. Così su Jama il responsabile degli Africa Centres for Diseases Control and Prevention (Africa CDC) dichiarando il (lo scorso 13 agosto)
mobilitando risorse in tutta l'Africa. Gli esperti di sanità pubblica ritengono che i primi cento giorni siano cruciali per l'implementazione di meccanismi adeguati per la gestione e il contenimento delle malattie, ma è da settembre 2023 che si sta verificando un'ondata di casi di Mpox senza precedenti a livello multinazionale (Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Ruanda, Burundi, Uganda, Kenia). Responsabile è un clade genomicamente distinto (1b) del virus del vaiolo delle scimmie. Si tratta di una variante del più mortale e trasmissibile ceppo 1, che era rimasto sinora confinato nel bacino del Congo ma che ora si sta diffondendo rapidamente nei paesi limitrofi.
Qualcosa è cambiato rispetto all'ultima epidemia di Mpox del 2022 In diversi stati africani, da settembre 2023, si sta verificando un'ondata di casi di Mpox senza precedenti.
L'attuale epidemia di Mpox in Africa, malattia zoonotica endemica nella regione che si diffonde tramite contatto ravvicinato, spesso pelle a pelle, è stata classificata di interesse internazionale dall'Oms il 14 agosto dopo aver registrato infezioni e decessi in costante rapido aumento.
I primi casi importati sono nel frattempo stati notificati dalla Svezia, dalla Thailandia e dal Pakistan. Il Mpox era già stato dichiarato una PHEIC nel giugno 2022, all'inizio dell'epidemia globale provocata dal clade II del virus, meno trasmissibile e meno virulento della variante del clade I.
La speranza, come si legge in un recente editoriale pubblicato su The Lancet, è che una Pheic (Emergenza Internazionale di Salute Pubblica) inneschi una risposta scientifica e politica internazionale coordinata con azioni e finanziamenti per aiutare a fermare la diffusione della malattia in Africa e porre fine alle epidemie, arginando il rischio che diventi globale.
Una Pheic permetterebbe di mobilitare supporto per le infrastrutture sanitarie, la formazione degli operatori sanitari, la sorveglianza genomica ed epidemiologica, le sperimentazioni cliniche di contromisure mediche e il monitoraggio dei serbatoi animali. È necessario inoltre prevenire la stigmatizzazione delle popolazioni più suscettibili all'infezione, nonché combattere la disinformazione e la cattiva informazione.
Occorre suscitare una risposta globale anche per ottenere sostanziali e tempestivi investimenti così da permettere agli esperti di sanità pubblica e ai virologi di fare una migliore ricerca epidemiologica, per preparare capacità diagnostiche adeguate, per allestire sistemi di sorveglianza solidi, per eseguire le vaccinazioni e fornire antivirali.
Sebbene rimanga bassa la possibilità che le epidemie di Mpox possano portare a gravi malattie nel resto del mondo e nonostante sia stato rassicurato che questo virus non sia grave per portata come il Covid-19, l'Oms esprime preoccupazione per la situazione epidemiologica in Africa. Qualcosa adesso è infatti cambiato rispetto all'ultima epidemia del 2022 .
È cambiata innanzitutto la demografia delle persone colpite dal sottoclade Ib. A differenza del clade II che nel 2022 ha colpito quasi esclusivamente uomini che hanno rapporti con altri uomini, stavolta i casi di infezione riguardano bambini di età pari ed inferiore ai 15 anni e donne. Il 68% dei casi sospetti e l'85% dei decessi riguarda bambini. I casi tra gli adulti di età superiore ai 40 anni rimangono poco frequenti, probabilmente a causa dell'immunità residua delle campagne di vaccinazione contro il vaiolo degli anni '60-'70.
L'Oms ritiene inoltre che, mentre le epidemie di clade Ia sono probabilmente causate da una combinazione di interazione tra animali ed esseri umani, trasmissione domestica e contatto sessuale, quella da clade Ib in corso si stia diffondendo in gran parte tramite contatto eterosessuale. I ricercatori ritengono quindi che il virus si stia trasmettendo in più modi .
Gli esperti del CDC americano segnalano che c'è una percezione errata che si tratti di una sola trasmissione , poiché le precedenti epidemie mondiali si sono diffuse prevalentemente tramite contatto sessuale. Le dinamiche specifiche dell'attuale diffusione sarebbero pertanto abbastanza diverse, a seconda di dove si guarda .
