Una nuova missione umanitaria dal Mediterraneo
La nave Conscience è l'ammiraglia della flotta di navi con operatori sanitari, giornalisti e attivisti.
Dopo la Global Sumud Flotilla intercettata il 2 ottobre dalla marina israeliana, una nuova spedizione internazionale ha lasciato i porti italiani di Catania e Otranto. Undici imbarcazioni, organizzate dalla Freedom Flotilla Coalition e dal movimento Thousand Madleens to Gaza, navigano in queste ore verso la Striscia con a bordo più di 250 persone tra medici, infermieri, giornalisti e attivisti provenienti da venti Paesi.
L’obiettivo è lo stesso che da diciotto anni anima la coalizione internazionale: rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza e consegnare aiuti umanitari. Un’azione simbolica ma anche concreta, che mira a richiamare l’attenzione sulla condizione disperata della popolazione civile e del personale sanitario rimasto negli ospedali della Striscia.
Personale sanitario in prima linea
La componente sanitaria rappresenta il cuore della spedizione. Molti dei professionisti a bordo sono infermieri e medici, che hanno deciso di unirsi per offrire supporto ai colleghi rimasti negli ospedali di Khan Yunis e Rafah.
“Fermarci non è sicurezza, è complicità con l’agonia”, ha scritto sui social Fullone, mentre un medico malese, Hafiz Sulaiman, ha spiegato: Spero di arrivare alla costa per aiutare chi, nei resti degli ospedali, lavora senza tregua da oltre due anni
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Il convoglio trasporta kit di primo soccorso, disinfettanti, materiale per medicazioni, strumenti chirurgici e medicinali di base, tutti beni che da mesi non riescono più a entrare nella Striscia.
Navi ferme a Creta, altre in rotta verso Gaza
Durante la navigazione, alcune barche hanno incontrato difficoltà. La Ghassan Kanafani si è fermata per riparazioni al porto di Creta, dopo la rottura della vela principale, mentre la Conscience prosegue verso sud, scortata dalle altre imbarcazioni e diretta verso le acque egiziane, per poi tentare di raggiungere Gaza. L’arrivo nella zona definita “rossa”, cioè l’area che Israele considera sotto la propria giurisdizione, è previsto nei prossimi giorni.
Il portavoce italiano della Freedom Flotilla Michele Borgia ha dichiarato che l’obiettivo resta politico e umanitario: Se Israele arresterà personale sanitario protetto dal diritto internazionale, i governi dei Paesi di provenienza non potranno restare in silenzio
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Un gesto simbolico ma necessario
Al di là delle difficoltà logistiche e dei rischi, la “flotta dei medici e degli infermieri” ha già raggiunto un obiettivo: riportare sotto i riflettori la condizione di Gaza e la sistematica violazione del diritto alla salute. In un territorio dove 36 ospedali su 36 risultano danneggiati o parzialmente distrutti, la presenza di operatori sanitari internazionali rappresenta una forma di resistenza civile e professionale.
L’azione della Freedom Flotilla e della Thousand Madleens è, prima di tutto, una denuncia: la salute non può essere ostaggio di un conflitto.