Circa il 90% degli isolati di C. auris notificati a livello globale risultano resistenti ad almeno una delle 3 classi di antifungini al momento disponibili e in particolare agli azolici. Diversamente da altre Candida spp., C. auris può essere causa di epidemie ospedaliere di difficile controllo. Anche in virtù di questi dati, il Ministero della Salute ha reso disponibile un aggiornamento delle raccomandazioni per il controllo dell’infezione da Candida auris in Italia

Cos’è Candida auris e perché può essere pericolosa

Candida Auris

Appena entrati nella fase 3 della pandemia il Ministero della Salute ha aggiornato le raccomandazioni per il controllo dell’infezione da Candida auris in Italia. Candida auris è un fungo isolato per la prima volta nel 2009 in una anziana signora giapponese, precisamente dal suo orecchio (da qui il nome auris che, in latino, significa proprio orecchio).

A far preoccupare l’opinione pubblica internazionale è stato un articolo pubblicato nell’aprile 2019 sul The New York Times dal titolo abbastanza inquietante: A mysterious Infection, spanning the Globe in a climate of secretary, The rise of Candida auris embodies a serious and growing public health threat: drug-resistant germs.

I due giornalisti Matt Richtel e Andrew Jacobs raccontano di un anziano signore ricoverato nell’ospedale di Brooklyn del Mount Sinai Hospital per un intervento di chirurgia addominale. Nell’emocoltura prelevata dal paziente fu rilevato la presenza della Candida auris. Il paziente è deceduto dopo 90 giorni.

I campionamenti ambientali evidenziarono che tutta la stanza doveva aveva soggiornato il paziente era contaminata dallo stesso fungo che aveva infettato il paziente. Per poter eliminare la contaminazione delle superfici oltre alle pulizie fu necessario togliere e cambiare parte del controsoffitto e delle piastrelle del pavimento. Intervistato il Presidente dell’ospedale il Dottor Scott Lorin ha dichiarato che “tutto era positivo: i muri, il letto, le porte, le tende, i telefoni, il lavandino, le lavagne, le aste delle flebo, il soffitto”.

Nel 2018 la Candida Auris si era già diffusa in tutto il mondo; casi sono stati segnalati in Corea del Sud, India, Pakistan, Bangladesh, Israele, Kuwait, Oman, Malesia, Cina, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Iran, Singapore, Tailandia, Sudafrica, Kenya, Spagna. Nel 2019 è stato identificato in Italia il primo caso di infezione invasiva. In sintesi, ecco quali sono le informazioni contenute nella Circolare del Ministero della Salute.

Perché un’infezione da Candida auris è così pericolosa

  • Circa il 90% degli isolati di C. auris notificati a livello globale risultano resistenti ad almeno una delle 3 classi di antifungini al momento disponibili e in particolare agli azolici
  • Diversamente da altre Candida spp., C. auris può essere causa di epidemie ospedaliere di difficile controllo
  • C. auris è particolarmente persistente nell’ambiente e capace di colonizzare le superfici, può formare biofilm, è resistente ad alcuni disinfettanti comunemente usati per sanificare gli ambienti ospedalieri e pertanto è difficile da eradicare
  • C. auris è un patogeno particolarmente infettivo; la cute e altri siti corporei possono essere colonizzati anche in assenza di manifestazioni cliniche, causando la diffusione di C. auris nell’ambiente e la sua trasmissione ad altri soggetti
  • I pazienti possono rimanere colonizzati per mesi o anni
  • La letalità riscontrata è elevata (variabile dal 30% al 70% circa), mentre la mortalità attribuibile è difficilmente calcolabile, poiché spesso i pazienti affetti presentano co-morbilità; l’infezione spesso interessa pazienti già ricoverati, può svilupparsi diverse settimane dopo la dimissione e il decesso può avvenire in pochi mesi
  • La scarsa conoscenza di questa specie nelle strutture sanitarie può comportare, per un paziente infetto, una diagnosi ritardata, l’assunzione di un trattamento inefficace e un rischio elevato di decesso, nonché la diffusione di C. auris nell’ambiente e il contagio di altri soggetti
  • La notifica di casi sporadici probabilmente rappresenta “la punta di un iceberg”, poiché è possibile che soltanto alcuni campioni biologici vengano correttamente processati in laboratori di micologia esperti nell’identificazione delle varie Candida spp. e che non siano state svolte indagini per escludere la trasmissione ad altri soggetti

Prevenire e controllare la diffusione della Candida auris

Dopo un’infezione invasiva il paziente rimane colonizzato per lunghi periodi, probabilmente per anni. Vista la difficoltà di trattamento è necessario che, sia nel periodo infettivo che durante la fase di colonizzazione, vengano rispettate le misure di prevenzione della trasmissione e vengano codificati sistemi di sorveglianza epidemiologica, quali:

