Un quindicenne è rimasto vittima, così sembrerebbe, di un regolamento di conti tra bande rivali a Napoli. Gli autori sono minorenni come la vittima. A Piacenza un altro quindicenne è indagato per la morte di una ragazza di 13 anni caduta dal tetto di un palazzo. Un paio di settimane fa, a Senigallia, in provincia di Ancona, sempre un quindicenne si è tolto la vita perché, così sembrerebbe, tormentato dal bullismo a scuola. Negli stessi giorni, inoltre, alle porte di Milano, un diciannovenne ha ucciso un lavoratore mentre stava tornando a casa. Voleva rubagli le cuffie; la vittima aveva 31 anni. È poi di queste ultime ore la notizia d’agenzia di una diciottenne uccisa in provincia di Bergamo da un ragazzo di diciannove anni che viveva nel suo stesso condominio.
Gen Z e Alpha tra violenza, solitudine e crisi sociale profonda Difficile pensare di incrementare la natalità, quando non si è in grado di garantire un futuro neanche ai tanti giovani esistenti .
La tentazione è quella di chiudere gli occhi di fronte a tutta questa follia. Chiudere gli occhi, abbassare la testa dallo sconforto e voltarsi verso qualche limbo perduto per isolarsi da tutta questa terrificante realtà.
Un po’ come si fa per i morti di Gaza , o del Libano o di qualsiasi altro luogo del mondo devastato dalla guerra.
Sì, perché quella descritta in pratica si tratta di una guerra sociale e la generazione Zeta mostra sempre più di esserne l’incolpevole vittima; oggetto della stupidità e della violenza politica che sta riportando indietro le lancette della storia a tempi bui, violenti, cattivi. E stupidi.
La cultura è negata, l’istruzione depauperata, saperi e conoscenze ridotti al fronteggiamento e alla legittimazione di chi urla di più. Neanche nello schermo del piccolo televisore portatile si riesce a trovare una salvezza di sorta. Anzi, l’illusione di potersi vendere per pochi euro alimenta follia su follia.
Tutto questo sarà colpa di qualcuno? Degli stessi adolescenti e dei giovani in generale? In un tempo in cui va di moda dare la colpa sempre a qualcun altro, la questione si potrebbe ben liquidare in poco tempo. Ma i molti problemi e la drammaticità delle cronache impongono altri approcci risolutivi a partire dalla consapevolezza che la famiglia e la scuola forse sono le vittime altre di un imbarbarimento sociale e della trasmissione fra generazioni, cui sono state tremendamente sole.
La scuola pubblica poi, quella che dovrebbe farsi carico maggiormente della riproduzione sociale, al pari di molti altri settori del welfare, subisce tagli e peggioramento del suo stato di salute. A detta degli analisti più preparati, con la manovra di fine anno sono previsti tagli di 5660 docenti e di 2065 personale ATA.
E pensare che c’è chi – il Ministro dell’Agricoltura – pensa di affrontare le questioni proponendo il servizio civile in mezzi ai campi a fare concorrenza ai malpagati e maltrattati schiavi immigrati che vi lavorano.
Certo, tutto questo non giustifica l’omicidio, il suicidio, le violenze sessuali di gruppo che vedono la giovinezza di vita e di amore trasformarsi in una iniziazione al peggior machismo di branchi di belve imbottite di miti, e di sostanze. Tutto questo non giustifica il perdere la vita quando ancora questa deve essere.
Ma tutto questo parla di un mondo in cui gli Zeta e gli Alpha troveranno crescenti difficoltà per vivere, amare, lavorare, e cercare di essere felici. Anche se, a volte, per essere felici basta poco. Veramente, molto poco: otto euro .
È sabato sera e sono in fila alla cassa del supermercato per pagare le ultime cose dimenticate per il fine settimana. Non c’è particolare ressa. Una ragazzina arriva alle mie spalle. Ho il cestino della spesa pieno e lei sembra non avere nulla. Le faccio segno di passare avanti e così mi accorgo che ha in mano una bottiglia di vodka. Solo quella.
Due sue amiche l’aspettano fuori, al di là della cassa. Probabilmente lei è stata scelta per pagare perché del gruppo è quella maggiorenne. Mi ringrazia a mezza bocca con un sorriso appena accennato. Rispondo: Prego, l’importante è che non vi facciate male .
Assolutamente , mi risponde un po’ piccata per l’ennesima paternale del boomer di turno . Mi vergogno tremendamente, ma non so cosa altro poter dire. Cosa altro poter fare. La tipa passa il prodotto, mostra la carta d’identità, paga e se ne va assieme alle sue amiche.
È il mio turno. La cassiera è una mia cara amica e non vede l’ora di andare in pensione. Stanca del lavoro, dello sfruttamento, dei tanti acciacchi accumulati in una vita di fatica. Nonostante tutto non ha perso il suo sorriso, anche quando è triste, anche quando, mentre fa passare il mio ultimo prodotto, guarda verso il gruppo di ragazzine che si sta allontanando e dice: Ma come si fa? Mi fanno una tristezza infinita . Già – rispondo – ma con otto euro dove puoi divertirti diversamente il sabato sera in questo schifo di mondo?
Probabilmente tutte e tre le ragazzine non si ubriacheranno così tanto da andare in coma etilico e finire così in un qualche intasato Pronto soccorso della zona. Probabilmente non hanno neanche l’auto per andare da qualche parte e rischiare di schiantarsi per colpa dell’alcol.
Passeranno la serata in un angolo di un qualche parco. Chiacchiereranno, rideranno, si incazzeranno e alzeranno la voce per niente. E poi piangeranno, disperate, col pessimo trucco che perderà vigore e trasformerà ancor più i loro volti. Volti che non hanno neanche il coraggio di permettersi di essere liberi.
La domenica la passeranno a smaltire la sbronza e si avvieranno verso altre giornate in cui cercare di vivere, sperando di non finire sui giornali, o semplicemente aspettando il prossimo sabato in fila davanti a qualche cassa di un supermercato.
È probabile che l’esecutivo in carica, quando i media lo richiederanno, quando la fanfara delle fanfaronate elettorali strillerà ad alta voce, si attiverà per trovare una soluzione per tutte queste vite dimenticate. Una soluzione, tante soluzioni, degne della visione del mondo che in questi due anni, più altri venti di tutta la nostra classe politica, ci è stato mostrato a colpi di sfruttamento, illusioni e speranze frustrate e stage gratuiti in fabbrica (e morte in fabbrica) invece di andare a scuola.
Le carceri minorili esplodono di rabbia, l’abbandono scolastico è una tremenda realtà che peggiora con la disoccupazione giovanile, la fuga all’estero o nelle proprie quattro asfittiche mura di casa.
Difficile pensare di incrementare la natalità , quando non si è in grado di garantire un futuro neanche ai tanti giovani esistenti; di cui troppi sono in fila presso una qualche cassa dall’orlo di un precipizio sociale che ha iniziato anche a franare.