Sanitari dell’Ospedale Infermi di Rimini in digiuno contro il genocidio a Gaza

Scritto il 08/08/2025
da Redazione

Il 7 agosto 2025, un gruppo di professionisti dell’Ospedale Infermi di Rimini ha partecipato a una giornata di digiuno simbolico promossa dal collettivo Rimini4Gaza, in solidarietà con la popolazione civile della Striscia di Gaza e in adesione alla mobilitazione nazionale dei sanitari italiani contro il silenzio delle istituzioni sanitarie internazionali. L'iniziativa, già avviata nei giorni precedenti in Toscana e Lazio, si colloca nel solco di un movimento più ampio che vede impegnati medici, infermieri, tecnici sanitari e operatori in un’azione non violenta di testimonianza e denuncia.

Un gesto collettivo per rompere il silenzio

L'iniziativa si colloca nel solco di un movimento ampio che vede impegnati medici, infemrieri, tecnici sanitari e operatori.

L’iniziativa ha coinvolto numerosi professionisti dell’Ospedale Infermi: medici, infermieri, tecnici di radiologia, OSS e altri operatori hanno partecipato al digiuno postando una foto simbolica sui social con cartelli riportanti la scritta “Digiuno contro il genocidio a Gaza” o messaggi di pace.

Un gruppo si è riunito alle ore 14:10 davanti all’ingresso dell’ospedale per un momento di raccoglimento e una foto collettiva, mentre chi non ha potuto essere presente ha condiviso la propria adesione online, accompagnandola con l’hashtag #digiunogaza.

Come professionisti della cura, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla catastrofe sanitaria e umanitaria che sta devastando la Striscia di Gaza, si legge nel comunicato del gruppo. Il nostro digiuno è un atto simbolico e nonviolento che parla a nome di chi non può più farlo.

Un appello che trova eco anche nelle istituzioni scientifiche

L’iniziativa si inserisce all’interno di un più ampio appello internazionale lanciato da sanitari, accademici e ricercatori, tra cui il dott. Jonathan Montomoli, promotore del gruppo Rimini4Gaza, e il prof.

Roberto De Vogli dell’Università di Padova, firmatari della lettera “Break the selective silence on the genocide in Gaza”, pubblicata il 30 luglio su The Lancet. Il documento, sottoscritto da oltre 1.600 professionisti sanitari e accademici, insieme a più di 6.000 cittadini, denuncia apertamente la situazione di genocidio in corso e promuove la petizione Stop The Silence, chiedendo alle istituzioni scientifiche e sanitarie di rompere il silenzio e riconoscere pubblicamente la gravità della crisi umanitaria.

”Not in my name”: la responsabilità dei professionisti della salute

Al centro della protesta, anche la denuncia del sistematico attacco al sistema sanitario palestinese, documentato da fonti internazionali, che include la distruzione deliberata di strutture sanitarie, il blocco degli aiuti umanitari e l’uso della fame come arma di guerra.

I sanitari sono per la difesa della salute e per il rispetto del diritto internazionale. Il silenzio, ormai, equivale ad appoggiare il genocidio, dichiarano i promotori, ribadendo il proprio impegno attraverso l’hashtag #NotInMyName.

L’iniziativa assume così il significato di resistenza civile e professionale, richiamando le istituzioni sanitarie internazionali alle proprie responsabilità etiche e ai principi fondamentali del giuramento di Ippocrate.