostra il valore numerico dell’Et CO2 (in mmHg), la frequenza respiratoria, la quantità di CO2 reinspirata e l’onda capnografica di riferimento.
In generale, l’uso di un capnografo Mainstream è consigliato nei pazienti intubati in quanto il sensore può risultare scomodo dato il relativo peso e ingombro o nei pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva con maschera facciale.
Il Sidestream è più utilizzato in pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva con casco in quanto, oltre ad essere più confortevole, permette un monitoraggio più preciso.
Lo spazio morto al suo interno sarebbe troppo elevato per un monitoraggio Mainstream, per cui si preferisce il monitoraggio Sidestream tramite cannule nasali (il circuito passa senza difficoltà sotto il casco).
Prima dell’uso del capnografo elettronico è opportuno eseguire la calibrazione del sensore per garantire una lettura affidabile del parametro, attraverso la camera di azzeramento predisposta, contenente un valore pari a zero di CO2 e una camera di prova contenente una quantità fissa di CO2 da 36 a 40 mmHg (38+2 o 38-2).
È necessario verificare la calibrazione dell’adattatore ogni volta che se ne cambia il tipo, ad esempio quando si passa da un adattatore Mainstream ad uno Sidestream o da uno per adulti ad uno per neonati.
È opportuno ricordare che è necessaria un’adeguata pulizia e conservazione del materiale di monitoraggio - quali adattatori, camere di campionamento, sensori e cavi - affinché sia garantita un’alta qualità e affidabilità del monitoraggio. Per garantire un risultato più attendibile e preciso è opportuno impostare sul monitor la concentrazione di ossigeno somministrata al paziente (FiO2 %).
In definitiva, la capnografia rivolge il proprio sguardo principalmente alla funzione cardiocircolatoria che a quella ventilatoria: