Il lavoro usurante in sanità è un tema particolarmente sentito
Dopo una prima riflessione sulla notizia, il pensiero è stato quello di soprassedere; in fondo si sta parlando di un Ordine del Giorno. Ce ne corre prima - e se mai succederà - di arrivare a un qualcosa di giuridicamente solido che valga la pena, anzi, che diventa importante e necessario analizzare e commentare
Ma poi è subentrata un’ulteriore riflessione, ossia se chi si è prodotto in questa uscita abbia la consapevolezza di cosa ne può derivare fra i professionisti sanitari in termini di dissenso, rabbia, sfiducia e aumento della voglia di levarsi da un ambito lavorativo in cui vale la logica della parcellizzazione di temi importanti mentre quella di sistema non trova casa.
E allora, fermo restando che non vi è assolutamente nulla di negativo, anzi, nella proposta di inserire tra i lavori usuranti quello dell’Oss, ci si chiede perché non si sia affrontata la questione anche per il lavoro di pari se non addirittura di superiore gravosità fisica e psicologica, effettuato da componenti di altre famiglie professionali.
Che sia perché si sa solo dell’impegno lavorativo dell’Oss e non di quello di altri? Perché sarebbe troppo complicato chiedere e sostenere un riconoscimento per tanti e non solo per alcuni? Perché allargare lo sguardo diventerebbe troppo oneroso e quindi insostenibile per le casse dello stato e dell’Inps? Perché si cerca un facile consenso senza curarsi dei disequilibri di sistema e delle inevitabili tensioni interprofessionali che ne derivano?
Certo è che lanciare sassi in aria non preoccupandosi di dove vanno a cadere non è un buon esercizio di responsabilità verso la funzione esercitata, verso coloro a cui si vuole dare riscontro e verso i fruitori dei servizi di assistenza. I processi assistenziali e le relazioni tra gli attori che ne costruiscono i contenuti vanno approcciati e manipolati con cura e attenzione anche in relazione all’affanno a cui l’intero sistema assistenziale è sottoposto.
Il lavoro usurante in sanità è un tema particolarmente sentito e che tocca sensibilità diffuse. Il suo approccio richiede studio e approfondimento e un serio lavoro di ricerca, confronto e comparazione per la definizione di criteri equi ed oggettivi e di metodologie di rilevazione puntuali, rigorose ed equilibrate. Il tutto piuttosto lontano, mi pare, dal tirare i sassi in aria.