Il Primary Nursing nel modello per Intensità di Cure

Scritto il 07/01/2016
da Redazione

PrimaryNursing

L' esperienza del Pronto Soccorso del presidio di Gardone Val Trompia in una tesi di laurea di Isabella Romano.

BRESCIA. Ho svolto il mio lavoro di tesi in infermieristica presso il Pronto Soccorso del presidio di Gardone Val Trompia - Azienda ospedaliera Spedali civili di Brescia - dove ho potuto osservare i cambiamenti che erano in corso nel reparto: si stava affrontando infatti il passaggio ad un’organizzazione per Intensità di Cure con l'implementazione del primary nursing.

Questa nuova organizzazione coniuga al meglio sicurezza, efficienza, efficacia ed economicità, l’assistenza assume una parte fondamentale in questo tipo di organizzazione e rappresenta infatti una grande occasione di crescita per la figura dell’infermiere; l’obiettivo primario è quello di prendersi carico non più della patologia, ma del paziente stesso nella sua globalità, tenendo conto non solo degli aspetti clinici ma anche di quelli psicologici, sociali e economici e rendendo la persona protagonista attivo nel suo percorso di salute e malattia.

L’infermiere ha quindi un ruolo chiave ed è un potenziale fattore di cambiamento ad alta significatività, sostenuto dai progressi della professione in ambito formativo, organizzativo e clinico; il modello assistenziale che si è rivelato più adeguato all’organizzazione per Intensità di Cure è il modello del Primary Nursing.

Passaggio dalla vecchia alla nuova organizzazione

Durante la mia esperienza presso il Pronto Soccorso del presidio di Gardone Val Trompia nei mesi di novembre e dicembre 2014 ho potuto osservare il funzionamento della “vecchia” organizzazione: un’organizzazione per compiti, al cui centro vi era la visita e il colloquio con il medico.

Per la presa in carico globale si è resa necessaria l’ introduzione di un nuovo strumento di gestione multi professionale informatizzato: la cartella clinica integrata informatizzata.

L’attivazione dei fast-track

Il fenomeno del sovraffollamento è una realtà molto presente nelle strutture di Pronto Soccorso; in massima parte sono patologie e situazioni non di emergenza che portano però ad un aumento della percentuale di malpractice e di possibilità di errore dovuto alla maggiore pressione sul personale ed al minor tempo a disposizione per il paziente.

Poiché la maggioranza dei casi clinici che si presentano in Pronto Soccorso hanno una codifica di priorità media e bassa, è proprio sul trattamento di questi ultimi, quando possibile, che è necessario trovare una soluzione per attenuare il problema. Una delle possibili soluzioni è l’utilizzo dei fast track, strategia che permette di arginare le lunghe attese conciliando i criteri di efficacia ed efficienza, accelerando i percorsi diagnostico – terapeutici senza penalizzare la qualità dell’assistenza.

La persona accettata in triage, dopo essere stata valutata dall’infermiere triagista che la prende in carico, viene immediatamente inviata in consulenza con lo specialista di cui necessita, per poi tornare in Pronto Soccorso per la dimissione e la chiusura della pratica con il medico."

Attraverso l’attivazione di questi percorsi, i pazienti riducono i tempi dell’esecuzione del percorso di cura e permettono agli operatori di potersi dedicare a situazioni più critiche e complesse.

L’introduzione dei fast track rappresenta una buona occasione per maturare caratteristiche professionali che valorizzano il rapporto infermiere – paziente e le abilità professionali che conferiscono qualità all’assistenza erogata: obiettivo primario però è l’acquisizione da parte del gruppo infermieristico delle responsabilità professionali.

Conclusioni

Dal lavoro svolto, possiamo in conclusione dire che l’ipotesi iniziale è stata confermata, poiché i cambiamenti che si sono verificati sono decisamente positivi.

Dall’elaborazione dei risultati è infatti emerso un importante cambiamento per quanto concerne il tempo di permanenza in Pronto Soccorso: vediamo infatti che i tempi d’attesa sono notevolmente diminuiti e ciò significa che la persona intraprende, attraverso la presa in carico da parte dell’Infermiere Referente, il suo percorso di cura in tempi più rapidi; vi sono quindi conseguenze positive sia dal punto organizzativo, ma soprattutto dal punto di vista del comfort del paziente.

Molto positivi sono anche i risultati dei questionari di gradimento, i cui dati sono indice di una generale soddisfazione degli utenti rispetto al servizio ricevuto: da sottolineare il fatto che la percentuale di utenti “molto soddisfatti” risulta relativo al giudizio sull’assistenza infermieristica.

Dal punto di vista professionale, il Primary Nursing è un mezzo attraverso il quale l’infermiere può lavorare al massimo delle sue capacità professionali in una maggiore autonomia, attuando le prestazioni che gli competono sostenute dal pensiero critico attraverso il quale affronta le situazioni; il professionista ha a disposizione strumenti di gestione che sottolineano come la sua figura sia fondamentale nella gestione dei pazienti nel Pronto Soccorso e, attraverso la possibilità di lavorare in autonomia e l’introduzione della figura dell’infermiere referente, come la presa in carico porti ad un miglioramento delle dinamiche dei percorsi in Pronto Soccorso e dia la possibilità ai pazienti di avere una persona riconosciuta a cui potersi rivolgere e da cui verranno accompagnati per tutto il tempo di permanenza.

Questo sicuramente porta ad una maggiore soddisfazione delle persone che vengono assistite poiché il periodo di permanenza in cui il paziente deve aspettare in sala d’attesa prima di essere preso in carico e di iniziare il suo percorso di cura viene decisamente ridotto dalla possibilità dell’infermiere referente di occuparsi subito di lui e prenderlo in carico.

E’ fondamentale che l’agire infermieristico sia a maggior ragione sostenuto da pensiero critico e da conoscenze basate sulle ultime evidenze scientifiche e secondo i criteri di best practice. In conclusione, si può sottolineare come sia possibile apportare dei miglioramenti nella gestione dei pazienti attraverso una riorganizzazione della gestione delle risorse: dal punto di vista delle risorse umane infatti non è stato applicato nessun cambiamento, è stato semplicemente eseguito un riassetto gestionale attraverso l’implementazione di un modello. Per fare questo però è necessario che i professionisti, dalla loro parte, siano disponibili a mettere in campo le loro abilità e ad assumersi importanti responsabilità e che siano guidati da una leadership propositiva e motivante.

Isabella Romano (neo-laureata in Infermieristica)

Dario Gasparetti (Infermiere e relatore della tesi)