Responsabilità e Deontologia dell’Infermiere

Scritto il 30/09/2016
da Redazione

Cos’è un Codice Deontologico e perché gli Infermieri Italiani se ne sono dotati? È la domanda a cui cercheremo di rispondere partendo dalle teorie del filosofo utilitarista Jeremy Bentham. L’agire dell’Infermiere non può andare contro la condotta professionale.

Teorie di Jeremy Bentham fatte proprie dall'infermieristiche

La parola “deontologia” deriva etimologicamente dal greco (“déon –ontos”, “il dovere” e “logos”, ''discorso''). Il termine è stato coniato dal filosofo utilitarista Jeremy Bentham. Per deontologia professionale intendiamo “l'insieme delle norme e delle regole della condotta professionale, espressione dei valori propri di una professione, generalmente raccolte in un Codice deontologico vero e proprio, dettato normativo o raccolta di indicazioni dell'agire del professionista”.

Gli obblighi e i doveri deontologici sono stabiliti nei confronti dei:

  • destinatari della professione (assistiti);
  • colleghi;
  • altri professionisti;
  • sé stessi come professionisti.

Il campo di attività e di responsabilità è determinato dai contenuti:

  • dei decreti ministeriali istitutivi;
  • dei relativi profili professionali, degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di studio;
  • degli specifici codici deontologici.

Il 12 febbraio 2008 l’allora presidente della federazione nazionale IPASVI, Annalisa Silvestro, alla presentazione del nuovo codice deontologico, per l'approvazione di tutti gli articoli così si esprimeva: “sono trascorsi quasi 10 anni dall'emanazione del codice deontologico dell'infermiere, presentato a Rimini nel 1999 durante la celebrazione del XII° Congresso nazionale IPASVI. In questi 10 anni profondi sono stati i cambiamenti che hanno coinvolto l'intera società, il mondo della sanità e la professione infermieristica”.

È proprio così, il processo di evoluzione che ha interessato e che sta ancora coinvolgendo le professioni sanitarie e quello degli infermieri in particolare, ha una storia lunga ed articolata. Solo negli ultimi dieci anni del secolo, però, c'è stato un fiorire di norme che hanno radicalmente cambiato ruolo, funzioni, status e responsabilità dell'infermiere.

Facendo un breve excursus storico ricordiamo il Codice Internazionale di Etica dell’infermiera, del 1965, ove all’art. 7 si dichiarava che: “L’infermiera è tenuta ad eseguire gli ordini del medico in maniera intelligente e leale”; già nel 1973, però, si inizia ad intravedere un cambiamento di rotta in quanto nel Codice del Consiglio Internazionale delle infermiere viene affermato finalmente che la “responsabilità primaria” non è più nei confronti dei medici, ma dei pazienti.

Ciò vuol dire che l'oggetto delle scienze e della prassi sanitaria è la persona umana. Questa nuova prospettiva ha portato, in tempi diversi, all’adeguamento dei codici deontologici nei vari paesi e in Italia, prima nel 1977, poi nel 1999 fino ad arrivare al 2009, quando in occasione del XV° Congresso della Federazione Nazionale Collegi IPASVI viene presentato e celebrato il nuovo Codice deontologico degli Infermieri italiani, frutto di un grande e corale impegno dell’intera compagine professionale.

Il codice deontologico è punto di riferimento importante nell'attività di assistenza infermieristica in quanto rappresenta un insieme convenuto di regole ed aspettative per orientare la pratica della professione, promuovendo e mantenendo anche gli standard etici di condotta professionale.

Ma cosa significa orientare un comportamento?

Significa utilizzare correttamente le regole deontologiche al fine di agire in maniera adeguata in tutte le situazioni che un professionista affronta nel proprio esercizio professionale. Il codice non è solo uno strumento di tutela per la categoria professionale e per il cittadino, ma rappresenta una guida per le situazioni cliniche più problematiche: è uno strumento di stimolo e di confronto che serve a far crescere i professionisti.

Sappiamo bene che molti momenti della nostra vita dipendono oggi da scelte operate in ambito sanitario ed il modo in cui noi nasciamo, ci curiamo, mettiamo al mondo i nostri figli e moriamo può essere per noi migliore o peggiore a seconda del tipo di alleanza che riusciamo ad instaurare con gli operatori sanitari.

Nell'ambito dei principi e valori del Codice deontologico assume particolare rilevanza la riflessione bioetica. La parola bioetica deriva dal greco: bios (vita) ed ethos (comportamento) e indica la scienza che studia il comportamento umano in relazione alla vita e alla cura della salute. Si identifica come studio interdisciplinare considerando che la salute, come la malattia, non è solo un problema sanitario e dunque il confronto su questi temi deve essere operato attraverso un'ampia prospettiva che si apra su vari punti di vista. Tra le principali regole della bioetica ricordiamo quella che nessuno possiede la verità assoluta ed è dunque necessario rispettare le diverse posizioni morali, culturali e religiose con cui ognuno di noi potrà affrontare i temi della salute e della malattia.

Nel codice vengono esaltati i principi che ispirano i diritti fondamentali dell'uomo ed i principi etici su cui si fonda la professione infermieristica: “il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l'esercizio della professione infermieristica”.

I valori a cui la professione si ispira sono quelli della salute intesa come diritto fondamentale dell'uomo da salvaguardare e tutelare. Nel codice si affronta anche la tematica della clausola di coscienza: “l'infermiere, nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l'incolumità e la vita dell'assistito”.

