Infermiere in ambulanza

Scritto il 22/12/2022
da Giacomo Sebastiano Canova

Lavorare in ambulanza come infermiere permette al professionista di potersi esprimere in un setting molto particolare, con ambiti di autonomia molto elevati e in costante crescita. Esistono inoltre differenti forme di lavoro e di servizio che possono essere intraprese. Data la complessità del contesto, alcune Regioni prevedono dei requisiti specifici per poter operare sui mezzi di soccorso.

Libero professionista, dipendente o strutturato

Infermiere in ambulanza: formazione, requisiti e tipologie di rapporti di lavoro

Esistono differenti forme contrattualistiche tramite le quali è possibile prestare la propria opera come infermiere in ambulanza. Esse differiscono in base ai contesti e alle convenzioni delle singole aziende ospedaliere.

Una prima forma di lavoro è la libera professione, dove l’infermiere quindi – tra le sue varie attività – opera con Pubbliche Assistenze, Società o Cooperative che gestiscono mezzi di soccorso.

La sua opera è dunque saltuaria e variegata, con possibilità di girare tra le varie associazioni convenzionate con le aziende sanitarie presenti sul territorio.

Una seconda forma contrattualistica è quella del dipendente di una Pubblica Assistenza, dove l’infermiere quindi viene assunto secondo vari monte ore mensili (tempo pieno o part time). In questo caso l’infermiere si troverà ad operare quasi esclusivamente con la P.A. in questione e ne seguirà le varie attività di soccorso e/o trasporto.

L’ultima forma è quella di dipendente pubblico, dove l’infermiere è dunque assunto in un’azienda ospedaliera tramite concorso. In questo caso, dopo un percorso di qualche anno in area critica (Pronto Soccorso o Terapia Intensiva), l’infermiere viene trasferito presso la Centrale Operativa del 118 (se presente in azienda) oppure inizia a salire sui mezzi di soccorso presenti in azienda, i quali in assenza della Centrale Operativa sono solitamente assegnati al Pronto Soccorso di riferimento. In questo caso, ci sono alcune eccezioni quali, ad esempio, la Lombardia, dove per operare nei mezzi di soccorso si deve essere assunti da AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza), un’azienda pubblica a sé stante.

Servizi urgenti, emergenti e programmati

Indipendentemente dalla forma contrattualistica tramite la quale si presta la propria opera, l’infermiere può essere utilizzato per due macrocategorie di trasporto.

Trasporto sanitario in condizione di urgenza

Viene essenzialmente eseguito dal luogo dell’improvvisa insorgenza di una patologia o di un infortunio verso le strutture sanitarie di riferimento e spesso presenta la classica tipologia del trasporto sanitario primario.

Il trasporto d’urgenza viene altresì classificato in due importanti categorie:

  • Trasporto sanitario primario o trasporto preospedaliero: è volto alla stabilizzazione e al trasferimento di un paziente dal luogo di insorgenza della patologia acuta e dell’infortunio alla struttura sanitaria
  • Trasporto sanitario secondario o interospedaliero: è il trasporto di pazienti in continuità di soccorso da una struttura di livello assistenziale inferiore ad una superiore, ad esempio, il trasferimento verso strutture per l’esecuzione di prestazioni diagnostiche o terapeutiche di particolare complessità, come nel caso di trasferimento da una struttura spoke ad un hub della rete assistenziale

Trasporto sanitario in condizione ordinaria programmabile di pazienti autonomi o che necessitano di assistenza

Florence Nightingale

Si articola prevalentemente nelle seguenti tipologie:

  • Trasporto sanitario per diagnostica
  • Trasporto sanitario per prestazioni non presenti nella struttura e/o ricovero in area a maggiore complessità assistenziale
  • Trasporto per ricovero in area a minore complessità assistenziale
  • Accesso per ricovero con ambulanza
  • Dimissioni con ambulanza
  • Trasporto sanitario per riabilitazione
  • Trasporto sanitario per dialisi

Un’ulteriore tipologia di trasporto, in urgenza o programmato, è rappresentata da quello intraospedaliero, di fatto estremamente frequente negli ospedali a padiglioni e che spesso coinvolge il trasporto di pazienti instabili dalle aree di emergenza verso le Unità Operative di ricovero e verso i servizi di diagnostica.

Infine, un’ultima particolare categoria di trasporto è rappresentato da quello neonatale e il trasporto assistito materno o trasporto in utero, i quali per normativa devono rispondere a requisiti di sicurezza ed efficacia.

Il servizio di trasporto per l'emergenza neonatale e il trasporto assistito materno devono essere realizzati sulla base di un collegamento tra strutture territoriali e strutture di ricovero, tra strutture ospedaliere collegate tra loro, auspicabilmente attraverso il coordinamento della Centrale Operativa di emergenza-urgenza 118. Come per le altre tipologie di trasporto deve essere garantita la presenza di operatori sanitari specializzati e di provata esperienza di Terapia Intensiva Neonatale.