Mangiacavalli: ricordiamo dedizione e spirito sacrificio del personale
Per Mangiacavalli oggi è il giorno del ricordo di chi, nelle prime fasi della lotta al Covid-19, ha messo il bene comune e la salute pubblica davanti al proprio interesse personale, prima dei suoi affetti più cari, talvolta sacrificando la vita. E usiamo non a caso la parola ricordo al posto di memoria - ha inoltre detto Mangiacavalli - perché è qualcosa che ancora 'ci tocca', qualcosa che 'richiama al cuore'; non un mero esercizio mnemonico o una fredda enumerazione di una lista di vittime
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Noi crediamo che ogni cittadino abbia compreso quanto sia davvero essenziale avere donne e uomini che, ogni giorno, si fanno carico di difendere il loro diritto alla salute, prima ancora della loro, diventando talvolta bersaglio di inaccettabili aggressioni. Dobbiamo lavorare uniti per difendere questo prezioso patrimonio di energie, con un ricordo particolare a chi ha pagato il prezzo più alto. Tocca a noi offrire, mettere al servizio del Paese, le conoscenze e i valori deontologici, i saperi interdisciplinari e interprofessionali acquisiti
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Il patrimonio del nostro essere professionisti è grande - ha sottolineato - soprattutto per il rapporto di fiducia creato con gli assistiti. Per noi il tempo di relazione è tempo di cura, perché non si basa sulla quantità, ma sulla qualità della relazione, sulla sua intenzionalità, perché nessuno venga mai lasciato da solo. Signor Presidente, la salute dei cittadini è oggi per tutti noi quello che la Costituzione era per Pietro Calamandrei: 'Un ideale, una speranza e un lavoro da compiere'. Lo abbiamo dimostrato e lo dimostriamo ogni giorno - ha concluso - con il nostro impegno, lo spirito e la volontà di mantenere, responsabilmente, la promessa di salute universale che la Costituzione fa e che noi tutti ci siamo impegnati a realizzare. Insieme
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La scelta di privilegiare un’orchestra al femminile è nata dalla comune volontà di lanciare un segnale di attenzione per contrastare la violenza e gli episodi che la cronaca continua a registrare e che, purtroppo, sempre più spesso sono perpetrati, in particolare contro le donne e contro i professionisti sociosanitari a prescindere dal genere.
Promossa dal regista Ferzan Ozpetek e dal paroliere Mogol, la giornata è stata istituita con la Legge 13 novembre 2020 per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus
. È stata scelta la data simbolica del 20 febbraio per ricordare il giorno in cui a Codogno venne scoperto il “paziente uno”.
Le professioni sociosanitarie sono, da sempre accanto a chi soffre e ha bisogno del loro aiuto. Anche nelle fasi più dure della pandemia, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, l’assistenza non è mai venuta meno. Tanto che nella prima e nella seconda fase Covid-19 si contano circa 500 decessi tra i professionisti sociosanitari e i contagi, che ancora proseguono negli ultimi mesi al ritmo di 5-8.000 ogni 30 giorni, hanno raggiunto, tra infezioni e reinfezioni, quota 474.000 al 6 febbraio, senza sostanzialmente più registrare, dopo l’avvento dei vaccini, casi gravissimi e decessi
Le Federazioni e i Consigli nazionali dei professionisti sociosanitari sostengono e dimostrano con la realizzazione della giornata, l’irrinunciabilità di una rappresentanza comune riconosciuta a livello istituzionale e che a livello istituzionale abbia voce in capitolo nella determinazione delle esigenze e delle scelte programmatorie necessarie alla qualità dell’assistenza sociosanitaria.