È possibile l'amore anche tra stomizzati

Scritto il 08/04/2016
da Angelo

Nella sua tesi di laurea l'Infermiera di di origini marchigiane fa il punto sui rapporti interpersonali e di coppia tra pazienti con stomie. Quello che ne viene fuori è entusiasmante e ci fa riflettere.

Tesi infermieristica pazienti stomizzati

È possibile l'amore tra stomizzati? Secondo la neo-infermiera Elisa Ceciliani, laureatasi a Rimini qualche mese fa e neo-assunta in un Ospedale inglese, è una cosa ovvia e scontata, ma non tutti lo sanno, soprattutto chi è portatore di stomia. E' quanto emerso da una revisione narrativa realizzata dalla stessa Elisa per la sua Tesi di Laurea in Infermieristica dal titolo emblematico "Sessualità e dimensione affettiva nella persona con enterostomia".

Il lavoro è stato relato dalla docente di "Metodologia Infermieristica Applicata", Costanza Mele, e co-relata dalla collega infermiera Giuseppina Messina del Centro ARISTOM di Rimini.

Ceciliani
Elisa (la seconda da sinistra) con alcune colleghe di corso

Elisa ha 22 anni, è originaria di Osino, nei pressi di Ancona e come dicevamo ha studiato a Rimini per diventare Infermiera. Dallo scorso novembre ha cercato lavoro in Italia, ma alla fine si è arresa e ha scelto volontariamente la strada inglese. Da qualche giorno è stata, infatti, assunta a Leicester dove lavorerà come Infermiera presso la Medicina presso il Glenfield Hospital.

La nostra interlocutrice da marzo a maggio 2015 ha partecipato ad un progetto Erasmus a Nancy in Francia, dove ha svolto tirocinio clinico in 3 reparti differenti.

L'abbiamo intervistata, vediamo cosa ci ha raccontato.

Da qualche giorno hai lasciato l'Italia per l'Inghilterra, dove hai iniziato a lavorare al Glenfield Hospital di Leicester. La tua è stata una scelta obbligata o la volontà di migliorarti e di realizzarti attraverso una esperienza estera?

La mia scelta di lavorare a Leicester in Inghilterra è stata del tutto volontaria, l'ho vista sempre come un'opportunità irripetibile di conoscere una realtà sanitaria differente dalla nostra per apprendere quanto più possibile da un'esperienza estera. Inoltre, le offerte di formazione e di progressione professionale infermieristica inglese mi hanno sollecitato ancora di più nella scelta. Poi è sempre stato un mio sogno imparare bene la lingua inglese.

Ti sei appena laureata in Infermieristica a Rimini qualche mese fa. Come è stata la tua esperienza formativa da studentessa nella cittadina romagnola?

L'esperienza universitaria a Rimini è stato bellissima, la città è stimolante sia dal punto di vista sociale che culturale. Non mancano mai eventi interessanti e iniziative per giovani, anche a livello sportivo (giocavo nella squadra universitaria Cusb di pallavolo). Per i trasporti è ben organizzata soprattutto per chi come gli studenti di Infermieristica devono spostarsi per i tirocini clinici nei vari distretti.

Rispetto ai tirocini clinici effettuati presso l'AUSL Romagna avresti voluto migliorare qualcosa?

Per quanto riguarda i tirocini clinici, l'unica considerazione che mi viene spontanea va agli studenti infermieri che a volte vengono considerati più come forza lavoro che come allievi in via d'apprendimento. Tutto dipende dal tutor responsabile e da come il coordinatore infermierico impronta l'attività formativa.

L'Università di Bologna - Polo di Rimini è riuscita secondo te a formarti rispetto al mondo del lavoro? Sapevi già che in Italia sarebbe stato difficile lavorare?

Sì, secondo me ha formato noi studenti in modo completo, con buone possibilità di apprendimento. Le difficoltà nel mondo del lavoro erano già note durante i tre anni di corso, non sono mai state una novità, soprattutto dalle testimonianze dirette degli infermieri sul campo.

Conosci cosa sono l'IPASVI e l'ENPAPI? L'Università ti ha formata anche su questi Enti?

Sì conosco i due enti presentati entrambi dalla nostra università, In particolare modo l'Ipasvi. Sull'enpapi, invece, probabilmente per una mia mancanza di approfondimento, sono un po' meno informata.

Ma di cosa parla la tua tesi nello specifico?