Questo è un articolo dalla grande rilevanza etica. Esistono infatti dei principi etici sottesi al codice deontologico e sono:

  • autonomia: “rispettare l'autonomia di un soggetto agente, è riconoscere doverosamente le capacità e le prospettive della persona di fare determinate scelte e di prendere certe decisioni basate su convinzioni e valori personali”;
  • beneficenza e non maleficenza: “Primum non Nocere” è da sempre il principio basilare dell'etica sanitaria, fin dai più antichi codici deontologici. Scopi della medicina sono la salute e il benessere del paziente;
  • giustizia ed equità: “il principio di giustizia esige l'equa ripartizione dei benefici e degli oneri per evitare discriminazioni e ingiustizie nelle politiche e negli eventi sanitari”;
  • veridicità: dovere di dire la verità;
  • fedeltà: obbligo di restare fedele al proprio lavoro e ad ottemperare ciò che comporta l'esercizio della propria professione.

Si riconosce il valore del Codice Deontologico come strumento reale di riferimento per la professione nell'art. 1 della Legge 42/99 (recante disposizioni in materia di professioni sanitarie). Ricordiamo che tale legge abolì il DPR n. 225 del 1974 (cosiddetto Mansionario) e determinò l'abbandono della metodologia dell’assistenza per compiti/mansioni, per abbracciare quella per obiettivi. Inoltre stabilì il passaggio da “professione sanitaria ausiliaria” a “professione sanitaria” conferendo all'Infermieristica dignità di disciplina.

Il 1999 è l'anno che sancisce la fine dei diplomi universitari, sostituiti dalle Lauree.

Il Codice Deontologico afferma, dunque, che l'infermiere è un professionista che fa derivare gli ambiti di autonomia e responsabilità professionale direttamente dai principi e dai valori dell'infermieristica che esercita attraverso competenze specifiche di natura tecnica, educativa e relazionale. Affermazione presente anche nel D.M. 739/94 - Profilo Professionale dell'Infermiere - che attribuisce la diretta responsabilità dell'assistenza infermieristica in ambito preventivo, curativo, riabilitativo e palliativo.

L'infermiere, oggi, è un professionista della salute, ha un profilo professionale ed un Codice Deontologico, improntati sull'autonomia e responsabilità. “Autonomia” è una parola di etimologia greca: da autös (stesso) e nömos (legge).

L'autonomia è la condizione di chi detta legge a sé stesso, fa da sé le proprie leggi, è libero ed indipendente, si governa con le regole proprie. Perché l'autonomia sia possibile e si realizzi, ci sarà bisogno di un alto grado di autosufficienza, di autarchia: “autàrcheia” in greco voleva dire bastare a sé stessi. Oggi abbiamo vari strumenti che ci permettono di attuare un percorso autonomo assistenziale.

Il punto di partenza è lo sviluppo della nostra professionalità che viene identificata con tre elementi fondamentali:

  • sapere: riguarda la conoscenza teorica, il quadro di riferimento in cui inserire il proprio operare;
  • saper fare: saper mettere in pratica le conoscenze teoriche. Gestione delle dinamiche interpersonali, rispecchiamento e accoglienza delle emozioni , lettura del linguaggio corporeo, gestione delle proiezioni;
  • saper essere: è il punto più delicato, riguarda la capacità dell’Infermiere di “esserci nella relazione” e quindi di conoscere bene sé stesso, prima di tutto.

E non dimentichiamo il “saper far fare” (coordinare) e il “saper sapere” (formazione corretta).

Responsabilità disciplinare

Si comporta responsabilmente l'infermiere che, nell'esercizio della professione, si riferisce ai contenuti del Decreto Ministeriale n. 739/94, dell'ordinamento didattico del corso universitario e dei corsi di formazione post-base, nonché del proprio codice deontologico.

La Legge 251/2000 recita: “l'infermiere svolge con autonomia professionale attività diretta alla prevenzione, alla cura e salvaguardia della salute (...) espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive del relativo profilo professionale nonché dal codice deontologico”.

Le norme deontologiche sono stabilite dai professionisti stessi (membri della federazione nazionale IPASVI con il contributo di esperti), dopo opportuna riflessione sulla pratica quotidiana, sulla base di ciò che favorisce la professione e ciò che la danneggia, per questo si parla di un codice di autoregolamentazione.

La violazione delle norme deontologiche prevede l'intervento da parte del Collegio Provinciale d'appartenenza che esercita il potere disciplinare e stabilisce le sanzioni (art. 40 DPR 225/50) che possono essere:

  • avvertimento (richiamo verbale);
  • censura (dichiarazione di biasimo comunicata formalmente);
  • sospensione dell'esercizio professionale (1-6 mesi);
  • radiazione dall'albo (prevista per comportamenti che violano anche norme giuridiche e che si configurano come reati).

Il nuovo codice deontologico possiede tutte le caratteristiche per essere uno strumento da utilizzare nel lavoro quotidiano, per chiarire dubbi, orientare il comportamento, tutelare professionisti ed utenti. È un indispensabile documento di studio, di approfondimento e di riflessione critica di tutti i percorsi formativi dell'infermiere, dalla laurea di base a quella specialistica, perché, riportando le parole di Annalisa Silvestro:

anche attraverso le norme di questo codice deontologico gli infermieri italiani manifestano l'impegno per un saper essere ad alta valenza etica, per un saper assistere ad alta valenza professionale e per attuarli al meglio[...] ovunque.