Ocse 2024: stipendi infermieri italiani si confermano tra i più bassi d’Europa
Il rapporto evidenzia che un infermiere italiano guadagna mediamente soltanto 32,6mila euro l'anno, meno della metà degli infermieri in Lussemburgo (79mila euro) e in Belgio (72mila euro).
Un infermiere italiano ha pertanto livelli di remunerazione, a parità di potere d'acquisto, di oltre due volte inferiori. Dalla classifica, dove agli ultimi posti si collocano Portogallo (22mila euro), Repubblica Slovacca (24mila euro) e Grecia (26mila euro), emerge che gli infermieri italiani non guadagnano più del salario medio di tutti i lavoratori.
Questo dato è in controtendenza rispetto alla media registrata nel 2022 nei Paesi dell'Unione Europea dove la retribuzione degli infermieri ospedalieri era invece di circa il 20% superiore rispetto al salario medio dei lavoratori di altri settori. Oltre che in Italia, questo trend al ribasso è stato riscontrato soltanto in altri tre Paesi (Finlandia, Francia, Portogallo e Svezia).
Sottolineando come si sia rivolta una maggiore attenzione sulle retribuzioni degli infermieri in seguito alla pandemia, gli autori del report evidenziano l'importanza e la necessità di garantire loro un livello di remunerazione sufficiente sia per attrarli che per trattenerli nella professione.
In linea con questa considerazione, risulta che nella maggior parte dei Paesi europei gli stipendi degli infermieri sono aumentati in termini reali già da un decennio, tra il 2010 e il 2019.
Gli incrementi salariali sono stati più significativi soprattutto in Ungheria, Polonia, Repubblica Slovacca e Repubblica Ceca dove gli infermieri hanno ottenuto un aumento medio del 4-5% annuo. Il divario con altri Paesi europei persiste invece in Italia dove, al contrario, gli infermieri hanno subito nello stesso periodo una diminuzione delle retribuzioni.
Ciò si è verificato soltanto in Grecia, Portogallo e Finlandia. Anche nel Regno Unito il reddito annuo degli infermieri è diminuito di oltre il 3%, sebbene aumentato in termini nominali, ma ciò è attribuibile principalmente alle politiche salariali del settore pubblico che erano state implementate tra il 2011/12 e il 2017/18.
Gli analisti evidenziano inoltre come anche l'inflazione, aumentata nel 2021 con un picco l'anno successivo, abbia contribuito, dopo la pandemia, a rendere ampiamente variabile la crescita reale dei salari degli infermieri nei vari Paesi UE. Gli aumenti salariali più sostanziali in termini reali si sono registrati tra il 2019 e il 2022 soprattutto in Ungheria - dove il Governo ha annunciato per gli infermieri un ulteriore aumento dello stipendio medio base del 20% con l'obiettivo che raggiunga il 37% dello stipendio medio base di un medico - Polonia, Slovenia ed Estonia.
Incrementi retributivi per tutti i lavoratori del settore sanitario sono stati concessi nel 2022 anche in Polonia, dove gli infermieri hanno ricevuto un aumento salariale sostanziale raggiungendo mediamente circa il 30%. Anche in Francia gli infermieri hanno beneficiato, seppure in misura minore, di un rialzo stipendiale relativo, tuttavia, all'anno 2021 quando il tasso di inflazione non aveva ancora raggiunto i livelli preoccupanti del 2022. In Italia invece l'aumento nello stesso periodo è stato appena dell1%. Nella maggior parte dei Paesi la crescita della remunerazione degli infermieri in termini reali nel periodo 2019-2022 è stata comunque quasi nulla o negativa a causa dell'aumento dei tassi di inflazione che hanno eroso la crescita salariale nominale.
Sottolineando che gli infermieri non sono stati gli unici tra i lavoratori ad essere colpiti dall'inflazione nel biennio 2021-2022, gli esperti segnalano infine che i salari medi in tutte le professioni, sebbene nel 2023-2024 abbiano ripreso a crescere nella maggior parte dei Paesi dell'Ue dopo la riduzione del tasso di inflazione, restano tuttavia al di sotto del livello del 2019.