Su iniziativa di 23 parlamentari del Movimento 5 Stelle, è stato presentato il Disegno di legge n. 1284 in materia di attività libero-professionale intramuraria delle professioni sanitarie. Il testo prevede che gli operatori delle professioni sanitarie che prestano la propria attività in regime di lavoro dipendente a tempo pieno oppure parziale presso strutture sanitarie pubbliche, possano esercitare attività libero-professionale, anche intramuraria, in forma singola o associata.

Attività intramuraria infermieri, prosegue l'iter in Senato del Ddl M5S

Pierpaolo SIleri, sottosegretario di Stato al Ministero della salute nel governo Draghi

Per iniziativa di 23 parlamentari del Movimento 5 Stelle capeggiati dal senatore e sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, è stato presentato il Disegno di legge n. 1284 in materia di attività libero-professionale intramuraria delle professioni sanitarie cui alla legge n. 43 del 1 febbraio 2006 (“Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei relativi ordini professionali”).

Un provvedimento attraverso il quale si vuole completare l’iter di valorizzazione dell’infermiere e delle altre professioni sanitarie, che devono divenire attori del servizio intramoenia in team assistenziale, con un triplice obiettivo: godere di una loro esclusività, di un loro tariffario e edificare un rapporto di fiducia con il paziente.

Non ho mai capito perché per i medici c'è un percorso preciso e per gli infermieri no. Questo vuoto va colmato. In questo senso, ho presentato un disegno di legge per estendere la possibilità di svolgere attività intramoenia anche al personale infermieristico (Pierpaolo Sileri)

Nel dettaglio, il testo prevede che gli operatori delle professioni sanitarie cui alla citata legge – i quali prestano la propria attività in regime di lavoro dipendente a tempo pieno oppure parziale presso strutture sanitarie pubbliche – possano esercitare attività libero-professionale, anche intramuraria, in forma singola o associata. Tutto questo per supportare al meglio una modernizzazione che preveda la riconduzione dell’ambito ospedaliero alla sua vocazione di risposta a determinate, nonché specialistiche, necessità dei cittadini.

Ma anche per realizzare un’oramai indispensabile assistenza territoriale tanto capillare quanto estesa – va detto che siamo in un momento di forti mutamenti, in questo senso. Il Pnrr, in particolare la Missione 6 (Salute), stabilisce l’uso delle risorse a disposizione, 7 miliardi, per le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale –mediante presìdi sanitari e socio-sanitari quanto più prossimi ai cittadini, anche in aderenza alle indicazioni che emergono dal DM 71 che riorganizza la sanità territoriale.

Dal testo della relazione al Ddl – che consta solo di due articoli: l’articolo 1 modifica la legge n. 120 del 3 agosto 2007, estendendo agli operatori delle professioni sanitarie che prestano la propria attività in regime di lavoro dipendente a tempo pieno o parziale presso strutture sanitarie pubbliche la possibilità di esercitare l’attività libero-professionale anche intramuraria; l’articolo 2 reca invece una clausola di invarianza finanziaria – sono da rimarcare alcuni passaggi essenziali. Prima di tutto, che risulti incomprensibile come nel nostro ordinamento solo ad alcuni dipendenti del Servizio sanitario, appartenenti alla dirigenza sanitaria, medica e veterinaria, è consentito esercitare l’opzione libero-professionale intramoenia disciplinata contrattualmente (mentre non è prevista per le professioni sanitarie di cui alla legge n. 43 del 1 febbraio 2006).

E ancora, che l’esercizio libero professionale dovrebbe come suo corollario discendere da uno status di professione autonoma e libera nell’accezione propria delle altre professioni formate con laurea magistrale.

Viene altresì fatto presente che i dati mostrano quanto sia importante istituire la libera professione intramoenia delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnicosanitarie e della prevenzione, la quale permetterebbe, specie sul territorio, il potenziamento delle cure primarie, l’abbattimento delle liste di attesa e il controllo del fenomeno troppo diffuso dell’esercizio abusivo di professione, soprattutto infermieristica.

Senza voler dimenticare (tutt’altro), come viene ancora rimarcato, che il sussistente vuoto normativo ha dato vita ad un mercato di prestazioni sanitarie per buona parte sommerso, destinato a crescere sempre di più a causa delle cronicità in costante aumento e della domanda che proviene dalle famiglie, mercato che peraltro ha altresì favorito anche l’esercizio abusivo delle professioni non mediche.