Soldi per mazzette, hotel ed escort: chieste condanne ex vertici Enpapi
L'articolato sistema corruttivo messo in piedi dai vertici dell'ente era fatto di tangenti mascherate da consulenze, biglietti per andare a vedere la finale di Champions League (Juventus-Barcellona del 6 giugno 2015), compravendite illecite di immobili e un giro di prostituzione.
E ancora: cene, viaggi, ricche consulenze. Il tutto sottraendo alle casse dell'ente 40 milioni di euro, denaro solo in minima parte restituito, utilizzato a fini personali e di corruzione. Inoltre i vertici della cassa previdenziale hanno compiuto, secondo l’accusa, una serie di investimenti finanziari e operazioni immobiliari al solo fine dell'arricchimento personale
, utilizzando però i soldi dei lavoratori dei quali avrebbero dovuto tutelare gli interessi.
I finanzieri del Nucleo di polizia valutaria, dopo una segnalazione della Banca d’Italia, nel 2019 portarono alla luce quello che il gip Elvira Tamburelli ha riassunto nel totale disinteresse rispetto all’ente e al suo patrimonio, anche a danno di migliaia di lavoratori iscritti all’istituto previdenziale
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Sottolineando l’avidità mostrata da Schiavon - l'allora presidente Enpapi, che ha patteggiato la pena - al pari dei privati corruttori, nel perseguire e realizzare operazioni finanziarie anche pregiudizievoli per l’Enpapi; il ricorso sistematico a operazioni finanziarie assai complesse e di difficile ricostruzione e a ogni meccanismo utile a schermare le loro persone; le plurime condotte di inquinamento probatorio
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Oggi la procura, con il pm Alberto Pioletti, chiede una condanna a nove anni di carcere per Marco Bernardini e pene leggermente più lievi per l'imprenditore Giovanni Conte (8 anni di reclusione).