Spotting: cos’è e come riconoscerlo

Scritto il 07/09/2021
da Sara Visconti

Il termine “spotting” deriva dall’inglese “to spot”, ovvero “macchiarsi”. In ambito ginecologico, con "spotting" si intende la perdita di piccole quantità di sangue proveniente dall'utero fuori dal contesto del normale ciclo mestruale.

Caratteristiche dello spotting e target di donne interessate

In particolare la perdita di sangue uterino che caratterizza lo spotting è meno consistente di quella tipica del flusso mestruale e dal colore diverso (marrone scuro), non è accompagnata dai sintomi tipici del ciclo mestruale, come crampi addominali, affaticamento, tensione mammaria e sbalzi di umore.

Le donne in età fertile rappresentano il target dello spotting, un disturbo che può presentarsi nei giorni che precedono la mestruazione, durante l'ovulazione oppure nell'immediato periodo post ciclo ovarico.

Durante l’età fertile, a metà ciclo, in corrispondenza con l’ovulazione, lo spotting può essere un fenomeno fisiologico. Tuttavia, prima di arrivare a questa conclusione, è bene che la donna riferisca al proprio ginecologo di queste perdite per escludere le altre cause dello spotting.

Quando lo spotting si manifesta in età post fertile merita un’attenta valutazione, poiché può essere un campanello d’allarme di patologie più gravi; infatti, in menopausa è uno dei primi indici di patologie oncologiche a carico dell’endometrio o dell’utero. Il 10% delle donne che assume la pillola anticoncezionale soffre di spotting nei primi mesi di terapia contraccettiva.

Cause di spotting

Lo spotting non deve mai essere sottovalutato; nonostante nella maggior parte dei casi rappresenti una condizione innocua ed assolutamente reversibile, necessita della valutazione di uno specialista ginecologo.

La paziente viene sottoposta ad una visita ginecologica che mira ad individuare le cause di spotting; sarà cura del ginecologo, qualora lo ritenga opportuno, prescrivere esami come analisi del sangue (coagulazione, dosaggi ormonali, emocromo), ecografia trans vaginale, pap test, colposcopia, isteroscopia, ecografia pelvica e laparoscopia.

Le cause che provocano il disturbo si classificano in due grandi categorie, organiche e funzionali, spesso intrecciate tra di loro. Di seguito un elenco delle principali cause. A parte consideriamo lo spotting determinato dai metodi anticoncezionali.

Cause organiche

Cause funzionali

Escluse le cause organiche si ricercano le cause funzionali; i fattori di seguito elencati possono determinare alterazioni dell’equilibrio ormonale e quindi favorire la comparsa di spotting:

  • Stress
  • Obesità, bulimia, anoressia e disturbi del comportamento alimentare in genere
  • Diete drastiche, carenze vitaminiche
  • Diabete, ipercolesterolemia
  • Sedentarietà, fumo
  • Periodo post puberale e premenopausale

Causa metodi anticoncezionali

I metodi anticoncezionali (pillola estroprogestinica, anello vaginale, cerotto, spirale) hanno un ruolo nel determinare la comparsa di spotting come effetto collaterale transitorio. Nei primi 2-3 mesi d'assunzione l’estroprogestinico potrebbe causare spotting, perché l'organismo si deve adattare alla modulazione ormonale oppure si manifesta quando il dosaggio estro progestinico è troppo basso.

Lo spotting che si protrae oltre i primissimi mesi d'assunzione del contraccettivo, invece, non dipende tanto dal dosaggio troppo basso, quanto piuttosto dalla frequenza di assunzione non regolare dello stesso. Per quanto riguarda la spirale, potrebbe essere dovuto ad un inserimento scorretto della stessa.

Altro caso è invece lo spotting nelle prime settimane di gravidanza, che potrebbe essere legato all’impiantarsi dell’ovulo fecondato nell’utero, oppure può ricondurre alla condizione abortiva.

Trattamento dello spotting

La terapia, ove necessaria, è strettamente legata alla tipologia di causa scatenante.

Si può agire preventivamente cercando di contrastare con un buon stile di vita quei fattori che potrebbero agire sull’equilibrio ormonale come stress, alimentazione, fumo, attività fisica.