Il vissuto degli infermieri nella gestione delle emergenze

Scritto il 12/07/2022
da Daniela Berardinelli

Quante volte gli infermieri si sono trovati ad assistere un paziente durante un’emergenza? Spesso sono i primi attori che prestano soccorso in casi di criticità, ma qual è il loro vissuto durante questi eventi? Una revisione di letteratura ce lo racconta.

Le emozioni durante le emergenze: cosa provano gli infermieri

La gestione delle urgenze può scatenare una molteplicità di emozioni negli infermieri, che vengono descritte attraverso diverse sfumature ed accompagnate da domande a carattere etico. Gli ambienti dove si svolgono gli interventi rianimatori vengono percepiti dagli infermieri come altamente confusionari.

Questo caos si accentua quando non è presente una leadership efficace, che alimenta una confusione fra i ruoli e può compromettere la sequenza delle azioni da effettuare. Altri fattori che complicano lo scenario sono la scarsa comunicazione tra i professionisti coinvolti, la presenza di troppi o pochi sanitari, le pressioni dei familiari o la mancanza di strumentazione adeguata.

La confusione nei ruoli è presente più di quanto si possa pensare, spesso l’assegnazione delle varie funzioni avviene in modo casuale, non identificando direttamente un leader che guiderà l’intervento rianimatorio. I ruoli e le responsabilità frequentemente non sono assegnate a priori. Laddove sia previsto, in supporto può intervenire un team specializzato in emergenze (MET-Medical Emergency Team) che, se da un lato coordina e supporta l’équipe, dall’altro può essere percepito come un ulteriore elemento caotico.

Esiste inoltre anche una dimensione interna del caos, che viene avvertita come una sensazione di panico o sopraffazione dagli eventi, dove il tempo per pensare è ristretto e la preoccupazione di poter commettere errori è elevatissima. Bisogna agire in fretta. Questi istanti concitati vengono poi ricordati dagli infermieri, attraverso i suoni, i movimenti attuati, anche a distanza di mesi.

I dilemmi etici accompagnano molto frequentemente la vita dei sanitari e i contesti emergenziali ne sono ricchi. Gli infermieri svolgono un ruolo di advocacy molto importante per i propri pazienti, tutelano le loro volontà e dignità e spesso si domandano quanto sia appropriata una manovra rianimatoria e in quali casi si debba invece desistere o addirittura fermarsi. Laddove le volontà dei propri assistiti non siano state chiaramente espresse le difficoltà sono ancora più accentuate.

Gli infermieri non si sentono sufficientemente coinvolti nelle decisioni che vengono intraprese durante le manovre rianimatorie e questo suscita in loro un forte malessere. Raramente ricoprono un ruolo da leader nel coordinamento delle azioni. Spesso sentono di svolgere un ruolo passivo, marginale, nonostante siano le figure più vicine al paziente

La sicurezza nello svolgimento di manovre rianimatorie aumenta se gli infermieri hanno partecipato a corsi di formazione specifica come l’advanced life support o a esperienze di simulazione di scenari clinici-assistenziali. Quest’ultime vengono riconosciute come fondamentali dai professionisti, per mantenere l’allenamento e la confidenza nell’esecuzione delle manovre salvavita.

A tali eventi critici non sempre segue un momento di discussione collegiale. Il debriefing post urgenza è fondamentale, ma raramente viene attuato nelle realtà cliniche. Il confronto e la discussione servono a rielaborare le azioni, i vissuti degli operatori e a capire cosa si potrebbe migliorare in futuro o anche cosa potrebbe non aver funzionato. È un momento di recupero psicologico importante. L’assenza di dialogo al termine di questi eventi lascia spesso dei quesiti irrisolti e delle residue emozioni negative.

Nei rari casi in cui i debriefing vengono attuati sono a carattere informale e si verificano solo quando gli infermieri sono francamente spossati o colpiti dall’evento accaduto. Sarebbe invece utile che divenissero strutturati e si svolgessero al termine di ogni evento traumatico.

La formazione specifica, l’inclusività delle figure, la chiara identificazione di un leader e l’attenzione alla sfera emotiva e psicologica sono fattori che non possono essere trascurati, perché cambiano la vita dei pazienti e di coloro che quotidianamente li assistono. Ascoltare le voci degli infermieri potrebbe essere un primo passo per riconoscere questi elementi come fondamentali e migliorare la qualità delle cure in tutti i setting, non solo di area critica.