Cyberbullismo, l'ultimo report Oms Europa

Scritto il 28/03/2024
da Redazione

In Europa, dove i casi sono in aumento, circa un adolescente su sei, in età scolare, ha subito cyberbullismo, il bullismo che si realizza in un contesto di relazione virtuale attraverso il diffuso e generalizzato accesso alla rete telematica. Si tratta di un atto violento e prevaricante che viene compiuto in molteplici forme tramite i moderni strumenti di comunicazione informatici, accompagnandosi alla sensazione di anonimato ed impunità che tali strumenti possono falsamente generare.

Oms Europa: il 15% degli adolescenti ha subìto cyberbullismo

cyberbullismo

Circa 1 adolescente europeo su 6 ha subito cyberbyllismo.

Viene praticato dal 14% dei ragazzi e dal 9% delle ragazze, lo subiscono il 15% dei maschi e il 16% delle femmine. Sono i dati dell'ultimo report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, analizzando le segnalazioni dal 2018 al 2022 nella regione europea, registra un preoccupante aumento del fenomeno sociale, a differenza del bullismo scolastico le cui tendenze sono invece rimaste sostanzialmente stabili.

Questo rapporto è un campanello d'allarme. Occorre affrontare il bullismo e la violenza quando e dove si verificano, ammonisce il direttore generale dell'Oms Europa, Hans Kluge. Con i giovani che trascorrono fino a sei ore online ogni giorno, anche piccoli cambiamenti nei tassi di bullismo possono avere profonde implicazioni per la salute e il benessere di migliaia di persone.

Secondo la definizione del legislatore italiano, contenuta nella legge 71/2017 recante misure di contrasto e prevenzione del fenomeno, per cyberbullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione. Diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la loro messa in ridicolo.

Dallo studio “Health Behavior in School-aged Children”, che ha analizzato i modelli di bullismo e violenza tra pari in 279mila adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 15 anni in 44 Paesi, emerge inoltre che il 6% degli adolescenti, soprattutto maschi, lo ha praticato a scuola e l'11%, senza distinzione di genere, lo ha subito. I risultati evidenziano che i ragazzi, rispetto alle coetanee, hanno più probabilità di adottare atteggiamenti e comportamenti di cyberbullismo, mostrando una maggiore inclinazione all'aggressività che si manifesta anche in scontri fisici.

Sottolineando come tale pratica esercitata in tutte le sue forme abbia impatti profondi e devastanti sulle vite dei giovani e delle loro famiglie, l'Oms denuncia che si tratta di una questione sia di salute che di diritti umani, che deve essere urgentemente affrontata. A tal fine ha recentemente pubblicato un documento di posizione per supportare i governi nel formulare richieste coerenti alle aziende tecnologiche a tutela dei minori. Dobbiamo intensificare la protezione dei nostri bambini dalla violenza e dai danni, sia offline che online, ha esortato Kluge.

Contrastare il fenomeno significa promuovere l'alfabetizzazione e la sicurezza digitale. A tal fine servono interventi mirati che, coinvolgendo non solo gli educatori e i genitori ma anche i leader della comunità e i decisori politici, riescano a focalizzarsi sulla regolazione emotiva e sulle interazioni sociali positive e siano in grado di trovare soluzioni sensibili al genere che promuovano la sicurezza digitale, l'empatia e una cultura inclusiva.

Il mondo digitale, pur offrendo incredibili opportunità di apprendimento e connessione, amplifica anche sfide come il cyberbullismo. Ciò richiede strategie globali per proteggere il benessere mentale ed emotivo dei nostri giovani, ha spiegato la coordinatrice internazionale dello studio, la dottoressa Joanna Inchley. È fondamentale che governi, scuole e famiglie collaborino per affrontare i rischi online, garantendo agli adolescenti ambienti digitali sani, sicuri e di supporto in cui prosperare.