Esiste un rapporto complesso tra carcere e salute. Indagare su come la carcerazione, individuale e di massa, influisca (negativamente e positivamente) sulla salute e come il peso sproporzionato delle malattie fisiche e mentali nella popolazione carceraria possa rappresentare sfide ed opportunità sia per gli operatori e i sistemi sanitari, per i detenuti e l'intera società è l'obiettivo della revisione sistematica di studi di metanalisi condotta da un gruppo di ricercatori internazionali, pubblicata su The Lancet Public Health.
La detenzione comporta rischi specifici che impattano sulla salute Un gruppo di ricercatori ha voluto indagare su come la carcerazione influisca sulla salute dei detenuti.
Indagando sull'epidemiologia dei disturbi mentali e sulle condizioni di salute fisica tra le persone nelle carceri di tutto il mondo, hanno presentato una panoramica completa del carico globale di malattie tra le persone detenute, interrogandosi se l'incarcerazione sia un indicatore di diseguaglianze sanitarie preesistenti o una causa di scarsi risultati sanitari.
Hanno altresì rilevato che la copertura sanitaria nelle carceri continua ad essere diffusamente scarsa. Sebbene tale divario rispetto all'assistenza erogata nella comunità risulti più pronunciato nei paesi a basso e medio reddito a causa delle limitazioni delle risorse, emerge che anche nei paesi più ricchi esistono notevoli differenze nell'erogazione dell'assistenza sanitaria carceraria.
Essa risulta fortemente limitata dalla carenza di personale sanitario - che impedisce una fornitura ottimale delle cure - nonché dal contesto carcerario che ostacola l'attività assistenziale per i requisiti di sicurezza. Anche la sfiducia che spesso i detenuti esprimono nei confronti del sistema sanitario, la loro scarsa alfabetizzazione sanitaria e la paura della stigmatizzazione li allontana da quell'assistenza che potrebbero, seppur in diversa misura, ricevere in carcere.
Dalla letteratura emerge che circa le 30 milioni di persone in tutto il mondo che ogni anno passano attraverso il carcere e le 11 milioni che vengono incarcerate ogni giorno sono caratterizzate da profili sanitari scadenti. I determinanti sociali che influiscono negativamente sulla loro salute sono tipicamente scarsi risultati scolastici, disoccupazione, alloggi instabili, povertà e traumi.
Rispetto alla popolazione generale le persone che vivono nelle carceri e nelle strutture di detenzione minorile sperimentano non solo la carcerazione, ma anche in modo sproporzionato problemi di salute mentale (depressione , disturbo da stress post traumatico , malattia psicotica ), abuso di sostanze (alcol e droghe), malattie infettive (epatite C , epatite B , Hiv , tubercolosi ) e condizioni croniche (ipertensione , diabete , asma ).
I risultati evidenziano che gli individui incarcerati sperimentano cattive condizioni di salute a causa di un'ampia varietà di condizioni mentali e fisiche che compaiono non isolatamente ma in comorbilità.
La depressione e il disturbo da stress post traumatico vengono diagnosticati ad una persona su dieci, la psicosi al 4% dei detenuti. La prevalenza della maggior parte dei disturbi mentali è più elevata nelle donne. Un quarto delle persone che entrano in prigione presenta un disturbo dovuto all'alcol (24%) ed il 39% dovuto alle droghe.
Seppur con alcune differenze legate al sesso, all'età e al reddito la maggior parte dei disturbi mentali risulta essere due volte più diffusa rispetto alla popolazione generale. Circa una persona su sei ha un'infezione attuale o pregressa, virali o batterica.
La scarsa salute mentale delle popolazioni carcerarie è collegata a vari esiti avversi, come la recidiva, la vittimizzazione e l'autolesionismo. I tassi di mortalità, soprattutto per suicidio, sono più alti per le persone in prigione rispetto a coetanei nella comunità. Risulta inoltre che anche dopo il rilascio dalla custodia i risultati sanitari sono scarsi.