Sebbene si sappia ancora poco del nuovo clade Ib, alcuni dati suggeriscono che la trasmissione da uomo a uomo sia continua e che il virus oggi si diffonda maggiormente tra le persone rispetto al passato. Sebbene nel genoma del clade Ib manchi un gene, come in quello del clade II, e tale deplezione sia associata ad una mortalità inferiore, gli specialisti in malattie infettive rimangono preoccupati per il rischio maggiore di mortalità tra le persone con un sistema immunitario più debole.
Indipendentemente dal clade mpox, stiamo assistendo a malattie davvero gravi, potenzialmente letali, in persone con grave immunodeficienza , fanno sapere gli operatori sanitari dell'Oms già sul campo in Africa per aiutare i colleghi locali.
Preoccupa il tasso di mortalità del clade I, stimato tra l'% a oltre il 10%, molto più elevato del clade II che si aggira al massimo attorno al 4%. Diversi studi suggeriscono che la mortalità in Africa risulti peggiorata dalla mancanza di accesso alle cure mediche e che i tassi siano invece inferiori, attorno al 3,6%, tra le persone con clade I che hanno ricevuto in ospedale cure di base, tra cui antidolorifici, gestione delle ferite e supporto nutrizionale.
La questione vaccini I vaccini restano un pilastro per frenare la trasmissione sia in Africa che nel resto del mondo, unitamente alla sorveglianza, al tracciamento dei contatti e all'isolamento delle persone affette dal virus che restano i principi fondamentali dell'epidemiologia. La vaccinazione (esistono due tipi di vaccini) prevede un ciclo completo di due dosi e fornisce una protezione robusta contro entrambe le tipologie di clade.
Tuttavia, sebbene i focolai stiano interessando soprattutto bambini, non esistono attualmente raccomandazioni per vaccinare pazienti pediatrici senza esposizioni rilevanti al virus . Inoltre, non ci sono suggerimenti che le persone che hanno ricevuto un ciclo completo di vaccino debbano ricevere dosi di richiamo.
La situazione è allarmante rispetto alla tendenza storica delle piccole epidemie sinora verificatesi. Se ne prevede un peggioramento perché, secondo un allarme lanciato dall'Africa CDC, non ci sono al momento vaccini e si teme che l'adesione da parte della popolazione, qualora saranno disponibili, resti comunque molto bassa.
Se i casi dovessero diffondersi in maniera importante anche altrove, i Paesi con accesso alla diagnostica, assistenza di supporto di alta qualità e vaccini dovrebbero saper rispondere bene all'eventuale emergenza sanitaria. Nel frattempo, occorre incoraggiare i medici a tenere sotto controllo l'Mpox e a mantenere un alto grado di sospetto per il virus in caso di persone con esposizione epidemiologica rilevante così da individuarle precocemente.
Gli autori dell'articolo su Lancet denunciano che la negligenza della comunità internazionale nei confronti di Mpox dalla fine dell'ultima Pheic sta assumendo sempre più l'aspetto di arroganza .
Sono infatti disponibili pochi test diagnostici e l'antivirale d'elezione usato per trattare Mpox (tecovirimat ) è risultato purtroppo inefficace contro il clade 1b in una sperimentazione clinica. Inoltre, la fornitura di vaccini per Mpox è alquanto limitata. Europa e Stati Uniti hanno promesso di donare dosi, ma sembra già che i paesi ad alto reddito abbiano ottenuto il monopolio sugli approvvigionamenti a scapito di quelli più poveri.
Come è successo con il Covid-19 , stiamo affrontando l'emergenza sanitaria con un'altra iniqua corsa ai vaccini. E la salute ne risentirà perché il mondo non riuscirà a concordare un accordo equo e vincolante sulla eventuale pandemia , avvertono ribadendo che l'equità nella risposta implica politiche e supporto finanziario per garantire alle comunità colpite e ai gruppi vulnerabili l'accesso alla vaccinazione e alle cure.
La comunità sanitaria mondiale dovrebbe invece collaborare con i paesi e i vari partner, tra cui Gavi (Vaccine Alliance), per proteggere le popolazioni e prevenire un'ulteriore diffusione del virus Mpox dal suo epicentro in Congo, senza aspettare che l'epidemia interessi i paesi ad alto reddito prima di agire con pragmatismo.