Paziente con LVAD e assistenza infermieristica

Scritto il 05/01/2018
da Redazione

Lo scompenso cardiaco è una condizione frequente e potenzialmente invalidante. Questi pazienti hanno una pessima qualità di vita. La tecnologia VAD (Ventricular Assist Device) è una valida alternativa per migliorare la condizione di questi soggetti. L’infermiere deve essere in grado di assistere questi pazienti.

Paziente con Left Ventricular Assist Device

lvad

Left Ventricular Assist Device (LVAD)

L'insufficienza cardiaca o scompenso cardiaco è una sindrome clinica complessa definita come l'incapacità del cuore di fornire il sangue in quantità adeguata rispetto all'effettiva richiesta dell'organismo o la capacità di soddisfare tale richiesta solamente a pressioni di riempimento ventricolari superiori alla norma. Quando peggiora tanto da non rispondere più alla terapia farmacologica si parla di scompenso cardiaco refrattario. In questi casi i pazienti hanno una prognosi infausta ed una qualità di vita pessima ed hanno sintomi anche a riposo. Necessitano di frequenti ricoveri ed hanno una mortalità ad 1 anno di circa il 50%.

Il trapianto di cuore rimane il gold standard per migliorare la qualità di vita di questi soggetti, ma l’aumento dell’aspettativa di vita e la continua diminuzione di donatori, che aumenta la forbice tra domanda e offerta, hanno portato allo sviluppo e al miglioramento del supporto meccanico al circolo come terapia alternativa.

Negli ultimi 10 anni migliaia di pazienti nel mondo sono stati sottoposti ad impianto di dispositivi di assistenza ventricolare sinistra, LVAD, assistenza biventricolare, BiVAD o più genericamente a SMC. L’LVAD è di gran lunga il più comune tipo di Vad.

Gli ultimi dati pubblicati relativi a più di 6000 pazienti arruolati nel registro nord-americano Intermacs, Interagency registry for mechanically assisted circulatory support, mostrano una sopravvivenza ad 1 anno dell’80% e a 2 anni del 70%. Tali risultati positivi in termini di sopravvivenza e qualità di vita stanno a significare che la probabilità che un infermiere debba interfacciarsi con un paziente portatore di LVAD è molto alta e sarà in continuo aumento negli anni futuri.

Questa sfida futura in realtà è già presente in molti centri di cardiochirurgia in tutta Italia. I centri autorizzati a questi impianti tuttavia sono un piccolo numero rispetto alla totalità degli ospedali italiani, perciò spesso i pazienti che hanno avuto un impianto di LVAD non afferiscono territorialmente a quel centro. Di conseguenza non è insolito che i pazienti portatori di LVAD si possano rivolgere ad ospedali che non hanno di fatto impiantato il dispositivo. Ne consegue che la conoscenza e la preparazione su questa nuova tipologia di pazienti deve aumentare nei professionisti della salute.

Il ruolo dell’infermiere

L’infermiere riveste un ruolo fondamentale nel percorso assistenziale del paziente con VAD. Se nei centri di cardiochirurgia che impiantano questi dispositivi l’infermiere è formato nell’assistenza a questi utenti, il problema si pone in tutto il resto dello scenario sanitario intra ed extraospedaliero. Le principali complicanze correlate al VAD, infatti, possono essere dovute all’ipotensione, alle infezioni, alle aritmie, al sanguinamento gastrointestinale e alla disidratazione.

Quale che sia il motivo che spinge un paziente con VAD all’ospedale, bisogna sempre tener conto che, a causa dell’assenza del flusso pulsatile, la misurazione della pressione non cruenta potrebbe risultare difficile, così come la rilevazione del polso nei comuni punti.

Perciò bisogna osservare il paziente, parlarci, valutare lo stato di coscienza e la perfusione (colorito, tempo di refill capillare), verificare che non ci sia in corso una bassa portata (obnubilamento, senso di svenimento, sudorazione algida).

Prestare massima attenzione a non danneggiare la driveline, per evitare di interrompere l’alimentazione elettrica del VAD.

Il paziente con VAD è anticoagulato, per evitare la formazione di trombi nella turbina intracardiaca, quindi particolarmente soggetto al sanguinamento. È indispensabile quindi prevedere delle protezioni particolari da traumi.

Questi sono solo alcuni esempi di attenzioni infermieristiche da avere nel caso ci si dovesse interfacciare con un paziente portatore di LVAD. Il professionista sanitario quindi si trova davanti una sfida, che come tutte le sfide rappresenta uno stimolo al miglioramento ma lo pone di fronte ad un certo grado di rischio. Una gestione non ottimale del VAD, infatti, oltre a comportare danni fisici, che potrebbero portare alla morte il paziente, potrebbe causare danni legali al professionista infermiere.

La formazione continua e la stesura di linee guida, procedure e protocolli sono senz’altro il modo migliore per affrontare al meglio questa nuova tecnologia che, nel futuro, sarà sempre più utilizzata. Un futuro che, in realtà, è già presente.

Fabio Pugiotto

Infermiere

Azienda Ospedaliera di Padova, TIPO Cardiochirurgia

Aniarti