I disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna) sono caratterizzati da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva. Così il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone, commentando l'esigenza di realizzare una mappatura aggiornata dei centri di cura e delle associazioni che a livello nazionale offrono servizi e supporto ai soggetti colpiti da Dna. Il documento è stato presentato lunedì 14 ottobre in occasione di un convegno sul tema che si è tenuto presso il Cndd, il Centro Nazionale Dipendenze e Doping.

Mappatura territoriale centri cura e associazioni che si occupano di Dna

Il presidente dell'Iss ha commentato l'esigenza di realizzare una mappatura aggiornata dei centri e delle associazioni a supporto di persone colpire da Dna.

Per evitare che il disturbo diventi cronico con il rischio di danni permanenti, anche gravi che possono portare alla morte, è fondamentale un intervento integrato e precoce, spiega Bellantone sottolineando l'importanza di rafforzare la collaborazione tra le diverse strutture individuate.

La mappatura territoriale dei centri dedicati offre uno strumento pratico per orientarsi sul territorio, altresì utile per favorire l'incontro tra la domanda dei cittadini e l'offerta sanitaria.

Secondo il direttore del Cndd, il monitoraggio capillare sul territorio dei servizi dedicati a questi disturbi è un servizio che consente di aiutare in modo concreto. Il nostro obiettivo - spiega Simona Pichini - è che con l'aggiornamento costante della piattaforma i cittadini trovino risposte ai loro quesiti in momenti in cui essere tempestivi nella presa in carico può fare realmente la differenza. Si tratta infatti di una panoramica a 360° delle risorse presenti sul territorio.

Dalla nuova mappatura emerge che in Italia esistono 180 strutture specializzate, di cui 132 centri di cura e 48 associazioni che per la prima volta sono oggetto del censimento in quanto viene loro riconosciuto il valore del supporto.

La maggior parte dei centri di cura appartiene al servizio sanitario nazionale, 105 rispetto ai 27 del privato accreditato, e si concentrano soprattutto al Nord dove se ne contano 63. Al Sud ne sono presenti 45 e al Centro Italia soltanto 24.

La regione che risulta più virtuosa è l'Emilia-Romagna, dove si registra il maggior numero di servizi dedicati (23) ma è record anche in Piemonte. Tali centri sono strutturati per accogliere utenti di età compresa tra i 13 e i 45 anni. Tuttavia, il 18% dichiara di poter prendere in carico anche utenti di età inferiore ai 6 anni, il 51% minori di età compresa tra i 7 e i 12 anni e il 78% anche persone over 45.

Nel 49% dei casi l'accesso avviene con impegnativa del SSN e prenotazione al Cup anche se il 33% degli utenti riesce ad accedere al servizio liberamente. I pazienti affetti da Dna vengono seguiti da equipe multidisciplinari composte da psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, dietisti ed infermieri. Il 42% dei centri ha posti letto esclusivi ai Dna sia per minori che per adulti.

Le associazioni che si occupano di Dna e che nel 79% dei casi collaborano con i centri afferenti al Ssn erogano interventi di prevenzione e promozione della salute, promuovono gruppi di auto aiuto e forniscono attività formative. Sono composte da familiari (92%), cittadini volontari (71%) e da volontari professionisti (56%).

Nel 63% di tali associazioni è disponibile uno sportello d'ascolto. Il telefono verde fornisce assistenza nel 13% dei casi mentre l'attività domiciliare è offerta soltanto nel 6% dei casi. La distribuzione delle associazioni sul territorio nazionale è tuttavia disomogenea. L'indagine evidenzia infatti un notevole divario regionale: al Nord se ne contano 30, al Centro 10 e al Sud soltanto 8.