Un percorso definito, chiaro e modifiche strutturali che prevedano una sala TC dedicata, un percorso pulito, un percorso sporco, una zona filtro affinché non vi sia contaminazione sia nei vari percorsi che durante la fase di vestizione e svestizione del personale. Questi sono alcuni degli elementi che, da una revisione della letteratura, emergono come centrali nel riadattare il
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Covid-19 e ictus, una revisione della letteratura sul percorso stroke
Infermieri in reparto Covid-19
A luglio 2020 si respira ancora aria di incertezza e confusione circa quello che dovremo aspettarci dai mesi autunnali in relazione alla pandemia Covid-19. Quel che è certo è che la medicina è una scienza inesatta ed il futuro non è prevedibile pertanto l’unica cosa da fare sarebbe farsi trovare pronti per affrontare al meglio, l’eventuale “peggio”.
Questa pandemia ci ha portati ad implementare una serie di adattamenti in sanità e poiché spesso non ci sono linee guida ufficiali a cui fare riferimento risulta difficile capire quali siano i cambiamenti corretti da seguire.
Per quanto riguarda la mia realtà, lavorando nell’unità operativa di Neurologia dell’Ospedale Santissima Annunziata di Taranto, dotata di Stroke Unit , balza agli occhi la necessità di ottimizzare il percorso stroke che già in tempi normali fatica a rientrare nella cosiddetta golden hour.
Non essendoci il tempo di aspettare che vengano prodotte linee guida ufficiali riguardanti il percorso stroke, sarebbe opportuno (come accaduto) che ogni realtà individuasse la migliore ottimizzazione del percorso e la condividesse al fine di poter implementare e migliorare il protocollo.
Nella mia realtà lavorativa sino ad oggi non vi è stato alcun caso di paziente con ictus e infezione da Covid-19 concomitante, ma come detto inizialmente non bisogna farsi trovare impreparati. Da una revisione della letteratura vi è un modus operandi comune con qualche piccola variante nelle varie realtà sanitarie nazionali ed internazionali.
Percorso stroke in sospetta o conclamata infezione da Covid-19 Il paziente con sospetto ictus e sospetta o conclamata infezione da Covid-19 che si presenta al DEA con mezzo proprio o 118 viene accolto in una zona antistante il DEA per anamnesi, prelievo venoso per codice stroke, ECG e il tampone ; questa zona possiamo definirla come zona rossa .
Successivamente il paziente visitato dal neurologo ed inquadrato come sospetto ictus viene condotto nella SALA TC adiacente alla zona rossa. Qui il paziente effettua TC cranio e polmone ed angio Tc. In base al referto, il neurologo consulta il neuroradiologo per la decisione terapeutica.
Già in questa prima fase si rende necessario un percorso definito, chiaro e risulta preferibile che strutturalmente siano apportate modifiche che prevedano una sala TC dedicata, un percorso pulito, un percorso sporco, una zona filtro affinché non vi sia contaminazione sia nei vari percorsi che durante la fase di vestizione e svestizione del personale .
È chiaro che, trattandosi di un sospetto Covid positivo, vanno utilizzati tutti i DPI specifici (di cui il DES deve possedere ampia scorta), quali:
Tali dispositivi devono essere utilizzati da tutta l’équipe assistenziale.
Una volta fatta la diagnosi, la decisione terapeutica per un ictus può essere di vari tipi ed ovviamente varia la procedura da adottare.
Se il paziente non è idoneo alla terapia di riperfusione dovrebbe essere trasportato nell’unità di isolamento per ripetere dopo 24 ore il tampone (il cosiddetto tampone di conferma), che se negativo indirizzerà il paziente verso il reparto di Neurologia, se positivo indirizzerà il paziente verso il reparto di malattie infettive o reparto CovidSe il paziente è idoneo al trattamento trombolitico , al fine di ottimizzare i tempi e rispettare il percorso per sospetta positività, un’unità del personale infermieristico della stroke alla presenza del neurologo, somministrerà il farmaco nella zona destinata del DEA. Per evitare la contaminazione del materiale, è necessario che all’interno di questa sala vi sia: la pompa infusionale , il materiale di consumo ed il monitor parametri vitali per valutare in tempo reale le condizioni cliniche del paziente. Solo quando verrà fatta la TC di controllo alle 24 ore ed arriverà il test di conferma per Covid 19 il paziente se positivo andrà in reparto Covid, se negativo in Stroke UnitSe il paziente è idoneo a trattamento di trombectomia meccanica il paziente viene trasportato nel dipartimento di neuroradiologia interventistica, dove viene eseguita la procedura. In questo caso vi sono due possibilità: la condizione ottimale prevede la creazione di una sala operatoria separata dalla struttura ospedaliera adibita all’esecuzione di procedure in pazienti con sospetta positività Covid-19, dotata di spogliatoi e unità per la decontaminazione e strutturata in modo che il paziente possa essere trasportato dal DEA bypassando i corridoi dell’ospedale. L’altra possibilità in assenza di sala dedicata prevede l’immediata disinfezione al passaggio ed al termine della procedura da parte di personale ausiliario preparato. Al termine della procedura il paziente viene trasportato nella sala del DEA e solo dopo TC di controllo alle 24 ore dalla procedura e risultato del test di conferma se positivo viene trasferito in reparto Covid, se negativo in Stroke UnitSe il paziente è idoneo alla trombolisi ed alla trombectomia meccanica , viene eseguita la procedura indicata al punto 3 e la trombolisi venosa viene effettuata da un infermiere della Stroke Unit alla presenza del neurologo all’interno del dipartimento di neuroradiologia interventistica. Il paziente viene poi trasportato nella sala del DEA e solo dopo TC di controllo alle 24 ore dalla procedura e risultato del test di conferma se positivo viene trasferito in reparto Covid, se negativo in stroke unitAvere dei protocolli, dei percorsi definiti è necessario sia per impedire la diffusione del virus sia per far lavorare il personale in sicurezza, sia per garantire un livello assistenziale elevato basato su efficacia ed efficienza.
Come noto, l’ictus è una patologia tempo dipendente e nel 2020 non può essere minacciata da ritardi imposti dal momento pandemico. Purtroppo, da febbraio ad oggi, come dimostrano alcuni studi, il paziente preferisce non entrare affatto in ospedale e pertanto manca la finestra terapeutica per il trattamento ottimale.
Noi in qualità di professionisti abbiamo il dovere di far sentire il cittadino sicuro nell’entrare nella struttura ospedaliera e siamo chiamati anche a rimodulare l’assistenza ai pazienti con fattori di rischio a livello territoriale. Bisognerebbe implementare campagne d’informazione sull’ictus cerebrale acuto rivolta alla popolazione in generale ed in particolare alla popolazione a rischio al fine di riconoscere rapidamente i sintomi di sospetto stroke per attivare tempestivamente il percorso. Non dimentichiamo che
Articolo a cura di Stefania Marturano – Infermiera