Coordinamento e gestione dell'approvvigionamento di farmaci e device
Se qualcuno domani mattina volesse conoscere le riserve auree a disposizione dell’Italia, dopo 30 secondi non solo saprebbe la quantità esatta di queste riserve, ovvero 2452 tonnellate, ma anche la loro localizzazione: 1100 in Italia, 1061 negli USA, 149 in Svizzera e 141 in Regno Unito; basta un click ed una rapida ricerca sul sito della Banca d’Italia1.
Se poi qualcun altro avesse la curiosità di conoscere anche la quantità di riserve petrolifere e di gas naturale del nostro Paese, ciò sarebbe sicuramente più difficile da stimare, in quanto le riserve di idrocarburi si dividono tra “certe” , “probabili” e “possibili”; tuttavia, dopo una rapida ricerca sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, chiunque si potrebbe imbattere nei report dettagliati della produzione nazionale, delle importazioni e delle esportazioni di gas2 e delle giacenze di olio greggio3 in Italia, degli ultimi vent’anni.
E se invece qualcuno, sicuramente più curioso ma anche più impavido, volesse conoscere la quantità di riserve di farmaci e di dispositivi medici a disposizione delle Aziende Sanitarie del nostro Paese? Sarebbe un obiettivo a dir poco impossibile, quasi da sfiorare l’utopia. Ebbene, in base ai Report Gimbe4,5, lo Stato italiano ha finanziato il Servizio Sanitario con 2264,7 miliardi di euro, negli ultimi 22 anni.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’oro è un materiale nobile, dal fascino eterno e indistruttibile, da sempre è associato al potere e alla bellezza. Gli idrocarburi sono fonti primarie di energia combustibile, sono necessari alla mobilità, ai trasporti, al sistema industriale.
I farmaci e i dispositivi medici sono beni deperibili, hanno una scadenza, tendono a deteriorarsi, alterarsi o avariarsi, per cui forse sono beni meno importanti. Ma forse, al contrario e proprio in virtù di ciò, le riserve di farmaci e di dispositivi andrebbero controllate e monitorate molto di più.
Lo Stato italiano non ha mai pensato ad un censimento dei suoi beni farmaceutici e sanitari. Lo Stato italiano non ha mai pensato che censire le riserve di farmaci e dispositivi medici potesse essere una strategia per ridurre gli sprechi, pianificare e controllare meglio la spesa sanitaria, gestire meglio il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale.
Il “nodo" payback
L’unica cosa a cui si è pensato è stato, nel caso dei dispositivi medici, è stato il meccanismo del “payback”: è previsto che oltre un tetto di spesa, il 4,4% del Fondo Sanitario Nazionale, siano le aziende produttrici a restituire un importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole regioni6.
Il decreto del 6 luglio 2022 del Ministero della Salute ha certificato il superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici a livello nazionale e regionale per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018: per l’industria del settore, si tratta di un esborso che viene stimato in oltre 2 miliardi di Euro.
Ma un’Azienda fornitrice di dispositivi medici può avere responsabilità in merito a eventuali sforamenti sulla spesa sanitaria regionale?
Un’Azienda fornitrice di dispositivi medici si aggiudica una gara d’appalto, con base d’asta e quantitativi di device predeterminati dalle stazioni appaltanti delle Aziende Ospedaliere.
Ma le Aziende Ospedaliere, per come sono strutturate ed organizzate, erogano servizi sanitari in grado di rispondere a bisogni di salute che saprebbero qualificare, ma non quantificare. Questo perché?
Perché, molto semplicemente, AO e ASL Italiane non sono “Tailored Organizated” e con il meccanismo del payback quelle che dovrebbero essere responsabilità pubbliche alla fine potrebbero ricadere su soggetti privati.
Ricapitolando: una pizzeria ordina una tonnellata di farina ad un’azienda produttrice di farina. Questa pizzeria conosce bene il proprio menù, ovvero il tipo di pizze in grado di realizzare per soddisfare i bisogni dei propri clienti, dalla margherita alla capricciosa, dalla panna e prosciutto all’ortolana… ma ha un unico problema: sa quali pizze e di quali ingredienti rifornirsi, ma non sa quante pizze dovrà fare e/o sarà in grado di vendere.
Alla fine dell’anno per soddisfare le richieste dei suoi avventori, la pizzeria consumerà a malapena 3 quintali di farina, con gli altri 7 quintali che resteranno a marcire in deposito. Fino a qui nulla di straordinario o paradossale, se non fosse per il colpo di scena: lo Stato prende atto che un po’ tutte le pizzerie hanno speso troppo per le loro riserve di farina, per cui fissa un tetto X di spesa e poi obbliga le aziende produttrici di farina a restituire un importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole pizzerie.
Se si provasse a traslare questa "brutta faccenda Italiana" in qualunque rapporto di forza tra aziende produttrici ed aziende venditrici, tra imprese e commercianti, tra grossisti e venditori al dettaglio, oltre a provare un profondo turbamento avremmo anche una pioggia di istanze di fallimento per insolvenza.
Per ora la situazione è in continuo divenire e sembra che il Governo abbia concesso una proroga per i pagamenti alle Aziende produttrici al 30 aprile 20237, ma la questione non è affatto chiusa. E soprattutto i tanti dubbi sul futuro della sostenibilità dell’Servizio Sanitario Nazionale, come baluardo di uguaglianza ed universalità, restano senza risposta.
Siamo sicuri che non ci siano alternative?
Questo secondo articolo sulla Tailored Healhtcare Organization è da intendere non solo come la seconda parte e il continuo di un discorso già avviato in precedenza, ma anche come una versione più “tecnologica” rispetto alla prima: approfondiremo alcune strategie digitali, già molto note in altri Paesi o in altri settori, da implementare sempre per perseguire l’ambizioso obiettivo del disegno su misura delle nostre organizzazioni sanitarie, sia in base ai bisogni di salute dei nostri pazienti che delle risorse a disposizione.
Nella prima parte abbiamo visto come, attraverso un percorso più concettuale, sia possibile con il Patient Profiling ed il Lean Management efficientare le nostre organizzazioni sanitarie. In questa seconda parte vedremo come, attraverso tecnologie all’avanguardia, potremmo gestire e coordinare meglio l’approvvigionamento di farmaci e device, razionalizzando le scorte e quindi riducendo gli sprechi, investendo e finanziando strategie operative tese al miglioramento continuo dei nostri servizi sanitari.
Il patrimonio di farmaci e dispositivi medici inutilizzati non appartiene solo alle Aziende Ospedaliere, quantomeno alle Istituzioni Locali e Regionali: è una ricchezza che appartiene a tutto il Paese, è una risorsa fondamentale e strategica per la cura, l’assistenza e il benessere fisico, psichico e sociale di tutti i cittadini italiani.
Censire adeguatamente questi beni, equivale a stimarli in quantità e in qualità, programmare la loro spesa, ridurre sprechi, furti e frodi: è un bisogno etico, una scelta di buon senso, che non può essere più rinviata.
- Articolo a cura di Alessandro Serrano | Infermiere Istituto Nazionale Tumori IRCCS Pascale