Una misura approvata mentre il confronto è ancora aperto
Le Regioni hanno approvato le linee guida per l’introduzione dell’assistente infermiere, figura prevista dal DPCM del 28 febbraio 2025.
Secondo quanto riportato nel comunicato, le linee guida sono state approvate lo scorso 27 novembre, anche se non risultano ancora disponibili per consultazione. Per Nursing Up, questo elemento è già indicativo della velocità con cui le Regioni stanno procedendo. Il presidente Antonio De Palma parla di una decisione presa “senza un’analisi d’impatto reale e senza ascoltare chi lavora nei reparti ogni giorno”.
Il sindacato sottolinea che il quadro attuale è segnato da carenze strutturali di personale infermieristico, aumento della complessità assistenziale e difficoltà organizzative ancora irrisolte dopo la fase pandemica. In questo contesto, l’introduzione di una nuova figura professionale richiederebbe, secondo Nursing Up, non solo regolazione ma una visione complessiva dei modelli di assistenza.
Una risposta parziale a un problema strutturale
Uno dei punti centrali della critica riguarda il ruolo e la finalità della nuova figura. Nursing Up afferma che l’assistente infermiere non rappresenta una soluzione alla cronica carenza di infermieri e rischia, al contrario, di spostare attività assistenziali su personale non formato per assumersi responsabilità cliniche. Nel comunicato si legge che la misura potrebbe “creare un vuoto professionale e aumentare contenziosi e ambiguità operative”.
Il presidente De Palma ha già depositato un ricorso al TAR contro l’accordo Governo–Regioni, sostenendo che l’intervento normativo sia stato concepito per tamponare criticità immediate, senza affrontare il nodo principale: la necessità di rafforzare il ruolo e il numero degli infermieri qualificati.
La preoccupazione più esplicita riguarda la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti. Nursing Up ritiene che l’introduzione dell’assistente infermiere rischi di generare sovrapposizioni di attività e ruoli, con conseguenze sulle responsabilità legali, sui processi di supervisione e sulla gestione clinica degli assistiti.
Nel comunicato si sottolinea come la chiarezza normativa sia fondamentale, soprattutto nei contesti ad alta intensità assistenziale come pronto soccorso, geriatria, fragilità e cronicità, dove la valutazione clinica e la continuità assistenziale richiedono competenze consolidate. «Così si crea solo confusione nei reparti», dichiara De Palma.
Secondo il sindacato, la presenza di una nuova figura potrebbe incidere sulla distribuzione dei carichi di lavoro e sulla gestione dei turni, richiedendo agli infermieri un ulteriore livello di supervisione e attribuzione di compiti. Nursing Up teme che, anziché alleggerire il personale già in servizio, l’assistente infermiere possa introdurre nuovi livelli di coordinamento e aumentare la pressione operativa, soprattutto nei reparti più sotto stress.
Un confronto che resta aperto
Il comunicato si chiude con un messaggio netto: il sindacato non intende fermarsi. De Palma annuncia che Nursing Up porterà avanti la contestazione su più livelli, legali e istituzionali, rivendicando un ruolo attivo nella definizione dei modelli assistenziali. «Continueremo la nostra battaglia per difendere la professione e la qualità dell'assistenza», afferma.
La discussione ora si sposta sui tavoli nazionali e nei servizi, dove il confronto tra Regioni, professioni sanitarie e direzioni aziendali definirà l’impatto reale della nuova figura nella pratica clinica.

