L’esperienza di tirocinio degli studenti di infermieristica

Scritto il 26/03/2021
da Daniela Berardinelli

Il tirocinio per gli studenti di Infermieristica rappresenta una tappa fondamentale per il loro processo di apprendimento e per il consolidamento delle loro conoscenze. Quello che si apprende dalla teoria è necessario, infatti, trasferirlo nella pratica con uno sforzo di interpretazione ed adeguamento al setting di tirocinio. Il Corso di Laurea in Infermieristica è spesso percepito dagli studenti come impegnativo, soprattutto per i suoi ritmi incalzanti. Ad esplorarne il vissuto è stato uno studio italiano condotto principalmente in atenei toscani e pubblicato sulla rivista italiana Professioni Infermieristiche.

Percezioni di studenti del II° e III° anno del CdL in Infermieristica

Il tirocinio rappresenta una tappa fondamentale per il processo di apprendimento degli studenti

Per gli studenti coinvolti in questo studio l’esperienza di tirocinio è considerata complessivamente di buona o ottima qualità in area medica, chirurgica, pediatrica e di assistenza domiciliare.

Le principali cause di stress riportate sono la mancanza di feedback da parte degli infermieri della sede di tirocinio, rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati e la stanchezza dovuta ai turni. Gli studenti dichiarano anche di aver sperimentato uno spiacevole senso di impotenza legato alle patologie degli assistiti e alle modalità di organizzazione insite all’interno del gruppo di lavoro.

I problemi comuni riscontrati sono la lontananza dalla sede di tirocinio, il doversi spostare con mezzi pubblici e gli orari della turnistica. Nonostante queste difficoltà il tirocinio rappresenta un cambiamento radicale nella vita degli studenti, in termini sia di qualità che di abitudini ed è percepito come una tappa fondamentale del percorso di studi.

Come affrontare il tirocinio di Infermieristica

Per poter essere affrontato in modo proficuo gli studenti sottolineano l’importanza delle conoscenze propedeutiche al tirocinio, differenziando i livelli di complessità e suggerendo di dedicare al terzo anno sedi come le aree critiche e l’assistenza domiciliare, le quali richiedono una buona padronanza dell’arte infermieristica.

Anche rifrequentare reparti di area medica al terzo anno permette di comprendere meglio il valore dell’assistenza e di approfondire tematiche considerate “premature” al primo anno, per la limitata conoscenza teorica. Il percorso dei tirocinanti spesso si accompagna anche ad un timore dovuto alla mancanza di esperienza in alcune aree, come ad esempio il Pronto soccorso, in previsione del futuro lavorativo.

La padronanza delle tecniche riveste un valore importante per gli studenti, che necessitano di doversi sperimentare il più possibile. Gli aspiranti infermieri riferiscono una percezione positiva dell’esperienza vissuta in tirocinio quando si sentono parte integrante dell’equipe e avvertono disponibilità da parte dal gruppo di lavoro in cui si inseriscono.

L’esperienza riportata però non è sempre positiva: alcune volte viene avvertito un senso di abbandono e di inadeguatezza. Questo perché l’affiancamento al tutor clinico assegnato non è percepito come adeguato, sia in termini di presenza che di disponibilità ad insegnare. Un altro aspetto critico correlato al tirocinio è il “peso” del giudizio e l’aver sperimentato delle critiche ritenute non costruttive dai tutor clinici o dagli infermieri affiancatori.

I tutor universitari e clinici

Il rapporto con i tutor, sia clinici che universitari, è ritenuto fondamentale. Il tutor universitario funge da supporto allo studente lungo tutto il suo percorso di formazione triennale ed è maggiormente efficace nello svolgimento della sua funzione tanto maggiore è la sua esperienza e competenza in ambito clinico. Gli studenti ritengono indispensabile potersi esprimere con i propri tutor universitari, soprattutto per discutere di difficoltà e incomprensioni.

Il tutor clinico, che invece accompagna l’esperienza dello studente nella pratica clinica dei contesti di tirocinio, viene identificato come un modello professionale da perseguire. Questa figura è ritenuta centrale non solo in termini di apprendimento e feedback, ma anche nel trasmettere l’importanza della competenza sia clinica che relazionale.

Agli studenti risulta infatti subito evidente il livello di complessità sul quale si snoda il lavoro dell’infermiere. Non esiste solamente il piano della clinica ma anche quello della relazione, con il paziente, il caregiver e gli altri membri dell’equipe sanitaria.

La capacità relazionale è avvertita come componente core della formazione di un infermiere, che deve essere perpetuata nel tempo e mai abbandonata durante il percorso di vita professionale. Un tutor clinico, secondo gli studenti, non devo solo essere in grado di fare, ma cosa più importante deve saper insegnare, perché per quanto tu possa essere bravo, se non sai comunicare non puoi trasmettere.

L’altra faccia della medaglia è infatti la presenza e l’affiancamento di infermieri spesso demotivati, affaticati, che insinuano dubbi e negatività nel percorso degli studenti, mancando di feedback ed insegnamenti costruttivi. La scelta del tutor clinico deve quindi essere ponderata e un metodo educativo molto apprezzato dagli studenti consta nel sondare prima le basi per poi andare a colmare eventuali lacune.

La passione per il proprio lavoro

La presenza di un tutor clinico abile nell’insegnamento si traduce positivamente nella trasmissione della passione per il proprio lavoro e questo spesso è illuminante per lo studente, perché i dubbi si dipanano e aumenta la sicurezza e la stima professionale. Il tirocinio trasmette quindi agli studenti la tangibilità dell’importanza del lavoro infermieristico e mostra la sottile linea di confine tra la vita e la morte, conferendo senso e valore a quanto si sta imparando.

Un problema purtroppo già noto da tempo alla professione è il distacco tra la teoria e pratica, che permane agli occhi degli studenti di oggi come un gap importante. Una soluzione ipotizzata dai tirocinanti per colmare questa differenza è la costruzione di una rete continuativa solida di comunicazione tra tutor universitari e tutor clinici, attraverso colloqui durante il tirocinio con gli studenti e gli infermieri del reparto.

Sebbene questo studio abbia coinvolto un numero limitato di partecipanti (177 studenti nella risposta al questionario e 11 nelle interviste) e i risultati non siano generalizzabili alla totalità degli studenti di infermieristica italiani, è utile diffonderli per poter riflettere insieme su come migliorare e potenziare l’esperienza di apprendimento più importante di questo percorso di laurea professionalizzante.