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La battaglia quotidiana contro l'immagine convenzionale dell'infermiere
Studio infermieristica e vi spiego perché amo quello che faccio
Sono una di quei pochi studenti di infermieristica che ha scelto questo percorso universitario non come ripiego da medicina o fisioterapia, ma come prima opzione. Conoscevo la figura dell'infermiere e ciò che mi affascinava di più era il tipo di assistenza "olistica" che ti permette di entrare in consonanza, empatia con il paziente.
Quando ho intrapreso questo percorso mi sono scontrata con molte difficoltà, ma in primis nel far capire all'interno della realtà ospedaliera (e al di fuori) quale sia il vero ruolo dell'infermiere, professionista sottovalutato da molti.
Nonostante il continuo sviluppo della professione infermieristica, la maggioranza dei cittadini non conosce le competenze che possiede l'infermiere , non ha chiara l'essenza del tipo di assistenza erogata e nel 2019 ci si scontra ancora con stereotipi spesso frutto anche delle distorsioni derivanti dai media .
Il risultato è l'immagine convenzionale dell'infermiere come colui atto a "fare un prelievo, somministrare farmaci, fare punture", il tutto accompagnato dalla solita frase:
Ci vuole una laurea per fare questo? Lo sa fare anche la mia vicina di casa!
Ecco, vi rispondo: ci vuole una laurea per fare questo, perché non avete idea della complessità del nostro organismo e per fare queste cose è necessario avere determinate conoscenze, oltre che uno scrupolo di coscienza.
Non a caso, nel decreto 739/1994 è individuato il ruolo dell'infermiere come figura responsabile delle cure palliative, riabilitative, relazionali ed educative e di natura tecnica. L'infermiere quindi non è adibito a fare solo le "punture", ma è garante dell'assistenza infermieristica in toto, con un peso di responsabilità molto alto, alla pari del medico. La mano professionista dell'infermiere è fondamentale per garantire la sopravvivenza del paziente.
Le cosiddette "macchine salva vita" sono a gestione completamente infermieristica e richiedono capacità decisionale e conoscenze di natura fisiologica e tecnica, perché l'attacco di un filo piuttosto che un altro, può compromettere la vita dell'assistito, così come anche la somministrazione sbagliata di un farmaco.
Garante dell'assistenza generale in toto, l'infermiere assiste il paziente durante la sua sofferenza, ritornando a casa spesso con una grande carica emotiva. Il medico prescrive le terapie, opera il paziente, ma è l'infermiere ad essere presente alle sue sofferenze, con l'ulteriore responsabilità di saper dire una parola di conforto nel momento giusto.
Non è facile assistere il paziente durante la sua sofferenza; quel dolore lacera e nonostante non ci siano mezzi di protezione individuali e non ci sia abbastanza riconoscimento del nostro lavoro sul piano sociale, ogni giorno indossiamo quella divisa mettendo da parte le nostre problematiche, perché una volta indossata sai bene che i tuoi pensieri possono esser questione di vita.
Ecco, l'infermiere dedica gran parte della sua vita agli altri e credetemi: non è per niente facile, ma amo fortemente il percorso che ho intrapreso e non c'è nulla di migliore nel ricevere a fine turno un grazie, un sorriso da un paziente.
Ilaria Sfregola , Studentessa infermiera