e le ragazze, che avviene in ogni paese e cultura causando danni fisici e psicologici a milioni di loro - comprese adolescenti, donne anziane e donne con disabilità - è possibile se si agisce insieme, ora. Perché essa non è mai inevitabile, anzi è prevenibile. È l'appello lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel corso di sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere che si svolgono dal 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione di tale violenza, al 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani.
Oms: rafforzare i sistemi sanitari per prevenire la violenza di genere Si svolgeranno sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere dal 25 novembre (giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne) al 10 dicembre (giornata mondiale dei diritti umani).
Secondo la definizione delle Nazioni Unite, la violenza contro le donne è qualsiasi atto di violenza di genere che provochi, o sia probabile che provochi, danni e sofferenze fisiche, sessuali o mentali alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata .
Tale violenza si manifesta in diversi tipi di abuso, fisico e psicologico, anche con comportamenti di potere e di controllo, che isola, spaventa, umilia, e manipola le donne, rendendole dipendenti e vulnerabili.
Secondo i dati dell'Oms che misurano questo fenomeno drammaticamente pervasivo, attualmente nessun Paese è purtroppo sulla buona strada per eliminare la violenza contro le proprie donne dal tessuto sociale entro il 2030, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Da un recente studio pubblicato su The Lancet Child & Adolescent Health emerge che i tassi di violenza da parte del partner intimo, la forma più comune che colpisce una donna su tre, sono allarmanti in tutto il mondo anche tra le ragazze adolescenti che hanno avuto una relazione.
Quasi un quarto (24%), ossia 19 milioni, ha subito violenza fisica e/o sessuale entro i 20 anni di età, una ragazza su sei (19%) nell'ultimo anno. Fattori sociali, economici e culturali aumentano i rischi delle donne più giovani, riflettendo disuguaglianze profondamente radicate.
Gli esperti ritengono che la violenza precoce che avviene durante gli anni formativi critici per una persona possa causare danni profondi e duraturi. Il fenomeno deve pertanto essere preso più seriamente come un problema di salute pubblica rivolgendo maggiore attenzione alla prevenzione e al supporto mirato .
La violenza del partner può infatti avere effetti devastanti sulla salute dei giovani, sui risultati scolastici, sulle relazioni future e sulle prospettive di vita. Affrontando il problema da una prospettiva sanitaria, la violenza di genere aumenta la probabilità di depressione , infortuni, disturbi d'ansia , gravidanze indesiderate, infezioni sessualmente trasmesse .
L'Oms denuncia che i conflitti armati intensi e prolungati in corso in tutto il mondo, insieme a grandi spostamenti di massa, stanno aumentando significativamente tutte le forme di violenza per milioni di donne, inclusa la violenza sessuale e del partner già preoccupante anche in assenza di guerra.
Si stima che una donna e ragazza rifugiata o sfollata su cinque che vive in emergenze complesse abbia subito violenza sessuale. I dati evidenziano che durante i periodi di crisi spesso aumentano anche i femminicidi, la tratta, il rapimento, il matrimonio infantile e pratiche dannose come la mutilazione genitale femminile .
Per tutte le donne che vivono in emergenze sanitarie aumentano ancora di più anche i rischi e le sfide per accedere alle cure sanitarie. A causa della distruzione dell'infrastrutture, dei pericoli legati allo spostamento in zone di conflitto e della paura di stigmatizzazione o di rappresaglie, le donne affrontano enormi ostacoli nell'accesso ai servizi sanitari essenziali.
Considerando che la prevenzione del fenomeno e il supporto alle sopravvissute sono essenziali in ogni risposta umanitaria, occorre pertanto rafforzare i sistemi sanitari affinché siano capaci di prevenire e rispondere alla violenza di genere , ovunque si consumi, con misure precoci e su misura.
È altresì doveroso che, in caso di guerra, tutte le parti in conflitto rispettino i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani per proteggere la popolazione femminile.
Secondo l'Oms tale questione dovrebbe essere affrontata esplicitamente e in maniera prioritaria anche nei processi di pace e di sviluppo. L'Oms evidenzia inoltre il bisogno urgente di garantire che la prevenzione sia affrontata e finanziata nelle emergenze sin dall'inizio, anche attraverso il coinvolgimento degli operatori sanitari e dei soccorritori in prima linea.
Lo studio pubblicato su The Lancet dimostra che per porre fine a questa piaga sociale è necessario mettere in atto azioni specifiche con politiche che aumentino il rispetto e l'uguaglianza per donne e ragazze e forniscano maggiori tutele legali.
Risulta fondamentale educare sia i ragazzi che le ragazze a sviluppare relazioni sane e a riconoscere quelle abusive, garantire l'istruzione secondaria e promuovere l'emancipazione economica. Per agire è necessario innanzitutto conoscere e rafforzare i dati globali e nazionali sulla violenza, ampiamente sottostimati soprattutto per quanto riguarda le donne più anziane e disabili, così da indagare su quanto realmente sia radicata.
Per porre fine alla violenza in tutte le sue forme occorre capire poi in che modo donne e ragazze, di ogni età e condizione sociale e di salute, sono colpite in modo diverso e, per aiutarle, se e come riescono ad accedere ai servizi sanitari una volta che ne sono vittime.
I servizi sanitari dovrebbero garantire cure empatiche ed incentrate sulle sopravvissute e gli operatori dovrebbero essere maggiormente educati a riconoscere gli abusi, a non ignorare i racconti delle donne e ad attuare una corretta gestione clinica degli effetti sulla salute, anche a lungo termine.
Oltre ad aumentare la visibilità dei rischi elevati di violenza di genere nelle emergenze umanitarie, occorre pertanto garantire che le misure di prevenzione e di risposta alla violenza di genere scaturite in qualsiasi contesto di vita, familiare e sociale, siano integrate nei servizi sanitari e adeguatamente finanziate come standard essenziale.