Nuove soglie diagnostiche
Le Linee Guida ESH/ESC 2024 rappresentano un punto di svolta: l’approccio al paziente iperteso si evolve in una visione integrata e globale.
Le Linee Guida ESH/ESC 2024 mantengono la definizione classica di ipertensione per valori ≥140/90 mmHg, ma introducono una nuova categoria clinica: la “pressione arteriosa elevata”, identificata da valori sistolici compresi tra 120 e 139 mmHg e/o diastolici tra 70 e 89 mmHg.
Questo aggiornamento riflette la crescente consapevolezza che il rischio cardiovascolare aumenta in modo continuo, senza soglie rigide tra normalità e patologia, e che anche valori solo lievemente superiori ai normali possono, nel tempo, contribuire allo sviluppo di danno d’organo mediato dall’ipertensione.
Nei soggetti con pressione arteriosa elevata, la valutazione non si esaurisce nei numeri del misuratore: è raccomandato un approccio basato sul rischio cardiovascolare globale, calcolato attraverso gli algoritmi SCORE2 e SCORE2-OP, che integrano età, sesso, abitudini di vita, profilo lipidico, presenza di comorbidità e altri modificatori del rischio.
Personalizzazione
Le Linee Guida ESH/ESC 2024 introducono un concetto chiave nella gestione dell’ipertensione: la personalizzazione delle strategie terapeutiche. Per la prima volta, il genere viene riconosciuto come dimensione trasversale del documento, superando l’approccio tradizionale “neutro” della medicina cardiovascolare.
Il genere, inteso non solo come dato biologico, ma come costruzione socioculturale, influisce in modo sostanziale sulla percezione del rischio, sull’aderenza terapeutica e sulla risposta ai trattamenti. Differenze ormonali, comportamentali e sociali possono infatti modificare l’espressione clinica dell’ipertensione e la sua evoluzione nel tempo, richiedendo un approccio realmente su misura.
Età avanzata e fragilità
Nei pazienti molto anziani (≥85 anni) o con fragilità severa, la terapia antipertensiva deve essere iniziata e monitorata con cautela, evitando riduzioni pressorie eccessive che potrebbero compromettere la perfusione cerebrale o aumentare il rischio di cadute. Il beneficio del trattamento rimane comunque documentato, purché l’intervento sia graduale, personalizzato e condivisocon il paziente e con il team multidisciplinare di riferimento.
Giovani adulti
Negli adulti tra i 18 e i 40 anni, le linee guida raccomandano uno screening della pressione arteriosa ogni tre anni, con frequenza annuale dopo i 40 anni, per identificare precocemente eventuali alterazioni pressorie. In questa fascia d’età, particolare attenzione deve essere rivolta alle forme secondarie di ipertensione e alla familiarità per malattie cardiovascolari precoci, spesso sottovalutate ma determinanti per la prevenzione a lungo termine.
Trattamento farmacologico
Il trattamento farmacologico rappresenta il passo successivo nella gestione dell’ipertensione quando gli interventi sullo stile di vita non sono sufficienti o il rischio cardiovascolare è elevato.
Le Linee Guida ESH/ESC 2024 raccomandano di avviare la terapia:
- Nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare (es. con diabete, nefropatia cronica o malattia aterosclerotica) già con valori di pressione arteriosa ≥130/80 mmHg;
- In tutti gli altri pazienti con pressione arteriosa ≥140/90 mmHg, indipendentemente dal profilo di rischio.
Per ottimizzare l’efficacia e migliorare l’aderenza terapeutica, è fortemente incoraggiato l’uso di combinazioni in singola compressa, ad esempio ACE-inibitore o ARB associato a calcio-antagonista o diuretico tiazidico. Questa strategia riduce la complessità della terapia, favorisce la costanza nell’assunzione e limita il fenomeno della “inerzia terapeutica”, una delle principali cause di scarso controllo pressorio.
È inoltre raccomandato che i farmaci vengano assunti nel momento della giornata più agevole per il paziente, con l’obiettivo di instaurare una routine stabile e sostenibile nel tempo.
Nei casi di ipertensione resistente, definita come la persistenza di valori elevati nonostante l’assunzione di almeno tre farmaci a dosi ottimali, di cui uno diuretico, le linee guida aprono alla possibilità di impiego di tecniche innovative, come la denervazione renale transcatetere, da eseguire esclusivamente in centri di riferimento specializzati e dopo accurata selezione dei pazienti.
Queste indicazioni sottolineano come l’obiettivo terapeutico non sia soltanto la riduzione dei valori pressori, ma il miglioramento complessivo della prognosi cardiovascolare, nel rispetto della sicurezza, della qualità di vita e della partecipazione attiva del paziente al proprio percorso di cura.
Educazione e monitoraggio
L’implementazione delle nuove raccomandazioni richiede un ruolo sempre più strategico dell’infermiere nella gestione del paziente iperteso. La figura infermieristica si pone infatti come ponte tra linee guida e pratica clinica, traducendo le indicazioni scientifiche in comportamenti quotidiani sostenibili.
Le attività prioritarie includono:
- Educazione sanitaria sull’automisurazione e sulla corretta interpretazione dei valori pressori;
- Monitoraggio dell’aderenza terapeutica e della corretta assunzione dei farmaci;
- Valutazione del rischio di ipotensione ortostatica nei soggetti anziani o fragili;
- Counseling motivazionale per il mantenimento delle abitudini salutari e la modifica dei fattori di rischio;
- Collaborazione multidisciplinare con medici, dietisti, farmacisti e fisioterapisti, per garantire una presa in carico realmente integrata.
La relazione infermiere-paziente, basata su ascolto, fiducia e continuità assistenziale, diventa così il fulcro della prevenzione secondaria e della riduzione delle complicanze cardiovascolari.
Le Linee Guida ESC/ESH 2024-2025 non si limitano ad aggiornare soglie e target pressori: ridefiniscono la filosofia stessa della cura. Non più la gestione di un valore numerico, ma la presa in carico globale della persona, con la sua età, le sue fragilità, le differenze di genere e il proprio contesto di vita.
Oggi l’ipertensione è riconosciuta come una patologia cronica da trattare in modo personalizzato, predittivo e partecipato, in cui tecnologia, educazione e competenze infermieristiche si fondono per costruire percorsi di salute realmente sostenibili e centrati sul paziente.