Finanziamenti per pagare gli studi
In un'Italia ancora in piena crisi finanziaria, studiare all’Università è sempre più un impegno, soprattutto dal punto di vista economico. Le tasse d’Ateneo aumentano di anno in anno e le borse di studio o borse di lavoro a disposizione degli studenti, al contrario, diminuiscono. Ottenerle non è facile, mantenerle nemmeno; resta il fatto che rappresentano un aiuto concreto nel finanziamento di parte del percorso di studi.
La domanda della borsa di studio va presentata all’Ente regionale competente per l’Ateneo scelto
Università, una giungla fatta di corsi da frequentare, orari da ricordare e rispettare, aule da cambiare e soprattutto esami da sostenere.
Spesso l’impatto non è dei migliori, ci si sente spaesati da una burocrazia a dir poco lacunosa e si sottovaluta l’impegno necessario per affrontare il percorso, specie per chi si trova per la prima volta in questo nuovo mondo da scoprire e al quale adattarsi.
Ci si chiede se si è fatta la scelta giusta, se si sarà in grado di portarla avanti, ma una volta superato questo scoglio iniziale, ci si rende conto che si è nel vivo di un periodo che se sfruttato al meglio forma per la vita.
Un momento fondamentale dunque nella propria formazione e nella propria vita di futuri professionisti, un momento in cui affrontare con serietà il percorso scelto cercando di trarne il meglio, cogliendo tutte quelle occasioni che ci vengono offerte, perché saranno proprio queste a contribuire a quello che sarà il bagaglio culturale con cui dopo la laurea si affronterà il mondo del lavoro.
Ma tutto ciò è veramente possibile? L’Università è realmente accessibile a tutti dal punto di vista economico? Una volta finita si aprono davvero delle possibilità?
, così come recita l’articolo 34 della nostra Costituzione.
Sempre più spesso però si sente parlare di tagli ai fondi dello Stato, di criteri per accedere alle borse di studio sempre più restrittivi, di tasse che aumentano a dismisura e di un fenomeno a quanto pare tutto italiano, quello dell’aumento dei cosiddetti "idonei non beneficiari", coloro cioè che pur meritando una borsa di studio non se la vedono corrispondere per mancanza di soldi disponibili.
In un simile panorama appare comprensibile come molti non vedano più nell’università di oggi un luogo in grado di fornire sostegno, un luogo realmente aperto a tutti; al contrario, percepiscono un chiaro e reale pericolo per quanto riguarda il diritto allo studio, che sembrerebbe dunque diventare un privilegio di pochi negato ai più, senza contare il buco nero che si prospetta dopo la laurea, stando ai dati allarmanti che provengono dai media riguardo la disoccupazione giovanile e la cosiddetta “fuga di cervelli”.
Tuttavia il sistema per sostenere gli studenti durante gli studi, sotto forma di borsa di studio, anche se traballante in questo preciso momento storico, esiste, come esiste un incerto tentativo di aiutare i neo-laureati a trovare un impiego una volta conseguito il titolo di studio: la borsa lavoro.
In che cosa consistono le borse di studio e come si ottengono?
L’offerta delle borse di studio, che è estremamente varia e articolata, vede - accanto ad una serie di borse eventualmente messe a disposizione da enti esterni - borse di tirocinio, di perfezionamento all’estero, borse di studio universitarie "standard", gestite autonomamente dalle singole regioni e che richiedono la partecipazione, da parte di coloro che sono interessati ad usufruirne, ad un bando di concorso emanato ogni anno, in genere nel mese di luglio.
Requisiti fondamentali
Per partecipare quelli di reddito (Isee, ossia l’indicatore della situazione economica equivalente) e di merito, che variano a seconda delle Regioni; il brusco calo dei finanziamenti statali alle Università, infatti, non solo ha fatto sì che diminuisse vertiginosamente la percentuale di beneficiari, ma anche che fossero poi le singole Regioni - le quali ricevono i soldi direttamente dal Ministero dell’istruzione ad integrazione dei fondi già destinati a tale scopo - a dover assicurare la copertura delle borse di studio ancora erogabili.
È il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) che annualmente fissa i criteri reddituali, pubblicando un apposito decreto in cui si determina l’importo minimo di reddito e di conseguenza anche chi degli studenti, divisi in fuori sede, in sede e pendolari, abbia diritto a ricevere la borsa di studio e in che termini.
