Quando e come sono nati i guanti chirurgici
I primi rudimentali guanti chirurgici furono realizzati nel 1758 utilizzando l’intestino cieco di una pecora. Fu un medico tedesco, Johann Walbaum, ad utilizzarli per le visite ginecologiche alle partorienti. A partire dagli anni ‘40 dell’Ottocento anche gli anatomo-patologi indossarono goffi guanti di gomma per le autopsie. Questi ultimi ricordavano la forma dei guanti da forno (e questo non contribuiva certo alla qualità degli interventi).
Nel 1844 Charles Goodyear scopre il processo di vulcanizzazione per la lavorazione della gomma che la rende elastica, resistente alle abrasioni e alle forze di trazione. È alla Goodyear Rubber Company che, nell’inverno tra il 1889 e il 1890, si rivolge William Halsted, uno dei chirurghi più brillanti degli Stati Uniti per le mani di Caroline Hampton, la capo infermiera della sua sala operatoria.
Chi è Caroline Hampton
Caroline Hampton si diploma nel 1888 presso il New York Hospital. Nel 1889 si trasferisce a Baltimora per diventare la capo infermiera della sala operatoria del Johns Hopkins Hospital.
Fin da bambina Caroline doveva indossare i guanti durante il giardinaggio per proteggere le sue mani sensibili. Diventando capo infermiera la sua dermatite ricomparve, aggravandosi. Quando Caroline incontro William Halsted, questi applicava da ormai 10 anni rigorose misure igieniche nella sua sala operatoria. Il processo del lavaggio delle mani e degli avambracci era una procedura molto impegnativa che metteva a dura prova la cute degli operatori. Dopo il lavaggio con sapone, le mani e gli avambracci venivano posti in una soluzione di permanganato di potassio seguita da una soluzione calda di acido ossalico, quindi lavati nuovamente con un composto di cloruro di mercurio.
Questo tipo di lavaggio chirurgico non poteva che non avere conseguenze sulle mani e gli avambracci di Caroline; la sua dermatite divenne così grave che nel 1889 annunciò ad Halsted la volontà di lasciare quel lavoro che “tanto” amava. Il brillante chirurgo che considerava la capo infermiera una donna insolitamente efficiente
si interessò al suo problema cercando per lei una soluzione.
La prima soluzione che Halsted le suggerì fu quella di ricoprire la cute delle mani e degli avambracci con una sostanza chiamata collodio, uno sciroppo denso simile alla gelatina fatto di nitrocellulosa che si induriva attorno alle dita e alla cute. Sfortunatamente, il collodio si incrinava ogni volta che fletteva le dita, cosa che ovviamente non poteva rappresentare una soluzione. Halsted si ricordò che Caroline doveva indossare guanti per occuparsi di giardinaggio. Se le avesse reso disponibili guanti adatti avrebbe potuto proteggere le sue mani anche in ospedale.
Dopo aver fatto un calco di gesso delle mani della capo infermiera si rivolse alla Goodyear Rubber Company perché realizzasse due paia di guanti di gomma sottili e personalizzati. È così che sono nati i primi guanti in gomma per il mondo dei sanitari.
I guanti di Caroline erano relativamente lisci e sottili, le coprivano le mani e gli avambracci. Non erano monouso, ovviamente. Dovevano essere indossati con mani insaponate e fatti bollire tra un'operazione e l'altra. Ma funzionarono egregiamente: le mani di Caroline erano finalmente al sicuro dagli acidi e dai bagni di mercurio, così guarirono rapidamente.
I guanti di Caroline ispirarono anche altre infermiere e assistenti chirurghi; ne furono ordinati di nuovi. Secondo alcuni assistenti i guanti miglioravano il loro lavoro, fornivano una presa migliore per tenere gli strumenti rispetto alle dita bagnate e scivolose, ma li proteggevano anche dall’acido fenico che utilizzavano per disinfettare gli strumenti chirurgici. Il loro uso di routine era però ancora controverso: si temeva che l'uso dei guanti avrebbe ridotto la sensibilità tattile delle dita portando a risultati chirurgici inferiori.
Caroline Hampton e William Halsted si sposarono il 4 giugno 1890 presso la Trinity Episcopal Church in Columbia nel Sud Carolina.
Joseph Bloodgood, altro pioniere dimenticato dei guanti chirurgici
A partire dal 1893 Bloodgood iniziò a indossare i guanti durante le operazioni di ernia e notò un drastico calo delle infezioni post-chirurgiche tra i suoi pazienti. I risultati furono così netti che lo stupirono.
Nonostante tutti gli acidi che distruggono la pelle e il lavaggio con cloruro di mercurio, sulle mani e sugli avambracci residuavano ancora dei microrganismi. Nella pubblicazione del 1899 Bloodgood riportò i risultati del suo studio: delle 220 operazioni di ernia eseguite senza guanti, 38 pazienti (il 17%) svilupparono una infezione a differenza delle 226 operazioni sempre di ernia eseguite con i guanti, dove solo 4 pazienti (il 2%) ebbe un’infezione nel post-chirurgico. Essendo in era pre-antibiotica questo fu un risultato importante.
Ovviamente dopo questa pubblicazione ci fu, da parte dei colleghi chirurghi, una innata tendenza a resistere al cambiamento. In quel momento il tatto, più di ogni altro senso fisico, guidava i chirurghi negli interventi. Dovevano riconoscere i diversi organi e tessuti all'interno delle cavità buie e le diverse trame dei tessuti malati e sani per sapere quali parti tagliare. I guanti di gomma – temevano - avrebbero ridotto la sensibilità tattile delle dita e per molti chirurghi il danno sarebbe stato maggiore al rischio infettivo.
Tutti noi sappiamo che queste argomentazioni erano sbagliate e sicuramente l’introduzione di guanti in lattice ha ulteriormente minimizzato la riduzione della sensibilità tattile. Halsted in seguito si meravigliò di non aver intuito i vantaggi igienici dell’utilizzo dei guanti, ma una volta compresane l’importanza fu uno dei principali artefici del loro utilizzo al Johns Hopkins Hospital. Questo è probabilmente il motivo per cui oggi si attribuisce a lui il merito di aver introdotto i guanti chirurgici. Bisognerà tuttavia aspettare il 1964 per la commercializzazione dei primi guanti monouso.