Da Oss a modello, Pier: Non dimentico quello che ho imparato dai pazienti
Oggi Pier è testimonial di alcuni brand, è stato invitato come ospite alla finale nazionale di Miss Mondo che si è svolta a Gallipoli e partecipa a numerosi eventi legati al mondo dello spettacolo, ma non dimentica il suo vecchio lavoro.
Molti mi hanno chiesto come mai io abbia scelto la scuola per diventare Oss e la mia risposta è sempre la stessa: ho sempre amato aiutare le persone in difficoltà, i più deboli - come d’altronde dice lo è stato lui stesso - So che una parola in più o un sorriso possono essere una cosa speciale per la persona che si ha davanti. Molti diranno che sono cavolate e invece no, perché un semplice gesto può fare la differenza
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Lo sa bene Pier, che è stato adottato per ben cinque volte, sbattuto da una parte all'altra, senza una famiglia – racconta - senza amore, senza nessuno. I primi anni della mia vita sono cresciuto tra violenze psicologiche e fisiche di cui porto ancora i segni. I miei genitori naturali si drogavano, mia madre ha continuato anche mentre ero in grembo e quando sono nato sono stato ricoverato in ospedale per un anno sotto crisi d'astinenza e svezzato per eroina e metadone
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Tutto per lui, per fortuna, cambia all'età di sette anni quando incontra le due persone che gli hanno offerto una seconda vita, quelli che lui chiama veri genitori, coloro che l'hanno amato proprio come un figlio
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Quando sono cresciuto, ho studiato cinque anni presso la scuola di Oss e Tess, tecnico dei servizi sociali. - Continua - Ho lavorato per un anno come Oss e poi per due nel S.S.U.E.M., soccorso avanzato
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La scuola di 5 anni per Oss e Tecnico di servizi sociali, infatti, – spiega Pier – consente di maturare le competenze necessarie per lavorare nel soccorso avanzato. In più ho fatto i corsi per poter lavorare in ambulanza come soccorritore 118 e ogni tanto facevo dei secondari, ovvero dimissioni dall’ospedale a case private o case di riposo
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Sono tante le cose che ricordo del mio lavoro, ma la cosa che non dimenticherò mai è il sorriso delle persone che avevo davanti dopo avere parlato con loro. Noi sanitari eravamo la loro famiglia, per otto ore al giorno, tranne il giorno di riposo, vedevano soprattutto noi. Quindi era importante stabilire un rapporto basato sulla fiducia.
Orgoglioso e felice di questo lavoro, Pier non ha mai guardato al guadagno in sé e quando ha scelto di diventare modello ha dovuto lasciare a malincuore ma con la consapevolezza di avere dato qualcosa. E poi la scuola e questo lavoro mi hanno davvero insegnato tanto a livello personale
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La popolarità non gli ha dato alla testa e della sua nuova carriera dice: Sono felice di essere stato contattato da brand famosi, perché finalmente ho potuto mostrare alle persone ciò che sono realmente, ma soprattutto tutti i miei sacrifici sono stati ripagati
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Per quanto riguarda i giovani che come lui hanno un sogno nel cassetto Pier consiglia di mettersi in gioco senza paure, perché è sempre una bella esperienza provare. Nel mondo della moda soprattutto ci sono molti no, ma sono quelli che fanno crescere. Se uno pensa solo al successo, invece, è meglio che non inizi proprio
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Del futuro invece è meglio non parlare, perché lui è uno che ama stare con i piedi per terra e crearselo man mano
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