L’entità della borsa, di norma erogata in due rate, è fissata di anno in anno e può consistere, oltre che in una somma in denaro e nell’esonero dal pagamento delle tasse, anche in servizi a fruizione gratuita come la mensa e l’alloggio universitario (a seconda dei casi).
Altri criteri di cui si tiene conto nell’assegnazione della borsa di studio sono quelli di merito, ossia il raggiungimento, di norma entro il 10 agosto dell’anno accademico in corso, di un certo numero di crediti, fissati dall’università e indicativi dell’aver sostenuto e verbalizzato entro tale data il numero di esami sufficienti a tale scopo. Crediti non richiesti allo studente del primo anno, il quale tuttavia potrebbe dover vantare un voto ben preciso ottenuto all’esame di maturità. Andando avanti con gli anni di corso i criteri diventano ancora più rigidi e gli studenti devono dimostrare, a cadenze regolari, di essere in regola con i requisiti, poiché il contrario li esporrebbe ad una mancata conferma della borsa.
Le borse di studio
Costituiscono un sussidio importante per chi intraprende un percorso di formazione come quello universitario e un valido aiuto economico per quegli studenti che dimostrino di essere capaci e meritevoli; tuttavia il panorama di limitazioni in atto al giorno d’oggi nel nostro paese, considerando che il diritto allo studio dovrebbe essere garantito a tutti, è quanto meno singolare.
Altrettanto singolare è quel che c’è, o meglio non c’è, una volta finito il percorso di studi: il neo-laureato, fiero di aver in mano la sua laurea, spera di trovare un impiego che lo ripaghi dei sacrifici compiuti e che gli dia un po’ di giusta e meritata soddisfazione. Speranza troppo spesso disattesa.
In passato la sequenza logica successiva all’ottenimento della laurea era l’invio dei curricula, cui seguivano un buon numero di colloqui, che, a loro volta, si concretizzavano poi in altrettanti interessanti proposte; oggi non è più così.
Parallelamente, le notizie che ci arrivano da altri paesi ci raccontano di esperienze lavorative che arrivano ancor prima del conseguimento della laurea, di contatti lavorativi presi già dai primi anni di università, esperienze estere considerate come parte imprescindibile del percorso, con la conclusione che al momento della laurea ci si trova ad avere già un notevole bagaglio di competenze.
Non è semplice reggere un paragone simile, cercare di essere competitivi quanto i colleghi stranieri, così i giovani italiani si arrangiano da sé, come possono, cercando di procacciarsi autonomamente quelle opportunità che possono dar loro quel qualcosa in più da spendere un domani nei colloqui di lavoro.
Le borse lavoro
L’importanza di imparare fin da subito a relazionarsi con il mondo del lavoro, nonostante questo, sta permeando sempre più anche la nostra cultura, tanto che con un cambiamento di rotta si stanno facendo dei piccoli, ma importanti passi per gettare un ponte che colleghi direttamente il mondo universitario a quello del lavoro. Si tratta delle borse lavoro, in convenzione tra gli Atenei ed eventuali enti esterni.
Esempio valido in tal senso è lo sportello di orientamento università-lavoro Soul, che vede la partecipazione di otto Atenei del Lazio con l’obiettivo unico di costruire una rete di collaborazione finalizzata al placement e all’orientamento al lavoro per studenti e neolaureati.
Di ancor più ampio respiro è la collaborazione tra Italia Lavoro, società per azioni totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e vigilata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e gli Atenei italiani, che attraverso azioni sinergiche si occupa, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, di connettere il versante della formazione universitaria a quello delle richieste, in termini di competenze e professionalità, del mondo del lavoro.
È attraverso il programma FIxO YEI, con personalizzazione dei servizi, rafforzamento delle attività di orientamento, promozione dell’apprendistato di alta formazione e ricerca, seminari di scambio tra atenei, analisi della domanda di lavoro delle imprese e tutta una serie di azioni tra loro interconnesse che si intende sostenere e favorire la carriera professionale dei giovani laureati.
Molte Regioni e Province si sono mosse in tal senso; quello della borsa lavoro è uno strumento che, se usato bene, è molto utile ai giovani, che trovano così una sorta di strada privilegiata di accesso al lavoro, anche se temporanea, avendo comunque l'opportunità di fare esperienza percependo un compenso, con la possibilità che una volta terminato tale periodo si configuri un rapporto più stabile.
È utile anche a imprese e territorio, che possono così usufruire del lavoro e delle competenze di un giovane laureato.