Alcune prove evidenziano che la malattia mentale e l'abuso di sostanze sono importanti fattori di rischio per la criminalità e l'incarcerazione, pertanto, la morbilità sanitaria preesistente viene importata in carcere. Queste persone sono altresì vulnerabili a problemi di salute anche per storie di senzatetto e di avversità infantili. Altre ricerche invece evidenziano processi di selezione che convogliano in modo sproporzionato persone provenienti da contesti svantaggiati verso le carceri, contribuendo alle disuguaglianze sanitarie.
La detenzione comporta rischi specifici che hanno un impatto negativo per la salute, come l'esposizione ad un ambiente stressante. Comportamenti a rischio per la salute come il fumo, cattiva alimentazione, inattività fisica, comuni durante la detenzione, potrebbero compromettere la salute o esacerbare le condizioni di base.
Iniezioni di farmaci, attività sessuale non sicura e tatuaggi contribuiscono alla trasmissione in carcere di infezioni virali. Le condizioni ambientali di sovraffollamento, la mancanza di servizi igienico sanitari e la scarsa ventilazione favoriscono la diffusione di malattie infettive. È noto che anche questioni sociali ed organizzative legate al regime carcerario, come l'isolamento e le limitate opportunità di attività mirate, influenzano negativamente la salute mentale.
Tuttavia, la detenzione potrebbe anche essere un beneficio sanitario temporaneo per alcune persone diminuendo l'esposizione ai fattori di rischio comportamentali e fornendo accesso all'assistenza sanitaria. Per le persone provenienti da ambienti emarginati le condizioni di vita in carcere potrebbero rappresentare un miglioramento rispetto ai loro standard prima di entrare in prigione, ciò potrebbe avere un effetto positivo sulla salute.
Poiché molte persone nelle carceri non accedono alle cure primarie nella comunità, l'incarcerazione rappresenta spesso la prima opportunità per valutare, diagnosticare e trattare i loro bisogni sanitari. La detenzione offre pertanto una finestra temporale unica in cui essere presi in carico sotto l'aspetto sanitario , spesso per la prima volta.
Secondo il principio di equivalenza delle cure, le persone detenute dovrebbero godere degli stessi standard di assistenza sanitaria disponibili nella comunità, senza discriminazioni basate sulla loro situazione giuridica. Tuttavia, fornire un'assistenza equivalente potrebbe essere insufficiente in questa popolazione vulnerabile considerando che ha bisogni sanitari complessi e sfaccettati.
Potrebbe pertanto essere più appropriato cercare di raggiungere l'equivalenza dei risultati sanitari e di mantenerli quando la detenzione termina. Poiché quasi tutte le persone in carcere prima o poi verranno rilasciate, il miglioramento della loro salute durante la detenzione può potenzialmente migliorare anche la salute delle comunità in cui torneranno, producendo quindi un beneficio per la salute e la sicurezza pubblica .
Sebbene siano necessari studi longitudinali basati sulla popolazione per chiarire la misura in cui la carcerazione influisce sulla salute, gli autori ritengono che sia comunque fondamentale migliorare la salute di questa popolazione vulnerabile per migliorare altresì la salute pubblica e ridurre le disuguaglianze sanitarie dei detenuti, attraverso interventi strutturali per affrontare innanzitutto le cause della cattiva salute delle popolazioni socialmente escluse.
Si dovrebbe altresì migliorare l'assistenza primaria nelle carceri per garantire trattamenti più tempestivi, una migliore gestione delle malattie e cure preventive più rapide. Per ottenere risultati migliori si dovrebbe promuovere l'integrazione della salute carceraria all'interno del sistema sanitario pubblico nazionale piuttosto che essa sia responsabilità dei ministeri della giustizia.
Sarebbe doveroso adeguare la dotazione di risorse umane e finanziarie per l'assistenza di base e i servizi di salute mentale. Si dovrebbero attuare strategie di sanità pubblica, come lo screening di routine per le malattie infettive all'ingresso in carcere e la vaccinazione universale. Migliorare la pianificazione delle dimissioni dal carcere - coordinando l'assistenza transitoria verso i servizi nel territorio così da mantenere i risultati ottenuti in carcere - nonché ridurre i tassi di incarcerazione e deviare la custodia delle persone con problemi mentali ad ospedali sicuri e comunità protette sarebbero altri due interventi da mettere in campo.