Nobel per la Medicina 2025, premiati gli immunologi Brunkow, Ramsdell e Sakaguchi

Scritto il 06/10/2025
da Redazione

Il riconoscimento va a tre immunologi che hanno svelato come l’organismo riesce a difendersi da virus e batteri senza auto-distruggersi. Le loro scoperte hanno aperto la strada a nuove terapie per tumori, trapianti e malattie autoimmuni.

L’equilibrio delicato dell’immunità

Illustrazione di Niklas Elmehed

Il sistema immunitario è una macchina complessa e potente: ogni giorno protegge l’organismo da migliaia di agenti esterni come virus, batteri, cellule tumorali riconoscendoli e distruggendoli. Ma perché questa forza non si rivolga contro i tessuti sani servono regole di controllo rigidissime: un “sistema di freni” che eviti l’autoaggressione.

A svelare i meccanismi chiave di questo equilibrio sono stati Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi, insigniti del Premio Nobel per la Medicina 2025. Il riconoscimento, assegnato dall’Assemblea dei Nobel del Karolinska Institutet, premia le scoperte rivoluzionarie sulla tolleranza immunitaria periferica che impedisce al sistema immunitario di danneggiare l’organismo.

Le cellule T regolatorie, le “guardiane” del corpo

Negli anni Novanta, Shimon Sakaguchi, immunologo giapponese dell’Università di Osaka, identificò una nuova popolazione di linfociti, le cellule T regolatorie (T-reg), caratterizzate da particolari proteine di superficie (CD4 e CD25). Queste cellule hanno un ruolo di sorveglianza: “spengono” le risposte immunitarie eccessive, proteggendo i tessuti sani dall’attacco delle cellule T “aggressive”.

Questa scoperta segnò un punto di svolta nella comprensione del fenomeno della tolleranza periferica, ovvero l’insieme dei meccanismi che impediscono al sistema immunitario di attaccare il proprio corpo dopo la maturazione delle cellule T nel timo.

Il gene FOXP3 e le malattie autoimmuni

Pochi anni dopo, gli americani Mary Brunkow e Fred Ramsdell scoprirono, in modo indipendente, il gene responsabile della regolazione di questo processo: FOXP3.


Le loro ricerche nacquero da uno studio su una rara mutazione genetica nei topi (“scurfy mice”), che provoca una reazione autoimmune fatale. Brunkow e Ramsdell dimostrarono che la mutazione di FOXP3 è la causa della malattia e che un difetto analogo nell’uomo determina la sindrome IPEX (immunodysregulation polyendocrinopathy enteropathy X-linked), caratterizzata da gravi disfunzioni del sistema immunitario nei neonati maschi.

Successivamente, Sakaguchi collegò i due elementi: dimostrò che FOXP3 è il gene che controlla lo sviluppo delle cellule T regolatorie, stabilendo così il nesso tra genetica e immunoregolazione.

Dalla ricerca di base alle terapie di oggi

Le scoperte dei tre premi Nobel hanno trasformato l’immunologia moderna, dando impulso a nuovi approcci terapeutici.


Oggi i linfociti T regolatori sono al centro di centinaia di studi clinici per malattie autoimmuni come diabete di tipo 1, sclerosi multipla e artrite reumatoide, ma anche per modulare la risposta immunitaria nei trapianti d’organo e potenziare l’efficacia delle immunoterapie oncologiche.

In oncologia, ad esempio, i ricercatori stanno sperimentando strategie per “disattivare” i T-reg che, in alcuni tumori, proteggono le cellule malate dall’attacco del sistema immunitario. Al contrario, in campo autoimmune, si lavora per stimolare la produzione di T-reg e ripristinare la tolleranza verso i tessuti sani.

Le prospettive cliniche includono anche l’uso di interleuchina-2 a basso dosaggio, in grado di favorire la sopravvivenza e la proliferazione dei T-reg, e l’impiego di cellule T regolatorie ingegnerizzate (CAR-Treg) per prevenire il rigetto nei trapianti.

Un Nobel che celebra la collaborazione scientifica

Brunkow, Ramsdell e Sakaguchi appartengono a tre continenti diversi, ma il loro lavoro rappresenta un perfetto esempio di collaborazione internazionale.

  • Mary Brunkow, 64 anni, è biologa molecolare presso l’Institute for Systems Biology di Seattle
  • Fred Ramsdell, 65 anni, è consulente scientifico della Sonoma Biotherapeutics di San Francisco
  • Shimon Sakaguchi, 74 anni, è professore emerito all’Università di Osaka, e da decenni studia i meccanismi di autoregolazione del sistema immunitario

Le loro scoperte spiegano come il sistema immunitario riesca a combattere ogni tipo di microbo senza trasformarsi in una minaccia per l’organismo stesso. È una lezione di equilibrio biologico e scientifico ha dichiarato Marie Wahren-Herlenius, membro del Comitato Nobel.

Un passo avanti verso la medicina di precisione

La comprensione del ruolo dei T-reg e del gene FOXP3 apre nuove vie alla medicina personalizzata. Oggi, grazie a queste conoscenze, è possibile immaginare terapie mirate che regolano il sistema immunitario “su misura” per ogni paziente.

Non si tratta solo di curare malattie autoimmuni o di migliorare i trapianti, ma di ridefinire il concetto stesso di immunoterapia, bilanciando difesa e tolleranza.

I tre vincitori riceveranno la medaglia d’oro e un premio di 11 milioni di corone svedesi (circa un milione di euro) il prossimo 10 dicembre a Stoccolma, anniversario della morte di Alfred Nobel. Come da tradizione, il premio per la Medicina apre la settimana dei Nobel, seguita da quelli per Fisica, Chimica, Letteratura, Pace ed Economia.