Come ho scritto nella mia introduzione, la presenza di una stomia innesca nella persona sentimenti di impotenza verso la propria condizione di malattia. Spesso il timore dei cambiamenti che il paziente percepisce di subire, soprattutto nel suo corpo, lo fanno estraniare e stentare a riconoscerlo come proprio: cambia la sua visione di relazionarsi, pensare e affrontare gli eventi della vita e, di conseguenza, cambia la percezione dell’immagine corporea e della vita sesso- affettiva. L'argomento della sessualità è un tabù per molte culture e società internazionali: ciò che ne risente è, anche, la sanità, all'interno della quale non vi è la completa libertà e scioltezza nell'affrontare simili temi. Da un’analisi nazionale e internazionale della letteratura, è evidente la penuria di materiali, studi e ricerche scientifiche circa la vita sessuale degli assistiti portatori di stomia; emerge la necessità di approfondimenti su questo problema che, non sempre, viene considerato tale.

La scelta dell’elaborato ha l’obiettivo di analizzare i problemi della sessualità e dell’affettività, che affliggono la persona portatrice di stomia intestinale ed il proprio partner. Aspetto fondamentale è la presa di coscienza di una situazione difficile e di imbarazzo, che coinvolge tanto gli stomizzati quanto gli infermieri stomaterapisti, figure di riferimento come case manager. Portando così alla consapevolezza gli elementi di criticità, il problema può essere affrontato per individuare degli interventi a vantaggio della persona presa in carico. Materiali e metodi: Viene condotta una revisione narrativa della letteratura di documenti ed articoli scientifici, dal 1982 fino al 2015, in lingua italiana ed inglese, i cui criteri di inclusione comprendono: adulti dai 18 ai 65 anni di età, sia maschi, sia femmine, portatori di stomia intestinale da almeno un mese dall’intervento chirurgico. Sono state consultate le banche dati internazionali Medline, The Cochrane Library e Cinahl, attraverso parole chiave libere e termini Mesh: 27 articoli sono stati reperiti, di cui 9 esclusi dopo l’applicazione dei criteri d’inclusione. Inoltre, sono stati consultati: la linea guida internazionale RNAO, le relazioni di atti di congressi AIOSS, il motore di ricerca Google, gli articoli di riviste AISTOM, FAIS ed IPASVI. Tutti gli studi sono stati catalogati ed organizzati in categorie di appartenenza.

Quali risultati hai ottenuto?

La ripresa della attività sessuale, precedente allo stoma, può risultare difficoltosa a causa delle disfunzioni sessuali, derivanti dall’intervento chirurgico. Ma, la causa, che coinvolge la sfera emotiva, può inoltre generare preoccupazioni e paure collegate agli odori, ai rumori e al distacco della sacca, alla reazione del partner per la presenza della stomia: il rapporto, di conseguenza, può risultare non del tutto o per niente soddisfacente.

I partner, spesso figure di supporto per gli stomizzati, vivono, assieme a questi ultimi, i cambiamenti connessi alla stomia, anche nell’intimità di coppia: necessitano anch’essi di riadattamento al nuovo progetto di vita. L’omosessualità, i fattori culturali e religiosi possono condizionare il processo riabilitativo postoperatorio. L’argomento sessuale dovrebbe essere affrontato dal personale sanitario con debita specificità e sensibilità, di cui lo stomaterapista è la figura di riferimento. Le informazioni vengono fornite di rado nel preoperatorio, nonostante questo sia il desiderio degli assistiti, e sono, spesso, inadeguate o assenti: la maggior parte degli infermieri riferisce una mancanza di conoscenza di strumenti e modelli operativi per approcciarsi al tema della sessualità. Stomizzati e stomaterapisti evidenziano difficoltà ed imbarazzo nel trattarlo.

Nello specifico cosa è emerso dal tuo studio?

L’indagine conferma la presenza di criticità circa la sfera sessuo-affettiva della persona portatrice di stomia intestinale: è rilevante la necessità di includerla come parte integrante degli aspetti fondamentali nella vita di un individuo. Tale componente deve essere indagata sistematicamente, in primis dall’infermiere stomaterapista, con la possibilità di utilizzare questionari compilativi ed opuscoli informativi adiuvanti ad affrontare l’argomento, evitando di tralasciare fattori rilevanti. L’assistito ha diritto a ricevere informazioni sulla sessualità, già dal periodo preoperatorio, affinché vengano garantiti la volontà di “sapere” e il diritto di autodeterminazione. Nel processo assistenziale è opportuno includere anche i partner, nell’eventuale volontà dell’assistito di coinvolgerli. Corsi di formazione specifici sulla sessualità, corsi post-laurea in counselling e audit clinici possono stimolare miglioramenti nelle cure assistenziali, assieme alla collaborazione multidisciplinare d’equipe. Sono necessari, inoltre, ulteriori studi di approfondimento nazionale ed internazionale, che indaghino più a fondo i presenti aspetti critici e sviluppino interventi specifici di supporto ai singoli portatori di stomia intestinale, e ai loro alle partner.

Grazie Elisa!