Dedicato a tutti i sanitari che si adoperano per garantire diritti e dignità alle donne che vogliono essere, per scelta, genitrici o meno, e non perché considerate dei contenitori per la riproduzione biologica. Dedicato poi a tutte quelle donne e quegli uomini di fede che si sono sentiti spesso traditi e abbandonati dalle cattive parole di molti prelati della Chiesa.
Le parole pesano, caro Papa Bergoglio Le parole contano Santità e, in questo momento, c’è un po’ troppa “fascistaggine” in giro a peggiorare le cose .
Non sono passate in secondo piano le parole pronunciate da Papa Francesco, in visita in Belgio, a proposito dei medici che praticano l’aborto , considerati come sicari.
In questo, il Pontefice ha ricordato il precedente re del Belgio, Baldovino, il quale, pur di non firmare la legge a favore dell’interruzione di gravidanza, nel 1990, si dimise. Per tale motivo verrà beatificato. Questa la cronaca dei fatti in breve, al fine di poter identificare alcuni rilievi da fare .
In primo luogo, bisogna ricordarsi che Papa Francesco, nonostante appaia in molti suoi interventi decisamente progressista, è sempre il successore di Pietro e il primo apostolo di una Chiesa che si perpetua, come cristiana, da oltre due secoli, e come istituzione spirituale ben oltre lo spazio cronologico della nascita del Figlio di Dio.
E questo ha potuto realizzarsi mantenendo una tradizione statica che si è perpetuata in dogmi e morali in maniera immutata fino ad oggi. L’utopia del cambiamento, di una Chiesa conciliare, molto cara ai cattolici sudamericani ed argentini in particolare, appunto tale è stata: un’utopia.
Papa Bergoglio si mostra progressista certamente per molte cose che dice, ma fa bella figura anche perché i suoi predecessori, specie gli ultimi due, non brillavano certo per apertura mentale, e sociale, verso i problemi del mondo, ed in particolare, della povera gente.
Come non ricordarsi di Papa Wojtyla che tuonava contro i mafiosi, chiedendo loro di pentirsi, ma poi stringeva la mano al sanguinario generale cileno Pinochet. Ci sarebbe molto, tanto da dire e ricordare, ma il sorriso contagioso del Papa argentino non può che scaldare l’animo, veicolare l’oblio e far nascere qualche piccola e dolce illusione, anche se non si può certo chiedere al Santo Padre di non essere antiabortista .
È sbagliato, prima ancora che illusorio, se non addirittura depistante, fonte di chiacchiericcio inutile e fine a sé stesso. Un po’ come chiedere alla Meloni di essere presente a Marzabotto e di dirsi antifascista .
Fin qui niente di che. Il gioco delle parti della società gerarchica, che cerca consensi e dirige pensieri, è destinato a ripetersi all’infinito, quello che però va rimarcato, è il modo, i tempi, gli obiettivi e, soprattutto, le parole usate.
Accostare la figura di un medico abortista a quella di un sicario è una brutta cosa, offensiva, disonesta e, peggio ancora, pericolosa . Si colloca nel solco della neolingua del Grande Fratello di Orwell dove la guerra è pace e la pace è guerra. Dove le parole piegano la realtà ed acquistano il significato che la legge del più forte, anche armi in mano, chiede e impone.
Caro Jorge, i sicari sono quelli della Mafia che vanno in giro ad ammazzare chi non rispetta gli affari dell’onorata famiglia. Sicari sono i fascisti in camicia nera che ammazzavano Matteotti cento anni fa o che mettevano bombe in giro per l’Italia, per conto dei servizi segreti “deviati”, durante la strategia della tensione, negli anni della Prima Repubblica. Sicari erano anche le guardie armate dei latifondisti belgi, inglesi, olandesi, italiani, tedeschi, francesi e spagnoli che seminavano terrore fra la popolazione del pianeta quando cercava di ribellarsi al dominio coloniale. Quello stesso dominio affatto aborrito, come l’aborto, da parte di re Baldovino.
Le parole pesano, caro Papa . Lo sai bene, e troppo spesso proprio la parola del Signore ha legittimato direttamente, o indirettamente, crimini di massa di ogni specie. Ieri come oggi.
Considerare i medici abortisti come dei sicari dà la stura al peggiore pensiero razzista, bianco e suprematista, quello che si proclama difensore della cristianità, sempre pronto a scatenare pogrom verso i migranti alle frontiere dell’Europa.
Le parole contano Santità e, in questo momento, c’è un po’ troppa “fascistaggine” in giro a peggiorare le cose. Le parole contano caro Jorge, e quanto peseranno le tue sulla vita presente e futura di molte donne non è facile da capire, ma sicuramente è immediato da intuire.
Da sempre non è tanto importante ciò che si dice, ma come lo si dice, con quali mezzi, con quali… parole. Ma soprattutto per quali obiettivi. E tu lo sai bene che sicari erano anche quelli che ammazzavano le donne le quali, nei centros clandestinos de detenciòn, venivano tenute in vita finché non avessero messo al mondo il figlio che avevano in grembo.
Una vita per una vita? Qual è la parola di Dio dunque in tutto ciò? Forse Primo Levi avrebbe potuto risponderci. Sicari erano anche quelli che facevano parte degli squadroni della morte che ammazzavano preti e suore che si prodigavano nei quartieri poveri dell’America Latina, per dare la vita ad un’altra vita , anche se solo sperata, sognata, illusa e alimentata da una delle migliori espressioni di pensiero che la fede cristiana possa aver mai partorito, quello della teologia della liberazione.
No caro Jorge, usa altre parole contro l’aborto , perché le donne, la libertà delle donne e la libertà della scienza e delle professioni scientifiche, anche se non fanno obiezione di coscienza, non meritano di essere considerate al pari dei peggiori assassini della storia che, in molti casi, hanno avuto bisogno di una croce dietro cui nascondersi fosse stata essa uncinata, frecciata, ortodossa, di Lorena, di Malta, di Gerusalemme o dei Cavalieri teutonici la quale, ancora nel ‘900, campeggiava sui carrarmati nazisti che ammazzavano e distruggevano in giro per l’Europa intera.
Nessuno è così stupido di voler cambiare il pensiero della Chiesa, ma questa, e tu che ne sei l’apostolo, non deve rendere più difficile di quanto già non lo sia, la vita agli ultimi della terra. E forse, questa volta, in Belgio, potevate comportarvi un po’ più da… cristiani!