Allattamento dopo un tumore al seno: nuove evidenze e indicazioni cliniche

Scritto il 09/09/2025
da Chiara Sideri

Due studi internazionali offrono dati promettenti sulla sicurezza dell’allattamento dopo una diagnosi oncologica, aprendo la strada a un percorso più consapevole e personalizzato. Fondamentale il supporto del team multidisciplinare, con infermieri in prima linea nell’assistenza e nel counseling.

L’allattamento dopo un tumore al seno: tra dubbi clinici e nuove prospettive

Due studi internazionali offrono dati promettenti sulla sicurezza dell’allattamento dopo una diagnosi di tumore al seno.

Per molte donne con una precedente diagnosi di tumore al seno, la maternità rappresenta un obiettivo complesso, spesso ostacolato dal timore di recidiva e dalle incertezze legate all’allattamento.

Due studi presentati all’ESMO 2024 e pubblicati su Annals of Oncology offrono dati incoraggianti: l’allattamento risulta non solo possibile, ma anche sicuro per le donne che hanno interrotto temporaneamente la terapia endocrina (HR+) e per le portatrici di mutazione BRCA1/2.

Il trial POSITIVE ha mostrato che il 62% delle pazienti che hanno avuto una gravidanza ha allattato, in oltre la metà dei casi per più di 4 mesi, senza incremento del rischio di recidiva. Parallelamente, la coorte internazionale su oltre 400 donne BRCA ha evidenziato che allattare non comporta peggioramento degli esiti oncologici.

Questi risultati rappresentano un passo importante verso un approccio più inclusivo e personalizzato alla cura: le pazienti, supportate da oncologi, ginecologi e infermieri, possono ricevere informazioni basate su evidenze solide per decidere in autonomia sul proprio percorso riproduttivo e di allattamento.

Dati rassicuranti per donne portatrici di mutazione BRCA

Un ulteriore contributo arriva da uno studio internazionale multicentrico retrospettivo (NCT03673306), che ha analizzato il tema dell’allattamento nelle giovani donne portatrici di mutazione BRCA1/2, diagnosticate con tumore al seno in stadio I-III entro i 40 anni. La coorte ha incluso pazienti trattate tra il 2000 e il 2020, offrendo quindi una fotografia ampia e rappresentativa di questa popolazione ad alto rischio oncologico.

I risultati hanno evidenziato che l’allattamento è non solo fattibile ma anche sicuro per le donne BRCA, senza differenze significative in termini di recidiva o sopravvivenza rispetto alle pazienti che non hanno allattato. Questo aspetto è di particolare rilievo, poiché le portatrici di mutazione BRCA sono spesso sottoposte a trattamenti intensivi e a strategie preventive aggressive, che includono chirurgia profilattica e sorveglianza clinica stringente.

Il messaggio che emerge è rassicurante: anche in un sottogruppo definito ad alto rischio genetico e clinico, l’allattamento non compromette gli outcome oncologici. Si tratta di un dato che rafforza la necessità di un counseling personalizzato, in cui oncologi, ginecologi e infermieri possano accompagnare le donne nella scelta consapevole, integrando le esigenze di salute con il desiderio di maternità e di allattamento.