Corruzione, gip conferma il carcere per Schiavon e Bernardini

Scritto il 20/02/2019
da Redazione

La detenzione in carcere è la proporzionata misura da applicare, visto il pericolo attuale e concreto e di grado così elevato di reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi da parte degli indagati. Così il gip Elvira Tamburelli, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il presidente dell’Enpapi, Mario Schiavon e il dg Marco Bernardini, arrestati nella mattinata del 19 febbraio dal nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza per il reato di corruzione.

Confermato il carcere per i vertici Enpapi, il gip: Avidità degli indagati

Mario Schiavon, presidente Enpapi

L'emissione di una ordinanza cautelare in carcere è stata motivata con le condotte corruttive sin qui emerse alle indagini - scrive il giudice -, il totale disinteresse di Schiavon e Bernardini rispetto all'Ente e al suo patrimonio, anche a danno di migliaia di lavoratori iscritti all'istituto previdenziale, l'avidità mostrata da Schiavon al pari dei privati corruttori.

A finire in manette insieme a loro, nell'ambito dell'Operazione Rococò, sono stati anche Giovanni Egidio Conte, vicepresidente della TenderCapital, l’avvocato P.G. ed il commercialista Enrico Di Florio.

Sul punto il giudice è netto: a giustificare l'ordinanza, le operazioni finanziarie anche pregiudizievoli per l’Enpapi, per locupletare ingenti guadagni illeciti, il ricorso sistematico, osservato nelle corruzioni, ad operazioni finanziarie assai complesse e di difficile ricostruzione e ad ogni meccanismo utile a schermare le loro persone, le plurime condotte di inquinamento probatorio registrate sino ai tempi più recenti.

La gravità degli addebiti per il gip è tutta ricostruita nelle poco più di 60 pagine del provvedimento restrittivo. È significativa – per il magistrato – la circostanza che Bernardini si è anche attivato per la bonifica dei propri uffici in ragione della possibile presenza di strumentazione tecnica per l’attività di intercettazione ambientale, che poi è rimasta sospesa per quattro giorni.

Così come vengono ritenute significative le conversazioni successive alle perquisizioni dell’11 dicembre scorso - come riporta askanews - in cui gli indagati palesano forti preoccupazioni per l’inchiesta in corso, si mostrano cauti nelle comunicazioni, si attivano per ‘gestire’ la situazione.

Il gip Tamburelli riporta un dialogo in cui il dg di Enpapi rappresenta al presidente Schiavon l’opportunità di non utilizzare whatsapp per le comunicazioni; o in quella del 25 gennaio scorso tra Bernardini e l'avvocato G. da cui si evince che gli indagati si sarebbero attivati con ‘un generale’ non meglio indicato per l’ipotesi in cui le cose ‘si mettessero male'.

Da altre intercettazioni emerge come gli indagati, a diverso titolo, si sono prodigati per tentare di occultare le prove formate o ‘formande’ ed inquinarne la genuinità, anche ostacolando la prosecuzione delle indagini. Come il caso in cui si suggerisce le giustificazioni da fornire in ipotesi venga alla luce la vicenda di una casa in Sardegna.

Desideriamo rassicurare gli iscritti all’ENPAPI (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica) che l’Ente continua ad essere pienamente operativo, svolgendo ogni attività in base alle esigenze degli associati.

Attendiamo con fiducia che la magistratura faccia il suo corso, auspicando che l’esito del lavoro di indagine possa accertare l’estraneità dei fatti oggi contestati ai vertici dell’Ente.