L’assistenza infermieristica ad un paziente affetto da edema polmonare acuto è molto complessa. Essa deve necessariamente inserirsi in un lavoro di squadra attraverso un piano assistenziale realizzato assieme ad altri professionisti della salute. Il controllo costante e in autonomia da parte dell’Infermiere può tuttavia essere utile per prevenire complicanze e segnalare eventuali peggioramenti delle condizioni dell’utente.
Il ruolo dell’infermiere nell’assistenza al paziente con Edema Polmonare Acuto
L’edema polmonare acuto (EPA) è una grave condizione determinata dall’accumulo di liquido nel tessuto interstiziale e negli alveoli polmonari che riduce drasticamente la capacità di scambio dei gas respiratori e rende estremamente difficoltosa la respirazione.
Il paziente con EPA diventa rapidamente dispnoico, ortopnoico, cianotico e tossisce espettorato schiumoso con tracce di sangue (emottisi).
L’Edema Polmonare Acuto può avere origine in seguito a disfunzioni cardiache oppure in seguito a problemi non cardiaci, come possono essere un sovraccarico di liquidi, una sepsi, un’overdose da oppiacei, l’inalazione di gas nocivi ed altri.
L’infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica e di fronte ad un paziente con EPA che dopo la stabilizzazione della sua condizione clinica ad opera dell’unità operativa d’emergenza viene trasferito nell’Unità Operativa di Medicina d’Urgenza, ha la responsabilità di prendere in carico l’utente.
Dopo aver acquisito i dati anagrafici necessari al ricovero del paziente, l’infermiere procede ad effettuare l’accertamento infermieristico per delineare le condizioni dello stesso al momento dell’ingresso in reparto.
Con l’utilizzo di scale validate e contestualizzate e, ove possibile, con la collaborazione del paziente, valuta la presenza di dolore, con relative caratteristiche, localizzazione e intensità, così come accerterà il livello di ansia che affligge la persona. Quella dell’accertamento è solo la prima fase del processo di assistenza infermieristica che, come passaggio successivo, prevede un’attenta analisi incrociata dei dati raccolti attraverso l’accertamento, con la collaborazione del paziente e, se presente, con quella di un caregiver; analisi dei dati che porta alla formulazione di un piano assistenziale tarato sulla singola persona.
Piano assistenziale standard
Un piano assistenziale secondo il modello bifocale Carpenito prevede la formulazione, in completa autonomia da parte del professionista infermiere, di Diagnosi Infermieristiche con relativi obiettivi, la pianificazione e attuazione degli interventi volti al raggiungimento degli stessi ed un sistema di valutazione in itinere per monitorare la risposta del paziente all’erogazione dell’assistenza.
L’altra parte del piano assistenziale è costituita dai Problemi Collaborativi, ovvero complicanze potenziali che si stanno verificando o potrebbero verificarsi rispetto ad una determinata patologia. In questo caso l’infermiere ha un ruolo “collaborativo” nei confronti del medico e di altri professionisti della salute coinvolti nel pieno rispetto delle reciproche competenze, ovvero contribuisce a monitorare il paziente, ad individuare eventuali segni e sintomi di complicanze e ad attuare gli interventi per riportare le condizioni cliniche dell’assistito alla stabilità.