Infermieristica 2022, il 25% dei posti resta vuoto

Scritto il 28/06/2022
da Redazione Roma

Per la prima volta dal 2011, il numero dei laureati in Infermieristica è sceso sotto 10mila. Nel dettaglio, i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021. Tra le principali ragioni la difficoltà, nell’ultimo biennio, di assicurare il tirocinio per gli studenti e terminare così in tempo il percorso formativo.

Scende sotto le 10mila unità il numero dei laureati in Infermieristica

Attrattività della professione infermieristica. Un tema sul quale la Fnopi è tornata più volte, anche perché ai giovani che scelgono questo percorso – tanto appagante quanto complicato – ad oggi non è assicurato un reale iter di carriera né una vera e propria valorizzazione del ruolo.

Considerazioni confermate dagli ultimi numeri – elaborati da Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza nazionale Corsi di laurea delle professioni sanitarie e docente nel corso di laurea in tecniche di neurofisiopatologia dell’Università di Bologna, su dati del Ministero dell’Università e della Ricerca – dai quali emerge che, per la prima volta negli ultimi undici anni, la quota dei laureati in Infermieristica nel nostro Paese è scesa sotto le 10mila unità.

Un calo che preoccupa, poiché per i professionisti sanitari – rispetto alla media annuale dal 2011 al 2022 – i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021.

Certo, che la professione infermieristica guardi al futuro non ci sono dubbi: nel 2020 è stata infatti l’unica laurea tra le sanitarie che ha visto aumentare le domande di quasi l’8% contro una diminuzione, più o meno evidente, delle altre e secondo i dati a un anno dalla laurea in tempi pre-Covid già l’80% era in servizio.

Ma le criticità restano. E il numero dei laureati in Infermieristica che scende – con il 25% dei posti a bando a rimanere vuoto – è un dato. Tra le ragioni più forti c’è la difficoltà, negli ultimi due anni di emergenza pandemica, di assicurare il tirocinio per gli studenti (e terminare quindi in tempo il percorso formativo). Eloquente, in questo senso, quanto registrato a dicembre all’Università Vanvitelli di Napoli, dove un professore a contratto aveva segnalato alla redazione di Nurse24.it le criticità riguardanti i tirocini e i progetti formativi, in stand-by oppure bloccati da mesi.

Con gli studenti dell’università campana che, da parte loro, denunciavano una situazione ancora più allarmante: Siamo al secondo anno e ancora non abbiamo avuto l’opportunità di entrare in un reparto d’ospedale per comprendere l’effettivo valore di questo mestiere. Siamo stati vaccinati con la promessa di iniziare a luglio il tirocinio, luglio è diventato settembre e a settembre ci hanno detto che il tirocinio sarebbe iniziato a gennaio. Siamo a metà dicembre e non abbiamo ancora iniziato il ciclo di visite e controlli per poter accedere ai reparti.

Fatto sta che oggi ospedali pubblici e privati, residenze sanitarie assistenziali, cliniche private lamentano la carenza di personale infermieristico.

Alcuni reparti faticano ad aprire, altri non risultano a regime, con le liste d’attesa che – inevitabilmente – si allungano. E la coperta diventa sempre più corta, nonostante l’attivazione di straordinari (non sempre pagati) e la cronicità di turni estenuanti per il personale (bypassando anche la soglia prevista dal contratto). L’impatto, inutile nasconderlo, è tremendo sia per i professionisti sanitari – incremento delle malattie, sindrome da burnout, abbandono della professione infermieristica – sia per i pazienti stessi.