Salute e benessere restano uno snodo centrale per la sostenibilità sociale ed economica del Paese, come confermano gli ultimi dati Istat sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Sebbene alcuni indicatori chiave come la mortalità prematura per patologie croniche e la mortalità stradale mostrino segnali di miglioramento, persistono squilibri strutturali. La speranza di vita in buona salute arretra, restano fragilità legate a comportamenti a rischio e permangono differenze territoriali significative in dotazione di servizi e risorse umane. In un contesto demografico che invecchia e con carenze di personale sanitario già note, i dati più recenti confermano la necessità di politiche integrate di prevenzione, equità e rafforzamento delle reti territoriali.
I dati Istat tracciano un quadro a luci e ombre sulla Salute degli italiani
Rapporto SDGs 2025 Istat
L’ultima rilevazione Istat sul Goal 3 dell’Agenda 2030 restituisce un quadro a più velocità, tracciato attraverso 36 misure statistiche riferite a 20 indicatori UNIAEG-SDGs.
Il confronto tra il 2024 e l’anno precedente mostra segnali di miglioramento su alcuni fronti essenziali : diminuisce la probabilità di morte tra i 30 e i 69 anni per patologie croniche (tumori, diabete , malattie cardiovascolari e respiratorie) e cala anche la mortalità per incidente stradale.
Positivi anche gli indicatori sulla fecondità tra le adolescenti e sulla disponibilità di professionisti sanitari sul territorio .
Permangono però elementi di criticità strutturale: peggiorano la speranza di vita in buona salute, le coperture vaccinali antinfluenzali negli anziani, la disponibilità di posti letto negli ospedali e aumentano i fattori di rischio legati a comportamenti individuali, come il consumo di alcol, il fumo e l’eccesso di peso.
Considerando l’andamento anche su scala decennale, questi fattori confermano la necessità di politiche di prevenzione stabili e di interventi capaci di tenere conto dei mutamenti demografici ed epidemiologici.
Speranza di vita in aumento, in calo quella di buona salute Nel dettaglio, nel 2024 la speranza di vita alla nascita in Italia raggiunge 83,4 anni (81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne), con un lieve incremento di 0,4 anni rispetto al 2023.
Parallelamente, la speranza di vita in buona salute cala a 58,1 anni , segnando una perdita di un anno rispetto all’anno precedente: per gli uomini si attesta a 59,8 anni (-0,7) mentre per le donne scende a 56,6 anni (-1,3).
Restano marcate le differenze territoriali: gli anni di vita in buona salute sono mediamente inferiori nel Sud (55,3 anni) e nelle Isole (56,0), mentre salgono a 60,6 nel Nord-est e a 59,0 nel Nord-ovest.
Mortalità in calo, ma il Sud resta indietro Sul fronte della mortalità generale, nel 2024 si registrano 651 mila decessi , con una riduzione del 3,1% rispetto al 2023 e un tasso di mortalità di 11,0 per 1.000 residenti.
I dati 2022 confermano il calo della mortalità prematura per patologie croniche nella fascia 30-69 anni, pari all’8,2%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente e in trend decrescente da un decennio.
Persistono disuguaglianze: il divario maschile si riduce ma resta a 3,7 punti percentuali (era 5,1 dieci anni fa), mentre il gradiente territoriale conferma uno svantaggio del Mezzogiorno rispetto al Nord di 1,5 punti percentuali, sostanzialmente stabile negli ultimi dieci anni.
Fecondità nelle adolescenti in calo, Sicilia ai vertici Il quoziente specifico di fecondità tra i 15 e i 19 anni , nel 2023, si attesta a 13,6 nati per 1.000 ragazze, ma con differenze marcate: nel Nord-est scende a 8,6 mentre nelle Isole sale a 30,1 .
La Sicilia è la regione con il dato più alto (35,6), seguita da Campania (20,2) e Puglia (18,9). Valle d’Aosta (5,0), Provincia autonoma di Trento (7,0) e Marche (7,2) registrano i valori più bassi. Su base decennale, la fecondità tra le adolescenti si è ridotta di 16,1 nati per 1.000 ragazze, con un calo di 0,4 punti solo nell’ultimo anno.
Dotazione ospedaliera: trend di contrazione e gap Nord-Sud Prosegue la contrazione della dotazione di posti letto ospedalieri : nel 2022 si contano 30,3 posti letto ogni 10 mila abitanti, con una diminuzione di 1,8 punti dal 2014.
Il divario Nord-Sud si è leggermente ridotto grazie a riduzioni più marcate nelle aree settentrionali: nel Nord-est si passa da 35,7 a 32,3 posti letto (-3,4) e nel Nord-ovest da 35,1 a 32,5 (-2,6), mentre nel Sud il calo è stato più contenuto (da 28,0 a 27,1; -0,9) così come nelle Isole (da 28,9 a 28,2; -0,8).
Meno vittime di incidenti stradali, ma divari locali Infine, nel 2023 si contano 3.039 decessi per incidente stradale, circa 8 al giorno, con un tasso di mortalità pari a 4,9 decessi ogni 100 mila residenti, in calo di 0,7 punti percentuali rispetto a dieci anni fa e di 0,2 punti rispetto al 2022.
La distribuzione territoriale mostra tassi più bassi nel Nord-ovest (3,6 per 100 mila abitanti) e più alti nel Nord-est (5,8 per 100 mila), riflettendo anche l’effetto delle politiche di sicurezza stradale attuate a livello nazionale ed europeo.
Un Paese a due velocità: necessarie politiche mirate Il quadro tracciato dall’analisi Istat mette in evidenza un’Italia che avanza a due velocità : da un lato progressi concreti sul piano della riduzione della mortalità prematura e della sicurezza stradale, dall’altro segnali di stallo o regressione per la qualità della vita in salute, la copertura vaccinale e la disponibilità di posti letto.
Le disuguaglianze Nord-Sud restano un fattore strutturale, così come le differenze tra aree urbane e periferiche. Consolidare i miglioramenti richiede investimenti stabili in prevenzione, servizi di prossimità e politiche di educazione alla salute, capaci di ridurre i fattori di rischio e di garantire a tutte le comunità pari accesso a risorse e competenze professionali.