Un elevato turnover di infermieri e medici potrebbe essere associato ad un aumento di decessi dei pazienti negli ospedali. Sebbene non sia possibile trarre conclusioni definitive sulla causalità, tale associazione risulta statisticamente più significativa tra i pazienti sottoposti a cure d'urgenza, probabilmente a causa del rischio più elevato di decesso nei pazienti che necessitano di ricovero urgente. È quanto suggerisce il risultato di uno studio osservazionale condotto nel 2019 sul NHS, il Servizio Sanitario Nazionale inglese, che ha analizzato come l'avvicendamento o la sostituzione, mediante nuove assunzioni del personale che ha cessato il proprio rapporto di lavoro - per abbandoni, pensionamenti, fughe nel privato e all'estero in cerca di condizioni lavorative ed economiche migliori - impatti potenzialmente sull'aumento dei decessi.

Turnover del personale ospedaliero Nhs legato a più decessi. Lo studio

Tassi di turnover più bassi tra il personale del sistema sanitario nazionale potrebbero comportare maggiori rendimenti nell'assistenza.

I ricercatori, che hanno reclutato 236mila infermieri e 41.800 medici senior concentrandosi sui tassi di turnover mensile, hanno cercato di verificare se esistesse un'associazione con i decessi e i ricoveri non programmati di pazienti tenendo conto della loro età, del genere e delle condizioni di salute preesistenti.

Hanno raccolto dati sul rischio di morte per qualsiasi causa avvenuta entro trenta giorni dal ricovero e sul rischio di ricovero non programmato entro trenta giorni dalla dimissione dopo un trattamento ospedaliero elettivo.

Dallo studio internazionale (Università del Surrey, Istituto di economia del lavoro Iza di Bonn, Università di Aberdeen, Cambridge University Hospitals Foundation Trust) è emerso che un aumento nel tasso di turnover mensile degli infermieri e dei medici era associato ad un aumento del numero di decessi.

È risultato che l'equivalente di circa 20 infermieri che lasciavano l'azienda ospedaliera era associato a 35 decessi in più ogni 100mila ricoveri in un determinato mese, che corrispondevano a 239 decessi mensili in più complessivamente nelle 148 strutture campione.

Se a lasciare l'ospedale erano 7 medici, si associava un aumento di 14 decessi ogni 100mila ricoveri, equivalenti a 96 decessi mensili in più negli ospedali presi in considerazione. Lo studio ha evidenziato inoltre che l'aumento dei decessi tra i pazienti nei reparti di chirurgia e medicina generale era collegato ad un turnover più elevato del personale infermieristico mentre l'aumento di decessi di pazienti affetti da malattie infettive e disturbi di salute mentale era associato ad un turnover elevato tra i medici.

Il turnover sarebbe responsabile, pertanto, non solo di un aumento dei costi organizzativi, come evidenziato da precedenti ricerche, ma avrebbe un importante effetto anche sui risultati di salute ottenuti sui pazienti durante i loro ricoveri in ospedale.

I ricercatori, che hanno condotto l'indagine su 8,1 milioni di pazienti ricoverati in 148 strutture ospedaliere per acuti nell'arco di dieci anni (2010-2019), ritengono che la riduzione del turnover del personale clinico possa quindi migliorare significativamente l'assistenza ospedaliera.

È necessario, quindi, che le aziende ospedaliere aumentino gli sforzi per fidelizzare i propri operatori sanitari perché soltanto così è possibile migliorare la continuità e la qualità delle cure erogate. Secondo gli autori dello studio, un approccio pragmatico per ridurre i tassi di turnover del personale ospedaliero potrebbe essere quello di concentrarsi sull'aumento delle retribuzioni e sull'offerta di condizioni di lavoro più favorevoli.

Ritengono, infatti, che tassi di turnover più bassi tra il personale del sistema sanitario nazionale potrebbero comportare maggiori rendimenti nell'assistenza ai pazienti da parte degli infermieri e ad aumentarne la fidelizzazione, così come quella dei medici.