Spesa sanitaria in crescita, ma il peso sul PIL resta stabile
Corte dei Conti, rapporto spesa sanitaria 2025
Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica italiana ha raggiunto 138,3 miliardi di euro, pari al 6,3% del PIL, con un incremento del 4,9% rispetto al 2023. Secondo le proiezioni, si arriverà a 143,4 miliardi nel 2025 e 149,8 miliardi nel 2026, ma la quota sul PIL rimarrà sostanzialmente stabile, oscillando tra il 6,3 e il 6,4%.
Il Fondo sanitario nazionale salirà a 136,5 miliardi nel 2025, ma, in termini reali, la Corte osserva un leggero calo del rapporto tra spesa e ricchezza nazionale: dal 6,1% nel 2024 al 5,9% nel 2027. Tradotto: la sanità cresce in valore assoluto, ma non in capacità di investimento.
Dove vanno le risorse
La voce più consistente resta quella delle cure e riabilitazioni, che assorbono oltre 100 miliardi (più della metà della spesa totale). L’assistenza ospedaliera vale 49 miliardi, quella ambulatoriale 46 miliardi, mentre la domiciliare resta marginale, con appena 920 milioni. Alla lungo-assistenza sanitaria sono destinati 18,5 miliardi, e altri 37,7 miliardi coprono farmaci e presidi.
La spesa complessiva (pubblica e privata) ammonta a 185,1 miliardi di euro: il 74% finanziato dal pubblico, il 22% pagato direttamente dalle famiglie (41,4 miliardi) e un ulteriore 3,4% coperto da fondi e assicurazioni (6,3 miliardi).
Il dato più critico riguarda proprio la spesa out-of-pocket: in ambito ambulatoriale solo il 59% delle prestazioni è coperto dal servizio pubblico, il resto grava sui cittadini. Nei presidi sanitari durevoli la quota privata arriva al 75%, nei farmaci non a carico del SSN al 35%.
Disavanzi regionali in aumento
Dopo anni di apparente stabilità, tornano a crescere i disavanzi regionali. Nel 2024 il saldo negativo complessivo, prima delle coperture, è di 1,5 miliardi di euro, che scendono a 759 milioni dopo i trasferimenti compensativi.
Ma la tendenza è chiara: aumentano le Regioni in rosso - Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e, da ultimo, Emilia-Romagna — mentre solo Veneto e Lombardia (insieme alle Province autonome) mantengono un bilancio positivo.
La spesa sanitaria pro capite ha toccato i 2.428 euro nel 2024, con un aumento medio del 5% rispetto all’anno precedente. Crescita più marcata nelle Regioni sottoposte a piano di rientro (+6,4%) rispetto alle altre (+4,2%).
Costi in salita: farmaci, dispositivi e servizi
L’aumento dei costi è trasversale. I beni sanitari crescono del 9,1%, trainati dai farmaci (+10%), dai dispositivi medici (+6,3%) e dai vaccini (+9,5%).
Il capitolo “godimento di beni di terzi”, che comprende noleggi e affitti di apparecchiature, registra un +12,6%, mentre i noleggi sanitari salgono del 16%.
La spesa per prestazioni acquistate da privati cresce del 7,4%, quella da altri enti pubblici del 6,4%, e le consulenze del 7,8%. La voce personale aumenta in media del 2,9%, ma con forti differenze territoriali: più marcate nelle Regioni a statuto speciale e nei territori con contratti integrativi locali più favorevoli.
Ticket e farmaci
Dopo la pausa pandemica, tornano a crescere anche le compartecipazioni dei cittadini. Nel 2024 il gettito dei ticket per specialistica e pronto soccorso ha raggiunto 1,3 miliardi di euro, a cui si aggiungono 1,5 miliardi per i ticket farmaceutici: in totale 2,8 miliardi, ancora sotto i livelli pre-Covid (2,94 miliardi nel 2019), ma in risalita.
Sul fronte farmaceutico, i nuovi tetti di spesa fissati nel 2024, 6,8% per la convenzionata e 8,5% per gli acquisti diretti, non bastano a frenare la crescita: la spesa convenzionata è salita a 8,35 miliardi (+3,3%), con otto Regioni già oltre soglia.
Dispositivi medici, tetto sforato e payback ancora aperto
La spesa per dispositivi medici ha raggiunto nel 2024 gli 8,33 miliardi di euro, segnando un +6,3% rispetto all’anno precedente. Il tetto del 4,4% del Fondo sanitario regionale risulta ampiamente superato: la Corte stima un’incidenza effettiva attorno al 6,3%.
Il meccanismo di payback resta oggetto di contenziosi. La proiezione 2019–2024 parla di uno sforamento cumulato di 10,5 miliardi e di 5,2 miliardi a carico delle imprese, concentrati soprattutto nel Nord (40%) e nel Centro (22%).
LEA e PNRR: miglioramenti formali, ma attuazione diseguale
I magistrati contabili rilevano progressi nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), ma ancora ampie differenze territoriali. Vaccinazioni e screening restano i punti più deboli, così come la prevenzione. Cresce inoltre la rinuncia alle cure, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle fasce economicamente fragili.
Personale e professioni sanitarie
Il personale resta il vero punto critico. Le retribuzioni crescono moderatamente, ma le carenze strutturali e la fuga di professionisti non si arrestano.
La Corte sottolinea che i soli rinnovi contrattuali non bastano: servono percorsi di valorizzazione, carriere cliniche, tutela della sicurezza e una revisione dell’organizzazione dei turni, per ridurre il ricorso a gettonisti e interinali.
La sostenibilità del SSN passa quindi anche dal capitale umano: senza un piano di reclutamento stabile e attrattivo, l’aumento della spesa rischia di restare un dato puramente contabile.
Un sistema che spende ma fatica a investire
Il bilancio tracciato dalla Corte dei conti è lucido: la sanità italiana tiene, ma lo fa grazie a equilibri precari. Aumentano le risorse ma non le capacità di investimento; migliorano i conti, ma si allargano le disuguaglianze; si rispettano le scadenze, ma i servizi sul territorio restano incompleti.
Il futuro del sistema passa dalla capacità di riorganizzare la spesa, valorizzare le professioni e ridurre la spesa privata, garantendo accesso e qualità a tutte le Regioni. Perché, conclude la magistratura contabile, la sostenibilità non è solo una questione di bilanci, ma di diritti e fiducia nel servizio pubblico.