  • Sapere quando sospettare un’infezione da C. auris e, nel caso, comunicare con il personale di laboratorio; dare tempestiva segnalazione dei casi al reparto e ai dipartimenti di sanità pubblica
  • Collocare i pazienti infetti o colonizzati in stanze singole; se ciò non è possibile, possono essere raggruppati in un’unica stanza (isolamento da coorte), oppure, in una stessa stanza, mantenere una distanza di almeno 1 metro tra i pazienti con e senza C. auris, utilizzando anche tende per la privacy per evitare ogni contatto tra i pazienti
  • Effettuare l’igiene delle mani con acqua e sapone e se non disponibili con un disinfettante a base alcolica per le mani, prima e dopo aver toccato la persona colonizzata o infettata da C. auris o i suoi effetti personali o gli oggetti nella sua stanza ovvero secondo l’indicazione dei cinque momenti dell’igiene delle mani
  • Applicare le precauzioni da contatto (camice e guanti monouso)
  • Inserire e gestire in modo corretto i dispositivi medici invasivi e rimuoverli quando non più necessari
  • Rimuovere i dispositivi di protezione individuale uscendo dalla stanza del paziente ed eseguire una corretta igiene delle mani nel passaggio da un paziente all’altro
  • Assicurare la pulizia e la disinfezione di qualsiasi apparecchiatura condivisa tra i pazienti e, quando possibile, usare dispositivi personali (es. termometri)
  • Assicurare la pulizia e la disinfezione delle superfici ambientali con una maggiore frequenza, con l’attenzione che sia utilizzato un disinfettante efficace contro C. auris o in alternativa disinfettanti a base di cloro (ad una concentrazione di 1000 ppm) oppure una soluzione di candeggina al 10% (preparata quotidianamente fresca) lasciata agire per almeno 10 minuti. Per ridurre i danni da candeggina sulle superfici è possibile rimuovere la soluzione di candeggina in eccesso utilizzando etanolo al 70%. È importante notare che i comuni disinfettanti (per es., i prodotti tensioattivi cationici e i composti dell’ammonio quaternario), i prodotti attivi contro Candida albicans o i generici fungicidi, potrebbero non essere efficaci contro C. auris
  • Manipolare e trasportare la biancheria evitando il contatto con superfici inanimate
  • In caso di trasferimento del paziente in altra struttura è necessario comunicare lo status di colonizzazione o infezione del paziente, nel caso sia necessario il suo trasferimento
  • Eseguire lo screening dei contatti stretti dei nuovi casi identificati, mediante esame di tamponi ascellari e inguinali. Per i contatti trovati colonizzati andranno osservate le stesse precauzioni di controllo utilizzate per i pazienti con infezione clinica

Indicazioni alla dimissione del paziente

Dopo la dimissione allo scopo di minimizzare il rischio di contagio di una persona colonizzata o infetta, i membri della famiglia e/o i contatti stretti devono:

  • Destinare una stanza dedicata alla persona colonizzata o infettata da Candida auris
  • Pulire e disinfettare quotidianamente e dopo l’uso tutte le superfici a contatto frequente nella stanza della persona colonizzata o infettata da C. auris e le apparecchiature o gli oggetti condivisi con altre persone, con le soluzioni disinfettanti indicate dai CDC o, in alternativa, con disinfettanti a base di cloro (ad una concentrazione di 1000 ppm) oppure con una soluzione di candeggina al 10% (preparata quotidianamente fresca) lasciata agire per almeno 10 minuti. Per ridurre i danni da candeggina sulle superfici, è possibile rimuovere la soluzione di candeggina in eccesso utilizzando etanolo al 70%. È importante notare che i comuni disinfettanti (per es., i prodotti tensioattivi cationici e i composti dell’ammonio quaternario), i prodotti attivi contro Candida albicans o i generici fungicidi potrebbero non essere efficaci contro C. auris
  • Lavare accuratamente le mani con acqua e sapone, o, se non disponibili, con un disinfettante a base alcolica per le mani, prima e dopo aver toccato la persona colonizzata o infettata da C. auris o i suoi effetti personali o gli oggetti nella sua stanza o utilizzati in comune
  • Ricordare alla persona colonizzata o infettata da C. auris di lavare spesso le mani come sopra specificato
  • Se possibile, è consigliabile usare dispositivi personali (es. termometri)
  • Particolare attenzione va posta anche nella gestione (manipolazione, trasporto ecc.) della biancheria dei soggetti con C. auris
  • Richiedere a tutte le persone in visita di lavare accuratamente le mani come sopra specificato prima e dopo aver toccato la persona colonizzata o infettata da C. auris o gli oggetti nella sua stanza